Capitolo 1

1057 Parole
Sento la sveglia suonare e come tutte le sante mattine, allungo a fatica la mano verso il comodino per zittirla. Mi dimentico sempre di metterla più vicina al letto, invece mi ritrovo a fare stretching tutte le volte. Sono solo le sei e mezza del mattino, ma io devo alzarmi per andare a scuola. Mi stropiccio un po’ gli occhi e poi scendo dal letto, come al solito prendo i panni preparati la sera prima e piegati sulla scrivania per andare in bagno e fare una doccia, l’unica cosa in grado di svegliarmi insieme al caffè. Mi trucco un po’ solo per nascondere le occhiaie e scendo al piano di sotto trovando Lucy che prepara la colazione, ormai già vestita, in solo mezzora. "Buongiorno Lucy"  la saluto con un sorriso, mentre vedo che sta già preparando la colazione. Non ho idea di come riesca a essere così attiva di mattina. "Buongiorno tesoro" sorrise anche lei, voltandosi verso di me, mentre tiene ancora la padella con la mano destra. "Ho preparato i pancake, mangi?" chiede entusiasta. "Certo! I tuoi pancake non me li perderei per nessuna ragione al mondo" Ci sediamo a tavola e ci gustiamo quell'ottima colazione che ha preparato la mia migliore amica.Io e Lucy ci siamo conosciute proprio quando sono arrivata a Londra; lei è la figlia delle persone che mi hanno ospitata in quanto ragazza alla pari. Abbiamo legato fin da subito, come sorelle. Per questo quando ho deciso di voler provare a vivere da sola, senza tornare a Dublino dai miei, lei è venuta con me, supportandomi sin dall’inizio. Alle sette e mezzo, finita la colazione usciamo da casa dirigendoci verso la scuola con la macchina della mia amica. Alle otto, siamo già in aula ad aspettare la professoressa Jones, per iniziare la nostra lezione preferita: psicologia criminale. Dopo un quarto d'ora la nostra professoressa si presenta in classe, con una strana fretta. "Buongiorno ragazzi!" "Buongiorno professoressa Jones." Rispondiamo in coro. "Ho una notizia da darvi, quindi per favore, prestatemi attenzione." Tutta la classe si concentra su di lei, senza fare nemmeno il minimo rumore, aspettando la notizia. "Come ben sapete, io insegno psicologia criminale e visto che siamo all'ultimo anno, è il caso di fare uno stage, un po’ diverso da quelli dei due anni precedenti. Ovviamente vi starete chiedendo dove e come. Bene, domani andremo nel carcere più grande della città, che si trova poco fuori dal centro della città." Al suono di quelle parole sbarro gli occhi e mi giro subito verso Lucy, notando sul suo viso la mia stessa espressione stupita. Nella classe si alza un chiacchiericcio, fatto di sussurri sconcertati; tutti siamo spiazzati da questa notizia, insomma, io ho sempre studiato, sono un'alunna modello, ma questo sembra esagerato persino per me … non è forse pericoloso? O troppo avventato vista la nostra preparazione? Siamo sempre liceali in fin dei conti. "Fate silenzio!" Urla la Jones e ovviamente la classe si ammutolisce immediatamente. "Ad ognuno di voi sarà assegnato un detenuto, nessuno di pericoloso, che ha già scontato la pena ed è  in procinto di uscire. Voi dovrete prendere delle informazioni sul loro arresto, su come hanno passato la loro punizione, sui loro pensieri. Insomma dovrete finalmente mettere in pratica il vostro studio, lavorando sul campo." Messa così sembra una cosa sicura, anzi, interessante. Finalmente ho la possibilità di emergere e dimostrare alla professoressa Jones, e a me stessa, che sono perfetta per questo lavoro. * * * Le sei ore scolastiche passano e come quasi tutti i giorni, Lucy mi da uno strappo fino alla caffetteria dove lavoro. Il mio collega è già dietro al bancone che mi aspetta con un sorriso enorme stampato sul volto. "Hey Amber!" mi saluta allegro. "Ciao Edward! Credevo fosse mio il turno pomeridiano, come mai sei qui?" lo guardo leggermente confusa ma divertita. "Beh, oggi non avevo niente da fare e mi servono un po' di straordinari, poi mi fa piacere aiutarti, so che c'è tanta gente il pomeriggio. Ti dispiace?" "Ma figurati! Anzi, è molto gentile da parte tua, grazie." gli sorrido e lui ricambia prontamente, mostrandomi le sue adorabili fossette. Edward è un ragazzo dolce, ha 24 anni e lavora qui per pagarsi gli studi universitari e la stanzetta che ha affittato. Devo ammettere che oltre a essere sempre gentile, è anche molto affascinante. È difficile rimanere indifferente davanti i suoi occhi verdi magnetici e il suo bel sorriso contagioso. Un tipo ideale, senza dubbio, ma non l'ho mai visto come qualcosa di più se non un amico. * * * Il turno è quasi finito, stavamo per chiudere il locale, mentre sistemo le ultime tazze sullo scaffale, Edward si avvicina. "Ti serve un passaggio?" chiede con premura. “Non voglio disturbarti.” “Nessun disturbo Amber, anzi, mi fa piacere." "In questo caso, accetto volentieri." Dopo aver chiuso per bene, montiamo sulla sua auto e in quarto d’ora, passato tra una chiacchiera e l’altra sui nostri rispettivi passatempo nei momenti in cui non studiamo o lavoriamo, siamo giunti davanti il palazzo dove si trova il mio appartamento. "Grazie ancora per il passaggio, Edward." "Di niente... mhh ... Amber?" "Si?" "Ti andrebbe di andare a cena insieme domani sera?" mi chiede leggermente imbarazzato, tanto da avere le guance leggermente rosse, illuminate dalla luce interna dell’auto. Ci penso un attimo e non trovo nessuna motivazione per rifiutare. "Certo, mi farebbe molto piacere." Gli rispondo e senza dargli tempo, con un veloce bacio sulla guancia, scendo dall’auto. Rientro a casa e mi poggio alla porta, chiusa dietro le mie spalle. Lucy è ancora sveglia, sta bevendo una delle sue tisane. "Amb! Tutto bene a lavoro?" mi chiede. “Ciao Lu, tutto bene. Tu? Come stai?” "Tutto bene, sono solo un po’ stanca, avevo dei compiti da recuperare. Tu piuttosto … devi dirmi qualcosa?" "Perché me lo chiedi?" "Perché hai uno strano sorriso, non ti fanno male le guance?" Beccata. "Edward mi ha chiesto di uscire." Dico tutto d’un fiato. "Cosa!? Oh mio Dio, sei seria?" Così passiamo tutta la serata a parlare del mio imminente appuntamento e poi ci mettiamo a letto, l’indomani avremmo affrontato il primo giorno di stage, e si, sono leggermente nervosa, chissà chi mi troverò davanti … 
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