Capitolo 1

3113 Parole
Capitolo Uno Stringo la presa sul coltello. “Sta’ fermo.” La mia vittima (cioè il mio amico Waldo, lo spettatore) sembra a disagio. “Sei sicura di quello che fai?” Occorre tutta la mia abilità di recitazione, per far apparire la giusta quantità di dubbio sul mio volto. “Basta che non tiri via la mano.” Sta tenendo il palmo contro il mio, come se fossimo rimasti incollati mentre ci stavamo dando un cinque bizzarro. La mia mano è guantata, ovviamente. Mi guardo intorno. Siamo soli, nell’area all’aperto della caffetteria, e i pedoni che passano per strada non ci prestano attenzione. Peccato! Adoro gli spettatori. Come speravo, Waldo scambia il mio sguardo inebetito per nervosismo e la sua mano trema. Sono una pessima amica, se questo mi diverte così tanto? Domanda stupida. È come chiedere se sono una pessima sorella per aver immerso la mano della mia gemella nell’acqua calda, quella notte, quando le è capitato di bagnare il letto “per qualche motivo.” Sono solo un’amica divertente! E una sorella divertente. Mi guardo il dorso della mano guantata, per innervosire ulteriormente la mia vittima. “Sto per farlo... ora.” Abbinando le azioni alle parole, sollevo il coltello in un ampio arco drammatico, imitando la scena della doccia di Psycho. Waldo tira via la mano di scatto, prima che la lama raggiunga il bersaglio. Fiù! Non avrebbe funzionato, se lui non si fosse tirato indietro. Procedo con il movimento di pugnalata e strillo di finto dolore, prima di passare alla mossa furtiva per completare l’illusione. La scena risultante parla da sé: il coltello è affondato fino all’elsa nel dorso della mia mano guantata, con la lama che spunta dall’altro lato. Waldo rimane a bocca aperta e il suo viso magro diventa pallido quasi quanto il mio (come parte del mio personaggio, non espongo la mia pelle al sole da anni). Prendo la sua reazione come un complimento. Crede sicuramente che mi sia davvero infilzata la mano. La realtà è diversa, ovviamente. La lama che spuntava dal coltello è ora nascosta nell’elsa cava, mentre quella che sporge dal mio palmo è tenuta in posizione da un potente magnete all’interno del mio guanto. “Aspetta un attimo” esclama Waldo, mentre il suo respiro si stabilizza. “Non c’è sangue.” Prima che lui possa usare dell’altra logica fastidiosa, ‘strappo via’ il coltello con aria di trionfo e affermo di aver guarito la mia mano con una parola magica. “Era ovviamente un’illusione” dichiara, sbirciando il coltello. Lo nascondo in tasca. “Ne sei sicuro?” Lui mi afferra il polso per ispezionare il guanto: è intatto. Inoltre, quando ho nascosto il coltello, ho lasciato cadere il magnete nella tasca; quindi, come diciamo nella mia professione, sono pulita. “Fammi vedere il coltello” esige. Tiro fuori un coltello normale, nascosto nella mia tasca accanto a quello truccato. Waldo lo esamina, sembrando sempre più confuso. Infine, pronuncia le otto parole preferite di ogni prestigiatore. “Non ho idea di come tu abbia fatto.” Sogghigno. “Allora, potresti essere ancora più sorpreso da questo.” Tiro fuori dalla tasca un orologio a righe rosse. “Credo che questo sia tuo.” Ansimando, mi strappa di mano l’oggetto, che gli appartiene. “Come ci sei riuscita?” “Estremamente bene” replico con aria imperturbabile. “Holly?” chiede una voce maschile sconosciuta, proveniente dalla strada. Guardo il nuovo arrivato e, improvvisamente, è il mio turno di rimanere a bocca aperta. Non mi ero resa conto che questo livello di perfezione maschile esistesse al di fuori di Hollywood. Lineamenti cesellati. Naso romano. Occhi nocciola vagamente felini, che puntano il mio viso in modo predatorio, facendomi sentire come una gazzella in procinto di essere divorata. Ingoio la sovrabbondanza di saliva nella mia bocca con un sonoro ‘gulp’. Lo sconosciuto ha le spalle larghe, il torso muscoloso ricoperto da una maglietta bianca aderente e, nonostante i jeans strappati che gli calzano bassi sui fianchi stretti, c’è qualcosa di regale in lui... un’impressione avvalorata dallo strano disegno sulla fibbia della sua cintura. Assomiglia a uno stemma che un cavaliere medievale potrebbe apporre sul proprio scudo. Mi hanno detto che paragono troppo le persone alle celebrità, ma è difficile farlo con questo ragazzo. Forse, se l’amore tra Jake Gyllenhaal e Heath Ledger in Brokeback Mountain avesse dato un frutto? No, lui è addirittura più bello di così. Rendendomi conto che sto fissando il suo viso troppo intensamente, perché sia considerato educato, abbasso lo sguardo e noto che sta impugnando due cinghie di cuoio. Guinzagli, presumibilmente. Aspettandomi quasi di vedere delle schiave sessuali consenzienti all’altra estremità di quei guinzagli, vi trovo invece due strani cani. Almeno, credo che quelle creature siano cani. Uno sfoggia macchie bianche e nere, che lo fanno sembrare un panda. In realtà, date le dimensioni gigantesche della creatura, non posso escludere la possibilità che si tratti davvero di un orso. Inoltre, come se l’aspetto di una specie orsina in via di estinzione non fosse già abbastanza strano, la bestia indossa degli occhialini. Che sia per problemi di vista, oppure il panda sta andando a fare snowboard? La seconda creatura è senza occhiali e mi ricorda un koala, solo molto più grande e con una lingua canina a penzoloni. Mi sforzo di riportare lo sguardo sul loro padrone assurdamente bello. “Ciao” è tutto ciò che riesco a dire. I miei ormoni iperattivi sembrano avermi privata della facoltà di parola. Lo sconosciuto stringe gli occhi nocciola. “Tu sei Holly, vero?” Questa è la tua occasione, afferma la prestigiatrice che è in me. Inganna lo sconosciuto sexy! Prendilo per i fondelli! Scacciando la lussuria con un eroico sforzo di volontà, mi sfrego (mentalmente) le mani, come un’autentica cattivona. Prima di adottare il mio attuale personaggio dalla pelle pallida e dai capelli corvini, venivo regolarmente scambiata per la mia gemella identica, persino dalle persone più vicine a noi. I nostri volti di forma ovale sono esattamente uguali, con tanto di zigomi alti e naso importante. Sono letteralmente nata per questo specifico inganno. Aggiungendo un leggerissimo tocco snob alla mia voce, chiedo: “Chi altro potrei essere?” Ci siamo. Se sa che Holly ha una gemella di nome Gia (cioè, me), esprimerà quel dubbio adesso e io mi arrenderò. Forse. Scommetto che riuscirei a raggirarlo, persino se sapesse della mia esistenza. Lui mi fissa intensamente. “Hai cambiato colore di capelli.” “Cosplay della Famiglia Addams” dico con la mia migliore voce da Morticia Addams. Non è la mia bugia più convincente, ma sembra che il ragazzo se la beva comunque. Poi, mi accorgo di un problema: Waldo, che sbatte le palpebre con aria confusa, sta per parlare. Gli do un calcio alla gamba sotto il tavolo e chiedo allegramente allo sconosciuto: “Conosci Waldo?” Spero che il figo gli tenda la mano e si presenti, permettendomi così di scoprire il suo nome. La mia manovra malvagia viene sventata dal panda, che tira con i denti la gamba dei pantaloni del figo. Vedendolo, il koala fa altrettanto dall’altra parte, solo che i suoi movimenti sono goffi, da cucciolo, e gli lascia un buco nei pantaloni. Se è così che i cani ottengono la sua attenzione, non c’è da stupirsi che indossi dei jeans tanto strappati. Inoltre, bleah! Spero che lavi via quella saliva di cane dai pantaloni il prima possibile. “Un attimo, ragazzi” dice lo sconosciuto ai propri amici pelosi, con un tono caloroso e paterno, che mi agita qualcosa nel petto. “Non vedete che sto parlando con Holly?” Bingo! Crede che io sia Holly. Alzando lo sguardo dai cani, lo sconosciuto lancia un’occhiata a Waldo. Anche lui pensa che il mio amico assomigli a Willem Dafoe, però quando interpretava il mentore di Aquaman e non il Green Goblin di Spider-Man? Prima che possa chiederglielo, lo sconosciuto riporta lo sguardo su di me. “Quello non è il tuo ragazzo.” Sbatto le palpebre. Conosce il ragazzo di Holly? Dov’è che mia sorella trova tutti questi bei fusti? Questo qui è ancora più figo del suo Alex. “Infatti” confermo, impersonando di nuovo lei. “Lui è solo un amico.” Il sorrisino malizioso dello sconosciuto è come un guizzo sul mio clitoride. “Non credo che uomini e donne possano essere solo amici.” Possono, eccome. Io e le mie sorelle siamo amiche di un certo ragazzo da sempre, ma lui non ci ha mai provato con nessuna di noi. Certo, è gay, ma comunque... Waldo si alza in piedi, ferito nella dignità. “Senti, amico, sono allergico ai cani, perciò, se non ti dispiace...” “Amico?” Gli occhi felini dello sconosciuto sono beffardi, mentre catturano i miei. “Vedi? Non gli piace che io mi stia intromettendo nel suo territorio.” Il calore che mi attraversa non è più lussuria. Che faccia tosta, questo tipo! “Io non sono il territorio di nessuno.” E certamente non di Waldo. Anche lui non ci ha mai provato con me, in tutti i diciotto mesi che ci conosciamo. Waldo diventa rosso in faccia e stringe la presa sul coltello (che non mi aveva restituito). Sul serio? Il testosterone può rendere qualcuno così stupido? “Ha ragione lei, amico” afferma Waldo, con la sua voce più minacciosa (che, per essere onesti, suona un po’ come se stesse facendo un’imitazione di Cookie Monster). “Faresti meglio a smammare.” Lo sconosciuto incurva il labbro superiore, guardandolo. Se è consapevole di quel coltello, non lo dà a vedere. Un’altra vittima dell’avvelenamento da testosterone, senza dubbio. “Smammare?” Guarda di nuovo me. “Dove hai trovato questo Waldo?” Ok, basta così. Sono l’unica autorizzata a fare battute su “Dov’è Waldo?” a spese del mio amico. Lo sconosciuto sexy ha appena superato il limite. Spingo indietro la sedia e mi alzo in tutta la mia statura di un metro e sessanta. “Che te ne pare di ‘levati dalle palle’? È una scelta di parole migliore per te?” A questo punto, il panda ringhia contro Waldo: un verso minaccioso, che non ci si aspetterebbe da un cane così carino, per quanto enorme. Mi ricorda una notizia di cronaca a proposito un uomo che aveva cercato di abbracciare un panda allo zoo, per poi finire in ospedale, dopo che l’orso spaventato lo aveva attaccato. Impallidendo, Waldo posa il coltello sul tavolo. È chiaro che ci siano almeno dieci neuroni, dentro quel suo cranio spesso. Lo sconosciuto accarezza la testa della bestia con gli occhiali e mormora qualcosa di rilassante in una lingua che sembra dell’est europeo. Uhm. Non aveva alcun accento, quando mi parlava, ma l’inglese dev’essere la sua seconda lingua. Altrimenti, non si sarebbe rivolto ai cani in quell’idioma straniero. Merda! Con la fortuna che abbiamo, il figo sarà un mafioso russo. “Siediti” sibilo a Waldo e, con mio sollievo, lui obbedisce. Mi correggo: venti neuroni. I bellissimi occhi dello sconosciuto vagano sul mio viso, prima di stringersi di nuovo. “Tu non sei Holly. Lei è gentile.” Un accenno di quel sorrisino malizioso gli torna sulle labbra, mentre la sua voce si fa più profonda. “Invece, tu sei birichina.” Questo è quanto. Niente più Prestigiatrice Affabile! Mi avvicino lentamente a lui. Anche se... forse, non è una buona idea. Adesso che gli sono più vicina, mi rendo conto di quanto sia alto. E con le spalle larghe. I cani giganti mi avevano confuso la prospettiva, creando l’illusione visiva che il loro padrone fosse di dimensioni normali. Non lo è. Peggio ancora, ha un profumo divino, come di onde marine miste a qualcosa di ineffabilmente maschile. Un trucco di magia in queste condizioni metterà alla prova tutta la mia abilità. Aspettate! I cani si arrabbieranno, se mi avvicino così tanto? Come se mi leggesse nel pensiero, lo sconosciuto impartisce un comando severo e le bestiole si accucciano timidamente dietro di lui. Quel comando serviva forse a invogliare me a comportarmi come una brava cagna obbediente? Perché, in un certo senso, ne ho voglia. No, col cavolo! Mi atterrò al mio piano, che richiede di arrivare a distanza di borseggio. “Vuoi vedere quanto so essere birichina?” gli chiedo, con la voce più sensuale che riesco ad avere. È normale che i suoi occhi si riducano a due fessure, come se fosse un leone? “Quanto birichina, myodik?” mormora lo sconosciuto. Ha appena detto “my d**k” (il mio cazzo)? Ma no! Era una parola in quella lingua che usava con i cani, qualunque fosse. Comunque, il suo cazzo adesso è saldamente nei miei pensieri, il che non facilita la situazione di sovraccarico ormonale. Scacciando via le immagini a luci rosse, mi lecco intenzionalmente le labbra. “Ti ruberò il portafoglio. Oppure l’orologio. A te la scelta.” La presunta scelta serve a depistarlo, ovviamente. Il mio vero bersaglio non è nessuna di queste due cose, ma non c’è bisogno che lui lo sappia. Le sue narici si dilatano, mentre gli cade lo sguardo sulle mie labbra. “Si chiama rubare, se mi avverti?” Se potessi dimenticare le mie preoccupazioni riguardo ai germi e considerare di posare le mie labbra su quelle di qualcun altro, lo farei ora. È l’impulso più forte che abbia mai provato. “Che c’è?” gli chiedo senza fiato. “Hai paura?” Si dà qualche pacca sulla tasca destra dei jeans. “Che ne dici di rubarmi il portafoglio?” Faccio un respiro calmante. “Grazie per avermi mostrato dov’è.” Prima che lui possa rispondere, scavo in quella tasca. Mi serve un notevole depistaggio, per ciò che sto davvero cercando di rubare. Per le sopracciglia di Houdini! È quello che penso che sia? Eh già! Non ci si può sbagliare. Mentre gli sfioro il portafoglio con le dita guantate, percepisco qualcos’altro dietro il tessuto dei pantaloni. Qualcosa di grande e molto duro. Beh, qualcuno è estremamente felice di essere borseggiato. Forse stava davvero dicendo “my d**k”, prima? Faccio del mio meglio per sostenere il suo sguardo e non schiarirmi la gola, improvvisamente secca. “Riesci a sentire che lo sto rubando?” Mentre parlo, armeggio con la sua cintura per slacciarne la bella fibbia: quello è il mio vero obiettivo. Le sue palpebre si abbassano e la sua voce si fa più profonda. “Le tue dita agili sono esattamente dove le desidero.” Merda! Tra i miei guanti e il suo assurdo s*x appeal, sto avendo qualche difficoltà con la fibbia. No, non posso farmi beccare. Sarebbe come rivelare un segreto magico: il più grande tabù che io possa immaginare. “Queste dita?” gli chiedo con voce vellutata, mentre accarezzo delicatamente la sua erezione attraverso gli strati di tessuto, usando il diversivo creato da questa mossa da zoccola, per tirare più forte la fibbia con l’altra mano, aprendola finalmente. Mi piacerebbe vedere David Blaine fare questo. Il gemito basso e gutturale dello sconosciuto è animalesco (e mi fa venire i capezzoli così duri, che mi sembrano sul punto di rivoltarsi!). Ora, sembra un leone che sta per spiccare un balzo. Deglutendo, tiro fuori la mano dalla sua tasca e cerco di rivolgergli un sorriso subdolo. Invece, mi esce vacillante. “Ho cambiato idea. Ti ruberò l’orologio.” Gli afferro il polso e glielo stringo forte, mentre tiro fuori la cintura con l’altra mano. Sì! Ce l’ho fatta. Nascondendomi la cintura dietro la schiena, metto il broncio, guardandogli l’orologio. “Ripensandoci, credo che ti lascerò tenere i tuoi effetti personali.” Lui sembra trionfante, probabilmente convinto che il suo s*x appeal abbia sconfitto le mie abilità di borseggiatrice. Dato che ci era quasi riuscito, non posso biasimarlo per averlo pensato. Indietreggio con cautela. “Oh, a proposito, hai perso questa?” Gli mostro il mio premio. Sgranando gli occhi, sposta lo sguardo avanti e indietro tra la mia mano e i propri pantaloni. “Come?” chiede. La domanda è musica per le mie orecchie. “Estremamente bene” rispondo, ma non riesco nella mia solita spavalderia. Lui tende la mano, per riprendersi la cintura. “Sei una donna pericolosa.” Mentre avanzo verso di lui per restituirgliela, due cose accadono simultaneamente. Il panda cerca di attirare nuovamente la sua attenzione, tirandogli la gamba sinistra dei pantaloni. Non volendo essere da meno, il koala fa altrettanto sulla gamba destra; solo che, stavolta, non c’è più la cintura a sorreggere i pantaloni, che scivolano giù. Giù fino in fondo. Porca. Vacca. La più grande erezione nella storia dei falli spunta fuori e (anche se potrebbe trattarsi della mia immaginazione) ammicca verso di me. È stato senza mutande per tutto questo tempo? “My d**k” sul serio! Fisso quell’enormità a bocca aperta. Anche se l’ho tastato e ne ho percepito le dimensioni, mentre frugavo nella sua tasca, non l’avrei mai immaginato così. Liscio. Dritto. Deliziosamente venoso. Praticamente, implora di essere toccato, succhiato o leccato... ma non posso farlo, per motivi che sono difficili da ricordare, in questo momento. Per portare in giro un pistolone come quello, dovrebbe essere richiesto il porto d’armi! E anche una licenza per usare macchinari pesanti. E una licenza di caccia. Forse, persino una licenza di uccidere, in stile 007... Dietro di me, sento Waldo sussultare. Poverino! Scommetto che persino lui è pronto a mettersi in ginocchio per un assaggio (e, a quanto ne so, è etero). Non riesco a distogliere lo sguardo. Se quel cazzo fosse una bacchetta magica, sarebbe uno dei Doni della Morte: quello che Voldemort brandisce alla fine. E se fosse una banana, sarebbe lo spuntino delle dimensioni giuste per King Kong. Lo sconosciuto dovrebbe diventare rosso per l’imbarazzo e cercare di coprirsi; invece, un sorrisino presuntuoso gli solleva gli angoli delle labbra. “Ti piace quello che vedi?” Eccome! Talmente tanto, che vorrei tirare fuori il cellulare e scattarmi un selfie con lui. Con mia enorme (e intendo proprio enorme delusione), si tira su i pantaloni. La sua voce è roca. “Come ho detto: birichina. Molto birichina.” Strappandomi la cintura dalle dita prive di forza, se la infila di nuovo nei pantaloni e si allontana con i cani, lasciandomi lì, a bocca aperta. “Riesci a credere a quel tipo?” mi chiede Waldo, da qualche parte in lontananza, con tono indignato. No, non ci riesco. Non riesco a credere a ciò che è appena successo, punto. Tutto quello che so è che questo non era ciò che avevo in mente, quando ho deciso di prendere per i fondelli quel ragazzo.
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