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Da poco passate le diciotto, il sole scende lentamente dietro la fila di alberghi e pensioni che, dal porto canale fra Igea Marina e Bellaria, si snoda per il Lungomare Cristoforo Colombo e oltre.
Dal versante Adriatico si vede l’alba sul mare. Al tramonto, invece, il sole va a tuffarsi nel Tirreno. Così chi, come me, si attarda sulla spiaggia a un certo punto è costretto a dare le spalle al mare se non vuole ricevere i raggi in nuca. Voglio continuare a leggere il mio giallo finché il tramonto non incendierà il cielo dietro gli edifici. Posiziono la sdraio di traverso per avere il sole su un lato e continuare a vedere il mare.
Marietta, la mia signora, ha lasciato la spiaggia da una mezz’ora.
“Vieni in stanza fra un po’, ché faccio il caffè,” ha detto.
Non ammette la spesa superflua per il caffè al bar dell’albergo, così ha comprato una caffettiera elettrica Stella e l’espresso lo fa in camera. Le ho detto che l’avrei raggiunta presto, ma sapevo che non mi sarei mosso prima delle diciannove. Avrà fatto il caffè e se lo sarà già bevuto tutto. Mi conosce. Di certo si è già cambiata ed è scesa a sedersi a uno dei tavolini all’ingresso dell’hotel a leggere Confidenze aspettando che torni e mi cambi per la cena.
Dottor Soccodato, mi chiamano i conoscenti dell’Hotel ***, ma non sono un medico. Anzi, non sono proprio dottore, perché la laurea non ce l’ho.
Sono commissario di Pubblica Sicurezza, a Roma. Siccome l’Italia è un Paese di santi, di eroi, di poeti, di navigatori e di… dottori, ho smesso di correggere chi antepone il titolo al mio nome e ho accettato la laurea attribuita per deferenza. Sono entrato giovanissimo in Polizia, appena dopo la guerra, nella bassa forza. Il posto di commissario, ora riservato ai laureati, me lo son conquistato sul campo. Sgobbando, facendo i doppi turni, perdendo il sonno, aiutato, dicono, da un buon fiuto investigativo.
Dall’estate 1960 trascorriamo la villeggiatura a Bellaria, provincia di Forlì. Quest’anno nostra figlia è rimasta a Roma per via degli esami dell’università. È al primo anno di Scienze politiche.
Dall’estate 1960 prenotiamo per venticinque giorni la stanza 16A, sul lato sinistro dell’albergo. È più fresca, perché affaccia su una viuzza laterale, e soprattutto lontana dalla Puerta del sol, il locale da cui già sento arrivare per l’ennesima volta “Cuando calienta el sol” cantata a squarciagola da Los Marcellos ferial: “Cuando calienta el sol aquí en la playa/ Siento tu cuerpo vibrar cerca de mì/ Es tu palpitar/ Es tu cara/ Es tu pelo/ Son tus besos me estremezco oh oh oh...”
La canzone è vecchia di quattro anni e il trio, nonostante il nome, è tutt’altro che sud-americano. Me lo ha rivelato Marietta, che ha fatto le sue ricerche. Los Marcellos sono tre compiti piacentini in giacca, cravatta e occhiali di celluloide nera alla Buddy Holly, che la casa discografica Durium ha messo insieme come risposta italiana alla moda della musica latino-americana e caraibica. Nel ’62 “Cuando calienta el sol” ha spopolato all’estero eseguita da Los Hermanos Rigual, e la Durium, prima che la RCA ITALIANA STAMPASSE IL DISCO ORIGINALE IN ITALIA, L’HA FATTA INCIDERE AI TRE NOSTRANI. MARIETTA SAREBBE UN’OTTIMA POLIZIOTTA…
GETTONATISSIMA IN TUTTI I O JUKE-BOX DELLA RIVIERA, È ANCORA IL SUPPLIZIO DEGLI OSPITI DELL’ALBERGO SIMPLON LE CUI FINESTRE AFFACCIANO PROPRIO SUL LATO DELLA PUERTA.
Accendo la pipa. Ho preso a fumarla da quando ho visto in televisione il commissario Maigret interpretato da Gino Cervi. Il mio idolo. Non lo dico in giro, anche se Marietta mi ha stanato subito… Lo imito pure nel tono della voce, burbero ma bonario, e ho comprato un cappello Borsalino che porto d’inverno. Devo limitarmi a questo, però, perché con Cervi non ho la minima somiglianza! Non raggiungo il metro e settanta, sono calvo, pingue e porto gli occhiali.
Ho gusti semplici. Le vacanze in Romagna sono il mio svago, dopo un anno di duro lavoro, insieme con la fotografia e i libri gialli. Ne ho portati sei, nascosti in valigia fra le camicie a mezze maniche per non sentire mia moglie che si lamenta del peso dei bagagli da caricare sul treno. E già ho adocchiato qualche titolo esposto, accanto alle cartoline, nell’edicola di piazza Matteotti.
Quest’anno sacrificherò un po’ la lettura per seguire i Mondiali di calcio che prenderanno il via l’11 luglio a Londra con Inghilterra-Uruguay. La Nazionale azzurra, allenata da Edmondo Fabbri promette bene, per quanto il Brasile di Pelé, campione degli ultimi due Mondiali, sia un osso duro! Così pure il Portogallo, con Eusébio, la Germania con Haller e Beckenbauer… insomma ci sarà da divertirsi.
Dall’estate 1960 incontriamo in albergo i medesimi villeggianti di cui conosciamo vizi e virtù, sussurrati fra i tavolini dell’arenile all’ingresso, sotto gli ombrelloni allo stabilimento Gianni - Bagno 36, e al bar Nuovo Fiore, quello della signora Andreina Pelloni, nonna di una giovane promessa della televisione: Raffaella Carrà.