16 - LONDON

1395 Parole
"Gabriel... il giovane Keller giusto? Il ragazzo che dai Jenkins era seduto accanto ad Adelaide." Disse la Hoffman attirando la nostra attenzione. "Quello che ha scambiato i posti vorresti dire." Intervenne un acido Ronald. "Non ci sono prove che sia stato lui. Entrambi hanno detto che fino al nostro arrivo non hanno visto i posti assegnati al tavolo." Ci tenne a precisare mamma imbarazzata. "E adesso stanno insieme!" Precisò il giovane Hoffman. "Loro stanno sempre insieme." Mi intromisi in difesa di entrambi, assurdo stavo facendo ciò che faceva sempre Adelaide in quei casi: prendere parti . "Gabriel ama Adela da quando l'ha conosciuta e viceversa." "Non puoi separarli Hoffman, se vuoi essere 'amico' di Adela." Puntualizzò Chester marcando la parola amico. "Devi esserlo anche di Gabriel." Concluse spalleggiandomi, su quanto detto non c'erano dubbi. In fondo avevo detto una cosa che era evidente a tutti in quella casa, nonostante Gabriel non mi aveva mai detto nulla io sapevo, io avevo visto. Non lo avevo capito da subito ovviamente, a quindici anni non vedi certe cose. Ma poi le comprendi, Gabriel amava Adelaide da una vita, le aveva sbavato dietro che aveva solo nove anni, venti chili in più al presente e gli occhiali fissi per regolare la vista. E l'aveva amata! Gabriel si era innamorato di Adelaide per ciò che era, non per una bella compagna da presentare alla società e neanche per il suo nome. Lui aveva semplicemente amato la sua Heidi. Se la mia sorellina ricambiava o meno quel sentimento era invece da decidere. "Mi dispiace che non ci siano entrambi qui." Intervenne la signora Hoffman in modo amichevole, come se volesse chiudere la conversazione. "Sono dei ragazzi che sanno tenere compagnia e vederli insieme è piacevole, quindi il giovane Keller parte?" Chiese per cambiare argomento e non parlare più di Adelaide. "Sì mia cara." Le rispose il marito. "Ha raccontato alla cena dei Jenkins che avrebbe fatto un master annuale alla sede di Monaco. Sicuramente ha un avvenire nella società paterna, dicono che già prima di prendere la laurea facesse consulenza e lavorasse col nonno. Tobias Keller punta molto sul primo nipote." "Chi non lo farebbe, intelligente, ricco e sexy..." Scherzò la donna carezzando il braccio del marito. "Mi ricorda te da giovane." Ebbi la nausea, evitai però di mostrare una smorfia prendendo a sorseggiare il mio vino. Fortunatamente quella situazione, a parte il malumore di Ronald, non aveva messo nessuno in imbarazzo. Dovevo ricordare a Dallas di essere più discreto nel dare le sue affermazioni e di non intromettersi negli affari dei grandi. Quando gli Hoffman furono andati via finalmente potetti chiamare Gabriel e chiedergli se sapesse di Adela. "Non risponde?" Chiese mia madre Scossi la testa, avrei provato un ultima volta e poi rinunciavo. "Ha l'aereo alle quattro domattina. Temo sia a dormire già da un bel po'." Le dissi controllando l'ora, erano le ventitré e un quarto. "Proviamo a richiamarla sul cellulare. Quando la troverò mi sentirà." Disse papà riprendendo a chiamarla. Nel silenzio della casa si sentivano solo i nostri cellulare e l'effetto sonoro dei tentativi di chiamata, infine uno squillo ripetuto. "Mamma!" Affermò Brooklyn stringendosi alla mamma. "Silenzio." Disse Chester guardando papà. "Richiamala." Papà osservò il suo cellulare poi riavviò la chiamata e anche se flebile lo squillo tornò a riempire la casa silenziosa. Senza perdere tempo lo seguii! Che Adelaide fosse rimasta a casa e si trovava in una situazione assurda? Seguii lo squillo sempre più insistente ed acuto fino a quando non mi trovai di fronte la camera di mamma e papà. Aprii la porta, la luce del display che lampeggiava ad ogni squillo attirò la mia attenzione. Mi avvicinai prendendo il telefono per staccarlo, sotto di esso c'era una lettera indirizzata alla mamma. La scrittura era quella disordinata di Adelaide, se n'era andata di casa! Scesi di corsa le scale e senza dire nulla a nessuno mi diressi da mamma porgendole la lettera, il Nokia di mia sorella in tasca era di fuoco per le ripetute chiamate. Senza indugiare lo diedi a papà attendendo una reazione di mamma che aveva iniziato a leggere la sua lettera. "È andata via! Scrive che si è iscritta da sola all'università, ha usato i suoi soldi... scrive che è giunto il momento di crescere e che non la troveremo." Riassumeva ad ogni tratto di lettura mamma. "Ha organizzato da tempo questa fuga ed ha fatto in modo che non venga trovata... non è intenzionata a prendere un altro cellulare, non può concedersi spese futili... chiede di non cercarla e che starà bene. Ha un tetto sotto cui dormire... se non chiamerà è perché impegnata a cercare lavoro." Alzò lo sguardo dalla lettera che si portò al petto. "Ci chiede scusa, ma non aveva scelta. Non voleva rinunciare all'università e trovava disgustoso Ronald." "Ostinata e cocciuta! Crede davvero che scappando potrà andare l'università? Può aver pagato la prima tassa, ma tornerà con la coda tra le gambe! Questa fuga non gliela perdonerò!" Disse papà Al mio fianco Chester sbuffò. "Gliela perdonerai invece, perché è parte della nostra famiglia e perché già ci manca. Adesso vuoi fare vedere che non la perdoni perché sai che sta bene. Ma la perdonerai e se non le permetterai di andare all'università sarò io ad aiutarla." Disse a papà avvicinandosi a mamma e dandole un bacio. "Sappiamo che sta bene, io vado a dormire." Mamma annuì ricambiando il bacio, poi prese una busta più piccola dalla lettera che le aveva lasciato Adelaide e gliela porse. "Questo è per te." Chester la prese e salutando tutti salì verso le camere aprendo quella busta gelosamente. "Ce n'è anche per noi?" Chiese Brooklyn. Mamma annuì dando alla sua prima figlia la sua lettera, dopodiché senza farselo dire consegnò anche le altre. Una volta che furono distribuiti tutti quei fogli andammo via lasciando soli i nostri genitori. Restai però ai margini della scala ancora un po', volevo sapere cosa sarebbe accaduto adesso. "Non mi sono accorta di nulla." Disse mamma. "Quella sconsiderata, non sa il male che ci ha fatto, la preoccupazione che mi porto dentro." Si confidò papà. "Là fuori non è al sicuro Manila, è ingenua e se qualcuno scoprisse che è nostra figlia potrebbero rapirla. Non doveva andare via!" Si disperò. "Abbiamo sbagliato, quando ci ha detto dell'Università dovevamo ascoltarla." Disse la mamma. "Per cosa? Le ho detto chiaramente che negli studi non la prenderebbero, è una ragazza e l'ambiente legale è uno dei più maschilisti della società." "Sì, però adesso sapremo in quale università trovarla." Ammise lei. Non vi fu risposta, avvertii però un fruscio segno che si stavano muovendo. "Quanto poteva avere come risparmi? Hai detto che i soldi della scuola di ballo non li ha messi sul conto corrente." Chiese mio padre. "No, però se è riuscita a conservarli e se ci ha aggiunto anche la paga mensile potrebbe cavarsela." Stilò mamma. "Circa diecimila dollari? Se è andata in un collage potrebbe non averli spesi tutti." Affermò papà. "Ma se è stata ammessa all'università, dove potrebbe essere andata?" "Non ad Harvard, chiedono dei requisiti che lei non penso abbia. Poi la retta gira intorno ai 40000 $, sarebbe un suicidio per lei." "La Suffolk e la Northeastern Universities invece potrebbero accoglierla, sicuramente non hanno i costi di Harvard." Mio padre sospirò. "Dobbiamo trovarla, non può fare tutto da sola e sono sicuro che nessun lavoro potrà aiutarla a pagare la retta." "Ti prego Simon, adesso non incolparti però." Lo rincuorò mamma. "Domattina London contatterà Gabriel e sapremo dove era diretta." "Gabriel... cosa diamine è questa storia che Adelaide sia innamorata di lui." Affermò papà. "Ti preoccupi di lui anziché di lei. Questa sera hanno sbandierato i sentimenti di quel ragazzo." Disse sarcastica la mamma. "È il minore dei mali. Se Gabriel avesse viziato di meno Adelaide, adesso non saremo in questa situazione. Se si fosse fatto avanti al suo sedicesimo compleanno dopo che si erano nascosti, adesso Adelaide non sarebbe scappata. È il minore dei mali, perché adesso che nostra figlia è scappata troverà un buono a nulla che si approfitterà di lei e lui dovrà tacere." Si sfogò papà. Mi allontanai dal mio nascondiglio diretto verso la mia camera. Forse papà aveva ragione, allora anche io avrei dovuto parlare con Gabriel dei suoi sentimenti per Adela. Dovevo sentire Gabriel e dirgli cosa stava accadendo, quindi provai a richiamarlo invano. Non rispondeva!
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