La paura schizzò dentro Gem mentre correva lungo il sentiero che conduceva alle torreggianti scogliere dell’Isola degli Elementali. Le sue grida di avvertimento rimasero perlopiù inascoltate. Qualunque incantesimo avessero liberato i suoi genitori si stava chiudendo sull’Isola da tre lati.
Le strida della creatura si fecero più forti e più frustrate, ma Gem non poteva fermarsi per voltarsi e vedere cosa stesse accadendo. Usando il potere del vento, creò un tunnel di fronte a sé e lasciò che esso la trasportasse un attimo prima che la nebbia si abbattesse sul punto in cui si trovava.
Tutto ciò che udiva, ora, era il vento che le sferzava accanto alle orecchie, i capelli che sventolavano così selvaggiamente da oscurarle quasi del tutto la vista. Quella magia richiedeva parecchia della sua energia. Non sarebbe riuscita a mantenerla a lungo.
Il tunnel era a malapena largo abbastanza per lei, ma creò un vortice che avrebbe aperto un portale e l’avrebbe spedita da un lato all’altro dell’Isola. A un certo punto, il suo gomito sfiorò la nebbia. Il suo braccio formicolò e cominciò a svanire. Gem si strinse le braccia ai fianchi, allontanandole dalla nebbia.
Una alla volta, le persone attorno a lei svanirono come se non fossero mai esistite. L’ombra nera cercò di catturare gli abitanti dell’isola, ma i suoi lunghi tentacoli attraversarono il vuoto. La nebbia minacciosa dell’antico incantesimo stava cancellando tutti coloro che lei aveva mai conosciuto, amato e accanto a cui aveva combattuto, ma Gem non temeva l’incantesimo che stava travolgendo la sua casa. Suo padre sapeva quello che stava facendo – e quali che fossero, le conseguenze di quella magia potente erano molto meglio dell’alternativa.
Parte della creatura penetrò nel vortice; Gem la percepì, una forza oscura e vorace concentrata in un tentacolo nero. Gem corse più in fretta, rifiutando di lasciarsi sopraffare dal terrore. Doveva essere furba se voleva salvare la sua gente. I muscoli protestavano e i suoi polmoni erano dolorosamente tesi. Non avrebbe potuto fuggire per sempre.
Una volta di fronte alla nebbia, rilasciò il potere del vento, traendo un affannoso sospiro di sollievo quando l’incantesimo smise di prosciugare la sua energia. Un gigantesco albero caduto le bloccava la strada e lei sollevò un braccio tremante, il palmo rivolto verso l’esterno, e si concentrò.
L’albero si dissolse in milioni di particelle. Gem corse attraverso i frammenti luccicanti. Oltrepassato l’ostacolo, chiuse il pugno e le particelle si riformarono.
Respirando affannosamente, si guardò alle spalle quando udì il rumore del legno che si frantumava. Gli artigli oscuri della creatura lacerarono l’albero morto, spaccandolo in due. Gem si voltò e proseguì verso la sua destinazione.
Più in là, vide un’apertura fra gli alberi e la sagoma inconfondibile della pietra incisa. La speranza sbocciò dentro di lei: ancora pochi metri e sarebbe riuscita a fuggire. Il suono del suo respiro le riecheggiava nelle orecchie e lei ne vide la condensa nell’aria improvvisamente gelida. Con la visione periferica, scorse la nebbia della magia che la stava braccando. Il tempo si stava esaurendo rapidamente.
Raggiunto il bordo delle scogliere, si sarebbe trasformata. Era ancora troppo pericoloso farlo. Se la magia antica l’avesse afferrata, ci sarebbe stato il rischio che lei non potesse riformarsi mai più.
“Mia. Vieni a me,” ordinò la sagoma gelida alle sue spalle.
Gem ignorò il comando e rinnovò gli sforzi, correndo il più velocemente possibile. Attorno a lei, gli alberi si chinavano per lasciarla passare prima di raddrizzarsi nel tentativo di rallentare la creatura malefica che la inseguiva. I tentacoli neri si protendevano avidamente verso di lei, che tuttavia riuscì a rimanere di qualche passo più avanti.
Diversi metri più in là, riusciva a vedere il gazebo di pietra che si ergeva come una sentinella silenziosa sopra le scogliere. Le pietre degli Antichi le avrebbero fornito un po’ di protezione dalla creatura. Lanciò un grido di sollievo quando il suo piede toccò la prima pietra d’inciampo dall’intaglio complesso.
Le pietre brillarono sotto i suoi piedi. Era quasi salva. Afferrò il pilastro ed entrò nel rifugio del gazebo, annaspando. Il cuore che le tuonava nel petto, si voltò e indietreggiò di diversi passi dai tentacoli neri che si arricciavano attorno all’esterno del gazebo.
“Non puoi toccarmi qui, creatura! Nulla è abbastanza potente da infrangere gli incantesimi degli Antichi,” dichiarò Gem, sperando che fosse davvero così.
“La tua magia non può fermarci. Ci darà potere. Con il potere della tua gente e la magia della Strega del Mare, potremo conquistare molti mondi,” disse l’entità con un tono di voce ipnotico.
Gem girò su se stessa mentre la forma nera avvolgeva il gazebo, tagliando la sua unica via di fuga. Un’ondata di profonda angoscia la travolse. Non c’era nessuno che potesse aiutarla. Suo padre aveva nascosto l’Isola degli Elementali al mondo molto tempo prima, per tenere al sicuro gli altri regni, ma così facendo l’aveva anche isolata. Se lei non fosse riuscita a lasciare l’Isola, nessuno sarebbe venuto in loro aiuto.
“Tu non mi userai mai,” dichiarò Gem con determinazione crescente.
La creatura continuò ad avvolgersi attorno al gazebo prima di assumere una forma mostruosamente familiare: sua madre. Un dolore spaventoso la invase, ma così fece anche un’altra emozione: la rabbia. Gem estrasse la spada corta che portava al fianco e fece un passo avanti.
“Quanto potere. Tu puoi disfare quello che gli altri hanno fatto. Percepisco il potere dentro di te. Potere che nemmeno tu sai di possedere,” disse con voce sussurrante l’entità che somigliava tanto a sua madre.
“Potere che tu non controllerai mai,” giurò Gem con trasporto.
“Sì, invece,” rispose la creatura.
Gem osservò con orrore e paura crescenti mentre la creatura avanzava lentamente. Le pietre sotto i piedi dell’alieno cominciarono a brillare. Flussi di colore si sollevarono per avvolgersi attorno al suo corpo. La scorza esterna dell’alieno gorgogliò e sfrigolò come se qualcosa la stesse cuocendo, fino al formarsi di una crosta sottile. La crosta si tramutò in cenere e svanì, ma l’alieno parve indifferente di fronte al danno che aveva subito e continuò a muoversi verso di lei. Sollevando la spada corta, Gem mozzò un tentacolo quando esso si protese verso di lei. La creatura lanciò un grido di rabbia, ma non si tirò indietro.
Un tentacolo dopo l’altro scattarono nel tentativo di catturarla nella sua malefica presa. Alle spalle della creatura, Gem vide la nebbia magica evocata dai suoi genitori avvicinarsi sempre di più. Indietreggiò barcollando quando la magia raggiunse il gazebo.
Gem sapeva che era troppo tardi perché lei potesse fuggire dall’Isola. Lei e la sua gente erano condannati. La sua unica speranza era che la battaglia contro la Strega del Mare venisse vinta. In tal caso, c’era la possibilità che Drago, Orion e gli altri sapessero come sconfiggere l’entità che Nali aveva visto nello specchio.
Dea, ti prego, se odi la mia preghiera, manda qualcuno a salvare la mia gente e i Sette Regni, implorò silenziosamente Gem – e, miracolosamente, una voce rispose.
“Non puoi svanire, elementale; c’è bisogno di te,” promise la Strega del Mare.
Gem spalancò sconvolta gli occhi e fissò la sagoma evanescente di Magna, apparsa all’improvviso dietro all’ombra nera. Poi osservò con orrore la Strega del Mare aprire le mani e dirigere la sua magia verso di lei. Al di sopra del martellare tonante nella testa, Gem udì il grido di rabbia dell’alieno quando l’incantesimo di Magna si diffuse rapidamente nel suo corpo, tramutandone la carne in pietra.
Tutto è perduto, pensò disperata prima che il mondo svanisse attorno a lei.