bc

Applaudire con i piedi 2

book_age12+
detail_authorizedAUTORIZZATO
0
SEGUI
1K
LEGGI
like
intro-logo
Trafiletto

Fare musica è davvero un mestiere? O rimane sempre e solo un piacevole passatempo?

Applaudire con i piedi 2 si propone di rispondere a questa domanda raccontando l"affascinate e impervia “arte delle note”: come si studia, come si insegna, come si compone, come si ascolta. E ancora: la musica come libertà in tempo di oppressione, (anche nei Lager c"erano le orchestre), le storie e i retroscena delle opere più belle, gli strumenti classici e quelli più stravaganti, il pacifico confronto scontro tra musica classica e musica pop.

Dalla penna vivace e competente di una musicista di razza una nuova occasione per scoprire un mondo ancora poco conosciuto, per imparare ad amare ed ascoltare senza preconcetti quella che de Lamartine definiva “la letteratura del cuore”.

chap-preview
Anteprima gratuita
Preludio (e Applausi)-1
Preludio (e Applausi) “Se il divertimento vi è piaciuto, offritegli il vostro applauso e tutti insieme manifestate la vostra gioia”. (Svetonio) Ciao a tutti, benvenuti in questo secondo mio libro. In effetti non so se si dica “benvenuti” in un libro, ma il senso di ciò che ho scritto è proprio questo: benvenuti in questa chiacchierata, nei pensieri che sto per esporre, nel viaggio nella musica, in questa piccolissima passeggiata dentro un mondo che mi è familiare e che vorrei lo diventasse anche per voi. Come ho detto, e come ovviamente si evince dal titolo, questo è il secondo libro: il primo Applaudire con i piedi è uscito un anno fa, e parlava di tantissime altre cose. Della bellezza e attualità della musica classica; dei musicisti d’orchestra e della loro vita; dei cantanti castrati; del soprano più stonato della storia, Florence Jenkins; delle malattie della musica; aveva una playlist di brani da ascoltare con un po’ di indicazioni e un glossario delle principali parole della musica; c’era un capitolo sulle “invisibili signore della musica”, cioè le compositrici che i libri di storia hanno dimenticato, come Hildegarde von Bingen e Nannerl Mozart insieme a molte altre; uno dedicato alla musica classica che, come colonna sonora, ha reso ancora più grandi tantissimi film; si parlava poi dei mestieri e i luoghi della Musica, e molto, molto altro. Ma soprattutto, quel libro cercava di dimostrare che per ascoltare e apprezzare la Musica Classica non occorre essere dei grandi esperti, e scrivevo (mi cito) che “presupposto essenziale per provare a conoscerla [la Musica Classica] sia convincersi che non c’è nessuna ragione per temerla e tenerla lontana: ascoltatela e basta”. E infatti davo un suggerimento che ripeto anche qui: non spegnete il telefono, lo smartphone, il computer o il tablet! Viviamo in un’epoca altamente digitale, non sappiamo più fare a meno, spesso con effetti inutili o addirittura nefasti, di tutti questi dispositivi. Stavolta però usiamoli per un fine utile e bello, e teniamoli a portata di mano, nello scorrere queste pagine, per cercare ogni volta i suggerimenti musicali che vi propongo. Avrete così la prova di quanto vado dicendo: che la Musica si spiega da sola, e che non occorre davvero parlarne se non per accendere la curiosità, che ascoltarla è l’unica maniera per farci attraversare da emozioni potenti, nuove e antiche. Non abbiate paura di ascoltare anche cose che ritenete brutte a priori: siamo pieni di preconcetti in ogni settore ma, se proveremo ad essere onesti con noi stessi e a misurarci con altre realtà, scopriremo mondi nuovi che sono inaspettatamente a portata di mano. Così è con la Musica: pensare che la Musica classica sia antica e non abbia più nulla da dirci è un preconcetto inutile. Se è arrivata fino a noi, dopo secoli, significa che ha superato la prova del tempo e continua a parlarci: seguita attraverso i secoli a raccontare emozioni sempre vere, perché l’essere umano non cambia; oppure testimonia di aspetti sociali ancora presenti; o semplicemente ci mette a confronto, ora come in passato, con le nostre anime. L’importante è essere curiosi. Durante le presentazioni, le lezioni, gli incontri nei quali ho promosso il primo Applaudire con i piedi, ho avuto la fortuna di entrare in contatto con tanti lettori interessati, reali e virtuali. Ne sono davvero felice: mi avete fatto complimenti, osservazioni, mi avete interrogata, mi avete suggerito pensieri, fatto riflettere. E così con molto piacere vi ho ascoltati e sono di nuovo qui, a parlare sempre di musica, della musica classica che è il mio mondo. E soprattutto dell’affascinante, insolito, a volte addirittura bizzarro lavoro del musicista di cui tutti mi chiedono – dagli inizi, quando si comincia a studiare, sino a quando finalmente ci si esibisce o si insegna ai nuovi studenti. Fin d’ora so che avrete pazienza se a volte mi ripeterò: ma sapete che lo faccio perché tutti, anche chi è privo di competenze musicali, possano seguire la mia narrazione. E adesso vi domanderete per quale ragione non sto già parlando di Haydn, Mozart, Beethoven… Sono tantissimi, e spesso molto interessanti, i libri che trattano dei grandi compositori della storia della musica. Ci sono quelli estremamente specifici, molto accurati e documentati, per addetti ai lavori. E quelli colloquiali e più divertenti, in cui i grandi vengono raccontati in chiave amichevole o ironica, quando non proprio comica. Mi piacciono tutti: ne ho letti, ne leggo, ne leggerò ancora. Tuttavia non è questo il fulcro del libro che avete tra le mani. Le biografie intrigano, approfondiscono e svelano, avvicinano il pubblico alla vita dei “grandi”. Riescono persino a renderli più vicini, più simpatici, quasi degli amici: e quindi più facili da frequentare, da comprendere, forse da ascoltare. Anch’io dedico qualche pagina a loro, alla loro vita, alle loro stranezze o alle loro, talvolta, rassicuranti banalità che li fanno simili a noi, persone “normali”. Tuttavia penso che ciò che interessa davvero sia quello che hanno creato e che sopravvive al loro tempo: i loro pensieri, le opere, i capolavori o anche le opere minori, che non smettono di toccarci, di emozionarci. La biografia di un artista, gli aneddoti, le sue virtù o le miserie, servono solo a darci un’idea del suo quotidiano e poco contano per capire la profondità della sua arte. Certamente a molti di noi piacerebbe incontrare Beethoven, o Mozart, o Puccini, scambiare con loro quattro chiacchiere, ascoltare piccoli segreti, far due risate, mangiare insieme. Immaginiamo incredibili possibilità, che potremmo far loro domande intelligentissime e sentirci offrire pareri illuminanti. Ma sarebbe un’esperienza davvero utile? Sicuri che il pessimo carattere di Beethoven non ci allontanerebbe invece dalla sua arte? Magari non sapremmo come replicare alle pesanti battute di Mozart, o non saremmo in grado di tenere il passo con l’appetito luculliano e vorace di Puccini, sforzandoci di seguirlo tra le portate e i vini per terminare il pranzo in coma etilico... Ovviamente non lo sapremo mai. E forse è assai meglio così, pena brucianti disillusioni: conosco diversi grandi personaggi del presente, che illuminano la nostra vita con la loro arte, ma che nel privato sono persone di poco spirito, di pochissima compagnia, e di nessuna generosità. No, no: non scriverò nemmeno un nome, ma dovete fidarvi… Per fortuna, invece, possiamo godere appieno e in ogni istante del prodotto della loro anima e del loro talento. Meglio insomma far luce su aspetti differenti del mondo della musica, esaminandolo da più angolazioni, possibilmente inusuali. Ho cercato di raccontare aspetti meno noti ma molto curiosi, ho risposto alle vostre domande, o per lo meno ci ho provato; ho cercato di dare voce ai miei colleghi, alla loro voglia di far sapere, come me, com’è davvero il mondo dei musicisti classici (e anche un po’ di tutti gli altri). “Come si impara la musica? Come si ascolta? Come si suona?” Scopriamolo insieme: un po’ guardando all’indietro, alla storia che ci ha resi quello che siamo. Un po’ guardandoci intorno, osservando i risvolti di una professione strana e magnifica. Un poco, infine, scrutando il futuro: quello dei ragazzi che stanno imparando adesso e saranno le sorprese di domani. E poi tutti all’Opera! Conoscete le trame, le storie incredibili che popolano e hanno creato il nostro immaginario, dal gobbo Rigoletto alla piccola Butterfly? Ve le racconto io, in breve e con tanti dettagli in più, insieme ad alcune indicazioni utili per apprezzare ed ascoltare le arie famose, da “Vincerò!” a “Mi chiamano Mimì”… Senza dimenticare la musica classica del XX secolo: come siamo arrivati a quei suoni incomprensibili e così simili ai rumori che sembra nessuno voglia ascoltare? Che percorso ha intrapreso la potente musica di Ludwig van Beethoven per diventare il “silenzio” di John Cage? E cos’è successo alla musica e ai musicisti nel Novecento, in questo terribile “secolo breve”, con l’avvento del nazismo e non solo? E adesso? Come si pone la musica classica nei confronti del pop e del rock? Parlerò, anzi, scriverò di questo e di tanto altro, ma soprattutto parlerò dell’essere musicisti: al giorno d’oggi, con l’occhio ironico di chi affronta da anni questo lavoro in ogni sua declinazione (sempre io), parlando di noi “manovali” del pentagramma (ossia meri esecutori dei capolavori passati). Perché la Musica, per chi non lo sapesse, è sì un mestiere faticoso che esige moltissimo, ma è di certo il mestiere più bello del mondo. Garantisco. APPLAUSI A SCENA APERTA Di solito gli applausi arrivano alla fine, ma questo libro si intitola proprio Applaudire con i piedi. E allora parliamone subito. La prima cosa da spiegare è: cosa significa “applaudire con i piedi”? È presto detto: al di là dell’apparente stranezza della cosa, si tratta di una pratica abituale tra i musicisti classici. In effetti quando siamo in orchestra, sul palco o sotto nella buca, con le mani impegnate dagli strumenti, e desideriamo applaudire a nostra volta, lo facciamo appunto con i piedi, battendoli sulle assi del palcoscenico. Fateci caso alla fine di un concerto o quando guardate dei video, al termine dell’esecuzione. E c’è anche un’altra usanza: quando, durante lo spettacolo, vogliamo applaudire un collega che ha appena suonato un “assolo” particolarmente ben riuscito, mentre continuiamo a suonare, per non distrarre gli altri musicisti e non rovinare l’ascolto al pubblico, applaudiamo silenziosamente strofinando i piedi sul pavimento, producendo così una sorta di “applauso segreto”. Ecco spiegato il titolo: tutto quello che narrerò vi svelerà un mondo magnifico e pieno di sorprese, e sarà illustrato dal mio punto di vista, quello cioè di una “addetta ai lavori” (faccio la musicista, suono la viola), raccontando persino gli applausi da dietro le quinte. Ma è importante ricordare anche un’altra cosa: molti di questi applausi sono per voi, voi che state leggendo e che ascoltate in platea la Bellezza che amiamo. Voi, il pubblico, senza il quale nulla di quanto facciamo avrebbe senso. L’applauso è fondamentale in ogni manifestazione, artistica o meno: è il linguaggio del pubblico, il mezzo che permette a chi ascolta di palesare la propria opinione, la cartina al tornasole che fa capire a chi sta sul palco quale effetto la propria performance ha sortito sui presenti. Noi, sul palco, aspettiamo sempre gli applausi. Dalla loro qualità deduciamo la reazione del pubblico. Da essi traiamo gratificazione per il nostro impegno ed emozione per la condivisione con gli altri. È la voce di chi ascolta, che può manifestare plauso o dissenso: uno strumento potente, in realtà, che decide le sorti di chi si espone in pubblico. Esistono inoltre molti tipi di applausi: alcuni li ignoriamo, altri li diamo per scontati. Tanto per cominciare, quello che mettiamo in atto abitualmente: cioè battere i palmi delle mani uno contro l’altro ottenendo un suono potente e energico. Un applauso più contenuto, sottovoce – come quello di una regina che si degna di applaudire in una cerimonia –, si realizza invece battendo solo indice e medio di una mano sul palmo dell’altra. Sembra pure che in alcuni collegi, nei tempi andati, fosse in auge l’usanza di battere le nocche delle dita sul tavolo dopo la lezione per manifestare apprezzamento. Al contrario, in contesti in cui non si deve fare rumore, o là dove il pubblico è composto da persone non udenti, il modo comune di applaudire è quello di alzare le mani con i palmi rivolti verso il destinatario, e ondeggiare le dita: ho letto (non so più dove) che questo metodo, altrimenti detto “scintillare”, viene usato per dimostrare apprezzamento per l’oratore anche durante le riunioni dei protestanti Quaccheri, in cui è obbligatorio il silenzio assoluto. E la velocità stessa dell’applauso ha il suo significato: un applaudire eccessivamente lento, lungi dall’esprimere soddisfazione, può fungere da celebrazione ironica o addirittura da autentico sberleffo: come dire “bravo!” con sarcasmo all’arbitro che assegna un rigore ingiusto. Ormai si applaude ovunque: ovviamente in teatro, per la musica o la prosa, quando finisce un film che ci è piaciuto molto al cinema, quando si spengono le candeline sulla torta di compleanno, inspiegabilmente quando atterra l’aereo (curiosa usanza coltivata, pare, solo da noi italiani), ai matrimoni all’uscita degli sposi (e adesso anche in chiesa dopo il rito), ai funerali di personaggi rilevanti, alle tesi di laurea, a comizi e manifestazioni, alla consegna di un premio, nelle manifestazioni sportive – e nelle trasmissioni televisive sono addirittura a comando, o registrati e ripetuti di continuo. A proposito: conoscete Charles Douglass, il pioniere della variante più significativa dell’applauso? Douglass, morto novantatreenne nel 2003, è l’ingegnere del suono che ha inventato la laff box, la risata registrata, e l’ha utilizzata negli show e nelle sitcom statunitensi a partire dal 1950.

editor-pick
Dreame-Scelta dell’editore

bc

Il Mio Compagno a Sorpresa

read
5.2K
bc

L'Alfa rifiutato

read
20.4K
bc

Inodore

read
8.1K
bc

Passione a corte, Erotico fantasy - Raccolta 1

read
2.9K
bc

Una seconda possibilità

read
1.0K
bc

Rifiutata, ma non distrutta

read
3.9K
bc

L'Alfa senza cuore

read
27.0K

Scansiona per scaricare l'app

download_iosApp Store
google icon
Google Play
Facebook