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2047 Parole
Ad Anita piace Harvey perché sull’insegna c’è un leprotto tanto carino. L’unico difetto di questo bar è che non c’è uno sgabello dove sedersi. Mi sistemo in fondo, in piedi, un po’ in disparte con il cappuccino fumante e il cornetto da inzuppare. A Marietta non piace che faccia la zuppetta nel caffellatte quando siamo in pubblico, ma per me non c’è colazione senza questo gesto e questo sapore infantile e confortante. Buffo quell’amministratore… Come si chiama? Cuccioloni? Prendo il taccuino: Cocuccioni. Cocuccioni Mario. Sembra l’ometto del carosello Fabello “lucida nuovo, lucida bello”… Dopo colazione ci vuole una pipa. Fa freschetto per essere aprile. Speriamo che la settimana prossima il tempo sia buono: il 25 Anita farà la Comunione. Sono le 7.35. Elisabetta e Anita non escono prima delle 8. Peccato che la Standa a Via Gualtiero Serafino sia chiusa a quest’ora, sennò mi sarei imbucato. Dovrei pure ricomprare il dopobarba… A proposito di profumi… ma perché a quel poveraccio gli hanno infilato dietro il Pino Silvestre? Che orrore! Per non parlare del resto… In tutti i modi qualcosa non mi convince: come mai è stato ammazzato in guardiola? Perché almeno questo è sicuro. C’è un sacco di sangue, ma solo lì. Significa che lì è morto, ma c’era entrato vivo. Consenziente? Le poche cose sembrano a posto e non ci sono tracce evidenti di resistenza, di colluttazione… L’omicida deve aver agito con fulminea decisione. Certo che, cavolo, per staccare l’“attrezzatura” in quel modo a uno senza che si ribelli bisogna avercela a portata di… denti!... Oh, Signore! Adesso che ci rifletto… Mancini aveva una pila di giornali porno: Le ore, Men, Playboy… i classici! Gli piacevano le donne. Perciò è assai probabile che fosse una donna ad avere a portata di morso il suo “apparecchietto”! Lo avrà colto a tradimento. Lui sta lì rilassato, pronto a godersi il servizietto, invece… zacchete!... quella lo spedisce all’altro mondo! Si muore sul colpo se ti staccano il pisello? Non credo sia bastato un morso solo… puah! Uffa! Viale delle Medaglie d’oro in salita è tremenda. C’è un bar all’angolo con Via Luigi Rizzo che ha il telefono a gettoni all’esterno. Automaticamente frugo nelle tasche. Ma no, ci ripenso, perché telefonare? I ragazzi nemmeno saranno arrivati a San Vitale. E neppure Mancini all’obitorio… E poi, il capo sono io. Mi autorizzo due ore di libertà! Hotel Pacific. Uh! Era tempo che non passavo davanti a questo albergo. Capita a cecio in tema di morti “singolari”: qui una mattina abbiamo trovato un ufficialone sovietico morto d’infarto dopo essersi fatto prendere a calci sulle palle da una troia serba per buona parte della nottata! 1 Come prevedevo, Standa è chiusa. Forse il tabaccaio di fronte vende pure profumi… «Una busta di Clan aromatico e… avete profumi da uomo?» Il tabaccaio, gentile, mi chiede quale desideri. «Ce l’ha il Tabacco d’Harar?» Non ce l’ha. Dice che hanno Atkinsons, lavanda e colonia, Monsieur de Givenchy in confezione regalo, Brut e anche… Pino Silvestre. Non credo che comprerò più Pino Silvestre dopo averlo visto dove l’ho visto oggi! Peccato per il Tabacco d’Harar. Lo so che è quello che usa Fantozzi per conquistare la Silvani, ma a me piace! Prendo solo il Clan. La pipa s’è spenta. Perché non c’erano le chiavi di casa del signor Mancini? A che scopo le avrebbe prese l’assassino? Assassina… “In un mondo che non ci vuole più il mio canto libero sei tu E l’immensità si apre intorno a noi al di là del limite degli occhi tuoi Nasce il sentimento nasce in mezzo al pianto e s’innalza altissimo e va…” «Nonno! Guarda mamma, c’è nonno!» Sobbalzo come un’educanda sorpresa a leggere i libri del Mantegazza! Ma non ero io a dover fare la sorpresa? Che bello stringere al cuore una nipotina come la mia! «Che fai da queste parti, papà?» «Lavoro. Avete tempo per un caffè?» «Andiamo al baretto davanti scuola, così poi le prendo la pizza per la merenda all’alimentari.» «Da Renato, mamma?» «Sì.» «Benissimo.» «Poco fa ho sentito al Giornale Radio della bomba di stanotte. Ho chiamato mamma, dice che sei andato pure te. Che mascalzoni!» «Mascalzoni è poco! Meno male che la riunione della giunta era finita da un po’. Chissà, forse hanno sbagliato a regolare il timer! E grazie a Dio il temporalone ha tenuto lontani i turisti dalla piazza, per quelli non c’è orario! Anche se, lo dicevo pure con i colleghi, sono convinto che stavolta volevano colpire il Campidoglio come simbolo, per via del sindaco di sinistra…» «Ormai Roma è assediata…» «Che vuol dire assediata?» domanda Anita. «Vuol dire… circondata, prigioniera del nemico. Non avete studiato in storia l’assedio di Troia, l’assedio di Cartagine?» «A me mi piace più geografia.» «A me mi non si dice!» L’incontro con figlia e nipote mi ha messo di buon umore. Benché non possa negare che di tanto in tanto le immagini di quel Mancini mi tornino agli occhi con la violenza di un cazzotto allo stomaco. Di nuovo a San Vitale. Cipriani-strizzacervelli mi ascolta ghiotto. Secondo lui non è da escludere che il morto avesse “gusti particolari” in fatto di sesso e che la sua fine possa essere la conseguenza di “certe tendenze”… Potrebbe essersi spinto troppo oltre con qualcuno, probabilmente una prostituta. Ce ne sono che si prestano a giochi sadomasochistici però, si capisce, pure pagando si deve restare entro certi limiti. La faccenda del Pino Silvestre, sempre a detta di Cipriani, può benissimo far parte di un “gioco” cominciato di concerto e finito in tragedia. «Se ha un amico medico o infermiere, capo, si faccia raccontare quanta gente arriva al pronto soccorso con un po’ di tutto infilato nei ricetti naturali: tappi, bottiglie, pesci, pallette, pennarelli… persino lampadine!» «Questo lo so pure io – lo blocco prima che mi faccia l’inventario di un emporio – però quella boccetta, poi neanche tanto “etta”, gli deve aver fatto un male cane. Sempre ammesso che gliela abbia inserita da vivo, cioè prima dell’altro… servizio!» «Non c’è dubbio, capo, ma la cosa non esclude che sulle prime potessero essere d’accordo. Lei stesso ha detto che non c’è traccia di lotta.» «È vero.» «Mi ha detto pure che la casa del portiere era chiusa a chiave; ciò vuol dire con buone probabilità che lui abbia chiuso prima di andare spontaneamente in guardiola con la persona che poi lo ha ucciso; oppure l’omicida era tanto in confidenza con la vittima da aver usato lui le chiavi che poi, per un motivo o per un altro, s’è portate appresso.» «Sì, è plausibile. Chissà perché non sono rimasti in casa invece di andare in quel loculo…» «Spiegazioni ce ne possono essere a bizzeffe. Dalle più astruse, tipo… ci sono individui che si eccitano a far sesso in luoghi squallidi, sporchi e puzzolenti! C’è un sacco di gente, uomini e donne, che si arrapa nei gabinetti pubblici, nei vespasiani… Oppure ci può essere un motivo più spiccio: di certo l’appartamento condivide le pareti con altre case, la guardiola, come lei mi ha riferito, si trova invece in mezzo alla corte: eventuali grida non sarebbero state sentite…» «Lei ha due lauree, Cipriani, mentre io i gradi me li sono presi sgobbando nella bassa forza… mi giudica male se me ne esco con una considerazione da casalinga tipo “dove andremo a finire”?» «Non la giudico male, capo. Anzi, non la giudico affatto e, se permette, mi unisco al coro con un bel “non c’è più religione”!» Ci interrompe lo squillo del telefono, sennò saremmo arrivati a “non ci stanno più le mezze stagioni”. Era il dottor Paselli. Ha pensato bene di farmi sapere che il fu Alfredo Mancini, oltre alle già note lesioni, presenta un trauma alla nuca. Secondo lui, la vittima ha ricevuto una sonora botta in testa che potrebbe avergli fatto perdere i sensi prima che gli strappassero il pipo a mozzichi. Inoltre, sui polsi ci sono evidenti segni di ammanettamento. L’assassino gli aveva bloccato le mani «con un filo di nylon tipo quelli per stendere la biancheria» ipotizza Paselli, di certo per tema che, pur stordito, potesse reagire al momento della micidiale amputazione. Paselli non sa bene stabilire, invece, se il Pino Silvestre gli sia stato applicato nello sfintere prima o dopo. Opterebbe comunque per il prima in base ad alcune cicatrici e altre simili tracce rinvenute in loco «a testimonianza di una pregressa attività di natura sadomasochistica e/o omosessuale.» Tradotto: non era la prima volta che qualcuno o qualcosa andava a spasso nel didietro del signor Mancini. Cosa, a pensarci bene, che nulla aggiunge e nulla toglie all’atroce squallore di questo delitto. Al massimo aiuta a mettere meglio a fuoco la personalità del portinaio che può darsi non sia stato lo scapolo sempliciotto venuto dal Soratte attestato dai suoi resti mortali, dalla spoglia dimora e dalle affermazioni di chi lo conosceva. Non che ci sperassi, ma una telefonata a quelli della Scientifica, dopo aver finito di parlare con Paselli, conferma che nessuna impronta significativa è stata rilevata sulla bottiglietta di Pino Silvestre – la bestia aveva i guanti o ogni traccia si è cancellata con la diabolica manovra? – e nessuna delle altre cose repertate indica la presenza di una persona estranea. A parte il delitto in sé, si capisce. Nella norma, pure questo! Come si può trovare putacaso un capello o che so io appartenente all’assassino se la Scientifica arriva quando tutti hanno ballato il twist sulla scena del crimine? Evviva l’Italia! Ho la nausea. Mi dà fastidio pure Cipriani con la sua curiosità e le sue argomentazioni sociopsicologiche. Lo congedo con garbata decisione e prendo il telefono. «Elisabetta?» «Papà!» «Riesci a liberarti per pranzo?» «Oggi in effetti è una giornata tranquilla. Il capo è a Milano… Direi di sì. Devo andare a prendere Anita a scuola… Ma perché, cos’hai in mente?» «Beh, sai, più tardi devo fare un salto a Via Ottaviano, alla sede del MSI…» «Stai attento con i fascisti!» «Sta’ tranquilla, la politica non c’entra. E poi, in questo caso il fascista è la vittima. Uno ammazzato in modo atroce a Via Angelo Emo. Per questo stamattina stavo dalle parti vostre. Non ho voluto dirlo davanti a Anita…» «Ah, sì. L’ha detto il GR poco fa. Un regolamento di conti tra omosessuali, vero?» «Porca mignotta! Quelli della RAI sanno tutto e già hanno chiuso il caso! Mi domando perché un bel giorno non si trasferiscano tutti a San Vitale mentre noi traslochiamo a Viale Mazzini! Non è vero niente: non sappiamo chi lo ha ucciso e tantomeno perché. Sappiamo solo che è stato torturato in un modo che mi vergogno a riferirti…» «Non preoccuparti. Ma… dicevi del pranzo?» «Dicevo che se ti liberi potremmo andare a mangiare due spaghetti in quella trattoria a Via Cipro…» «Casa Loma?» «Precisamente. Prendiamo Anita a scuola e andiamo. Ora lo dico a mamma, così ci raggiunge.» «D’accordo. Anita esce a un quarto all’una.» «Ci vediamo un po’ prima alla Vico, allora. Va bene?» «Benissimo. A più tardi.» «Ciao.» Rigatoni… vermicelli pomodoro e basilico con il riccetto di burro sopra… M’è passata la nausea! «Pronto, Marietta? A mezzogiorno e venti Elisabetta ci aspetta a scuola di Anita per andare tutti da Casa Loma. Ci raggiungi?» «Come?! A che si deve ’sta improvvisata? E il morto di stamattina?» «Embè… appunto: quello ormai è morto! Lo abbiamo trovato, lo abbiamo identificato e adesso sta all’obitorio con l’amico Paselli che sta cercando di farsi dire cosa sia successo! Per il resto… è venerdì e domani, se non ammazzano qualcun altro e non c’è qualche corteo dove si pigliano a randellate, dovrei essere libero… Vive la liberté!» «Oggi sei frizzantino, eh!» «Te l’ho detto: aria di libertà! Allora, ci raggiungi?» «Fammi pensare… sono già le undici e un quarto. Se prendo il 32…» «Prendi un tassì. Poi il pomeriggio te ne stai con loro e quando avrò finito con i missini passerò a prenderti.» «Che devi fare con i missini?» «Ah, già, non te l’ho ancora detto: debbo andare alla sezione di Via Ottaviano per controllare alcune cosette sul conto del morto di Via Angelo Emo.» «L’hanno ammazzato i fascisti?» «No. Era lui fascista. Tessera numero 9797 del MSI, ce l’ho qui davanti!» «Portati la pistola….» «E perché? Sai bene che detesto portarla. Solo quando è assolutamente necessario…» «Per sicurezza, sai quelli…» «Figurati! Prima di tutto vado là perché sto cercando di acchiappare l’assassino di un loro camerata… Inoltre, a differenza di loro, io non ho bisogno di essere armato o di incutere paura per guardare in faccia chi ho di fronte! Sai come la penso: la violenza è il vocabolario dei cretini!» «Sono d’accordo, io. Il problema è che non la pensano allo stesso modo i NAR, le BR e tutti i cretini figli di buona donna che sparano per davvero!» «Allora, lo chiami ’sto tassì? Guarda che fai tardi!» «Lo chiamo, lo chiamo. Ciao, capoccione cocciuto che non sei altro!» «Ci vediamo alla scuola.» «Sì, alla scuola, signor mulo!» «A più tardi, signora Soccodato.» Dopo che la consorte ha attaccato, rivolgo il solito sberleffo a quello che è di turno a spiarmi il telefono: «agente doppio zero? PRRRR!» Non so chi sia né per chi lavori, ma di sicuro c’è. Magari dovrei cominciare a chiamare Marietta “signora Soccodato”, come ho fatto poc’anzi, allo stesso modo di Maigret che chiama la moglie “signora Maigret”… Meglio di no: sarebbe la volta che mi manda a quel paese sul serio! Rileggo due-tre volte il fascicolo su Alfredo Mancini venuto dall’archivio. Poche righe per un’esistenza piatta, non fosse per due anni di guerra in Africa che ha fatto con la Milizia e per la fuga a Salò dopo il 25 luglio. Da allora, unica notizia è l’iscrizione al MSI che risale al 1955. Se non fosse iscritto al Movimento Sociale, forse neppure ci sarebbe la sua scheda, qui da noi.
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