CAPITOLO 1
Secoli prima:
“Restate con vostra madre,” ordinò Creja, per poi rivolgersi alla sua compagna. “Non farli uscire.”
“Non lo farò,” rispose Lyla con voce bassa e preoccupata. “Tu stai attento.”
Lo sguardo di Creja si addolcì e lui allungò una mano per passare le dita sulla morbida guancia della sua compagna. La sua espressione cupa tradiva l’impresa pericolosa e difficile che lo attendeva. Si tirò indietro quando sentì nuovamente il suono dei corni. Il suo sguardo passò sui suoi due giovani figli. I bambini guardarono con occhi colmi di meraviglia ed entusiasmo mentre il simbionte del padre cominciava a dissolversi e a formare un’armatura protettiva attorno a lui.
“Che succede, padre?” chiese curioso Cree. “Il villaggio è sotto attacco?”
“Possiamo dare una mano,” aggiunse sorridendo Calo. “Io e Cree siamo molto veloci.”
“No,” rispose energicamente Creja mentre apriva la porta della loro piccola dimora. “Restate con vostra madre. Ho bisogno che la proteggiate.”
Calo annuì con disappunto, mentre Cree sfiorò il coltello che portava alla vita. Il loro padre aveva donato a ciascuno un coltello di buona fattura, con una lama forgiata in maniera speciale e un’impugnatura d’osso dall’intaglio complesso, con draghi appaiati che si vi avvolgevano attorno, per il loro dodicesimo anno di vita, il mese prima. Lui e Creon si erano esercitati con il loro padre nell’utilizzo di quelle armi. Entrambi avrebbero protetto la loro madre a costo della vita.
“Sì,” disse Calo, lanciando una breve occhiata al suo gemello. “Non lasceremo che le succeda nulla.”
“Creja,” cominciò a dire Lyla prima di allungare una mano e sfiorare le labbra del suo compagno con un rapido bacio. “Torna da me.”
“Lo farò,” promise Creja prima di uscire dalla casetta. “Tieni dentro i ragazzi. Non voglio che vedano.”
“Va bene,” sussurrò Lyla, osservando con il cuore pesante il suo compagno che assumeva la forma draconica.
“Madre,” esclamò Cree alle sue spalle a bassa voce. “Che succede? Perché suonano i corni? Il villaggio è sotto attacco?”
Lyla si voltò per un singolo istante a guardare suo figlio maggiore. “Sì, è sotto attacco. Vostro padre e gli altri maschi si prenderanno cura… della situazione. Forza, torniamo dentro,” disse.
“Chi ci ha attaccato?” chiese Calo, sbirciando fuori dalla finestra. “E perché?”
“Allontanati dalla finestra, Calo,” ordinò Lyla. “Forza, venite ad aiutarmi a pulire la cucina.”
“Quello è un lavoro da donne,” gemette Calo. “Dovremmo essere noi ad aiutare nostro padre e gli altri a proteggere il villaggio.”
Lyla si voltò e guardò accigliata suo figlio minore. Dopo essersi messa le mani sui fianchi, lo fissò fino a quando lui non cominciò a spostare il peso del corpo da un piede all’altro. Le labbra di Lyla erano serrate in un’espressione di disapprovazione.
“Mi dispiace, madre,” mormorò Calo, chinando il capo. “Non volevo risponderti male.”
“Saper pulire e cucinare è importante come saper combattere,” ammonì Lyla a voce bassa, ma severa. “Alla Dea piacendo, vivrete la quotidianità più che la battaglia. Tuo padre non sarebbe contento di sentirti dire una cosa del genere.”
“Ho detto che mi dispiace,” protestò Calo, cercando con lo sguardo il sostegno di Cree.
“Puliamo noi,” si offrì Cree. “Vieni, Calo.”
Calo aprì la bocca per protestare, ma annuì quando colse l’occhiata calcolatrice negli occhi di suo fratello. Guardò sua madre e le rivolse un sorriso spontaneo, storto. Quello che la faceva sempre sorridere.
“Se siete sicuri,” rispose Lyla, lanciando ai suoi due figli uno sguardo leggermente insospettito. “Ho qualche rammendo da fare. Voi due trattate male i vostri vestiti.”
“Puliamo subito,” promise Calo.
“D’accordo, se siete sicuri,” rispose Lyla. “Grazie.”
Cree e Calo osservarono la loro madre uscire dalla stanza e salire i gradini di legno lucido che si curvavano verso il primo piano. Cree afferrò il braccio di Calo e lo trascinò in cucina. Una volta sicuro che furono soli, si rivolse al suo gemello.
“Dobbiamo sbrigarci,” borbottò.
“Perché? E perché hai detto che avremmo pulito? Sai che odio pulire,” brontolò Calo, dando un calcio a una sedia. “Secondo te, cosa sta succedendo? Perché qualcuno ha attaccato il nostro villaggio?”
“Le ho detto che avremmo pulito la cucina per evitare che nostro padre ti facesse il culo,” osservò Cree mentre prendeva i piatti vuoti dalla tavola.
“Non volevo risponderle male,” borbottò Calo sulla difensiva.
Lavorarono in silenzio per un’ora, pulendo la cucina fino a farla brillare. I loro occhi continuavano a correre alla finestra, dove grandi colonne di fumo nero si sollevavano al di sopra degli alberi e della nebbia. Il villaggio distava diversi chilometri dalla loro casetta, ma i piatti sbatacchiavano a causa delle esplosioni che scuotevano la terra. Sebbene i corni che avevano dato l’allarme ora tacessero, il ruggito dei draghi che combattevano si udiva persino con le finestre chiuse.
Calo aveva cominciato a cantare una delle canzoni di guerra dei guerrieri per nascondere il nervosismo. Si interruppe quando una forte esplosione fece tremare la terra. Era più potente di tutte le altre. Calo spalancò per un momento gli occhi prima di correre alla finestra.
“Che cos’era?” chiese, guardando verso Cree.
“Non lo so,” rispose Cree, spintonando Calo in modo che potesse guardare anche lui.
Entrambi si voltarono quando udirono un suono basso alle loro spalle. La loro madre era sulla soglia, tesa e pallida in viso. Le tremavano le mani mentre si aggiustava una ciocca di capelli neri. Dall’altra mano penzolava una delle camicie di Calo.
“Voi due state qui,” mormorò la donna.
“Madre, cosa c’è?” chiese titubante Calo.
“Vostro padre… Devo andare da vostro padre,” rispose Lyla in tono frastornato.
“Padre,” fece per dire Cree, ma la loro madre si era già voltata verso l’ingresso. “Madre…”
“Proteggetevi a vicenda,” sussurrò lei prima di aprire la porta e trasformarsi in un drago dalle scaglie di un tenue color lavanda.
“Cree,” ringhiò Calo in preda alla frustrazione. “Credi che sia successo qualcosa a nostro padre?”
Cree guardò il suo gemello con gli occhi d’oro scuro colmi di ansia. Quelli di Calo riflettevano la stessa emozione. Entrambi i loro simbionti, non ancora completamente cresciuti, vennero a mettersi accanto loro.
Scambiandosi un cenno silenzioso, entrambi si voltarono e corsero verso la porta. Nel giro di pochi istanti, due identici draghi nero e topazio coperti di armatura dorata spiccarono il volo. I draghi si mossero come un solo essere mentre sfrecciavano attraverso la foresta coperta di nebbia lungo la base delle Grandi Montagne Settentrionali, diretti verso il rumore della battaglia.
* * *
Creja si contorse mentre gli artigli robusti e seghettati del drago con cui era ingaggiato in combattimento cercavano di sventrarlo. Aveva già un taglio lungo e profondo sulla coscia sinistra, che inzuppava il terreno di sangue. Il suo simbionte stava cercando di arrestare l’emorragia.
Grugnì quando l’enorme drago sferzò con la coda e gliela avvolse attorno alla caviglia. Lanciò un’imprecazione sentendo il corpo sollevarsi da terra. Venne scagliato contro un grosso albero e l’impatto lo stordì. Scuotendo la testa, ruggì mentre otto altri draghi cercavano di trattenere il drago verde e bianco impazzito. Dopo essersi trasformato, gridò per chiamare in aiuto altri uomini.
“Portate le catene,” ordinò Creja. “Assicuratevi che i simbionti siano contenuti.”
Il drago verde e bianco esalò un getto di fuoco ardente verso tre uomini che stavano cercando di girargli attorno. La rete che finalmente erano riusciti a buttargli addosso reggeva, ma non avrebbe trattenuto a lungo il drago furioso. Lo sguardo di Creja corse all’altro drago verde e bianco che giaceva senza vita in mezzo alle rovine fumanti della casetta. Aveva una ferita spalancata lungo il collo e le lunghe aste spezzate di tre lance gli sporgevano dal petto.
“Creja, i simbionti sono contenuti. Dobbiamo spostarli,” chiamò Bane dalla parte opposta.
“Portateli via da qui,” ordinò Creja, incapace di guardare l’angoscia che lacerava il suo amico. Non voleva che Bane assistesse alla morte dell’altro suo figlio. “Ordinate ai vostri simbionti di riportarli alla Sacerdotessa. Solo lady Morian o la Dea stessa possono controllarli, ora.”
“Avete sentito: portateli via,” gridò Bane con voce roca. Il suo sguardo corse per un attimo al figlio maggiore prima di spostarsi sul fratello gemello. “Dea, perdonali e accoglili accanto a te.” Dopo essersi trasformato, si concentrò sul prevenire ulteriori morti.
Creja diede una breve occhiata al gruppo di simbionti che si erano congiunti nel tentativo di contenere i due che cercavano di tornare dai loro Draghi Gemelli. I suoi occhi si trasformarono in tempo per vedere Barrack sferzare in un arco letale verso uno degli uomini che cercavano di trattenerlo.
Creja si lanciò a spingere via l’uomo. Il movimento salvò la vita dell’altro guerriero, ma il grido ferito di Creja riecheggiò nel villaggio quando gli spuntoni sulla coda del drago tranciarono i tendini e i muscoli lungo il suo fianco. Sapeva che il suo simbionte era già indebolito dalla battaglia e dalla suddivisione: ne aveva lasciato metà a proteggere la sua compagna e i suoi figli.
“Creja!” gridò Barrack con voce roca.
Creja rotolò sulla schiena e fissò il cielo opaco e pieno di fumo. Sentiva la vita che lo abbandonava lentamente mentre il suo sangue inzuppava il terreno. Un basso grido gli risuonò nella mente. Il calore lo circondò quando Lyla si protese verso di lui.
È troppo pericoloso che tu venga da me, sussurrò. Cree e Calo…
Hanno bisogno di tutti e due, insistette Lyla. Io non posso sopravvivere senza di te. Rimarrebbero orfani prima di poter crescere.
Creja voltò la testa per fissare gli occhi scuri e colmi di follia di Barrack, che aveva riassunto la forma a due gambe. Il grido che lanciò per la morte del gemello mandò brividi lungo la schiena di Creja.
“Ecco quello che ti aspetta, Creja,” gridò Barrack in un breve momento di lucidità in mezzo al dolore e alla follia. “I tuoi figli faranno la fine mia e di Brogan. Abbi pietà di loro: uccidili subito. Uccidi Cree e Calo prima che le loro menti vengano divorate dal dolore, dall’angoscia, dall’oscurità eterna che succhia la vita.” La voce di Barrack si ruppe mentre spostava lo sguardo dal fratello morto al punto in cui giaceva Creja. “Né noi né i nostri simbionti potevamo controllarlo. La sofferenza costante della solitudine distrugge l’anima del drago. La creatura ha bisogno della sua compagna. E non è mai esistita una vera compagna per due Draghi Gemelli. Viviamo solo per combattere e preghiamo di morire in battaglia prima che l’oscurità ci divori. Tu hai negato questo sollievo a me e a mio fratello. Non negarlo ai tuoi figli. Se lo farai, li condannerai alla stessa follia. I Draghi Gemelli sono destinati a morire di morte violenta. Abbi pietà e risparmiali, Creja. Uccidi Cree e Calo ora, prima di doverlo fare più tardi. Fai ciò che nostro padre non ha potuto fare.”
“Dategli il colpo di grazia,” ordinò Creja con voce flebile, voltandosi per tornare a fissare il cielo sempre più buio.
Il ruggito di Barrack fu interrotto bruscamente. Creja sbatté le palpebre diverse volte per trattenere il bruciore agli occhi. Nel profondo di sé, sapeva che Barrack aveva detto il vero. Sapeva a quale futuro andavano incontro i suoi figli. E sapeva che, un giorno, avrebbe potuto essere costretto a dare lo stesso ordine per concludere le loro, di vite.
Ma non ancora, sussurrò la dolce voce di Lyla mentre si inginocchiava al suo fianco. La Dea potrebbe avere compassione di loro e donare loro una vera compagna.
Creja sospiro e voltò la guancia contro il palmo della mano della sua splendida compagna. Il simbionte, ora completo, si posò sulla ferita devastante al fianco e su quella alla gamba e cominciò a guarirlo. Creja sentiva il tepore e l’energia scorrere dentro di lui. E sentiva l’essenza della sua compagna avvolta attorno alla propria, che gli imponeva di restare al mondo fino a quando il suo corpo non fosse guarito.
“Cree, Calo?” chiese Creja con voce roca.
“Stanno pulendo la cucina,” sussurrò Lyla mentre si chinava su di lui e gli accarezzava teneramente la fronte. “Calo sta imparando che le pulizie non sono lavori da donna.”
Creja fece una smorfia quando gli sfuggì una breve risata. Un tempo, aveva detto alla sua compagna la stessa cosa, poco prima che lei gliele cantasse. Il suo sguardo si intenerì mentre inalava profondamente. Nonostante avessero trascorso tanti anni insieme, sentiva ancora il magnetismo della sua vera compagna. Era terribile pensare che i suoi figli non avrebbero mai conosciuto quella sensazione di completezza.
“Non possiamo saperlo,” sussurrò Lyla.
“Hai visto…” fece per dire Creja prima di interrompersi quando Lyla gli posò con delicatezza le dita sulle labbra.
“Nel profondo del mio cuore, so che troveranno la loro vera compagna,” insistette Lyla.
“Spero che tu abbia ragione.”
Creja si rilassò contro il terreno e permise al calore di Lyla e al tocco del suo simbionte di continuare a salvargli la vita. Era debole e, se la sua compagna e il suo simbionte non fossero arrivati in tempo, sarebbe morto.
Il suo pensiero andò ai fratelli gemelli che giacevano privi di vita a pochi metri da lui. Avevano solo pochi secoli. Creja era con Bane la notte in cui erano nati. E gli aveva promesso che, se necessario, avrebbe svolto il compito che sarebbe dovuto toccare a Bane.
Bane gli aveva fatto la stessa promessa quando erano nati i suoi, di gemelli. Entrambi temevano che non avrebbero avuto la forza di ordinare la morte dei loro stessi piccoli. Ora, le parole di Barrack tormentavano Creja. I Draghi Gemelli erano quasi inarrestabili in battaglia. La distruzione provocata dai due nello scontro con i guerrieri del villaggio lo dimostrava. I gemelli si erano trovati in inferiorità numerica schiacciante; ciononostante, c’erano voluti tutti gli uomini abili del villaggio per fermarli.
Il senso di colpa lo tormentava. Sapeva che i fratelli erano sempre meno stabili. Il consiglio del villaggio, da lui presieduto, aveva discusso della situazione. I gemelli avevano di recente rivolto le loro attenzioni verso Mula, una delle giovani del villaggio.
Brogan si era rivolto al padre della ragazza, sostenendo che lei fosse la vera compagna sua e di Barrack, sebbene i loro simbionti non volessero avere nulla a che fare con lei. La ragazza e i suoi genitori, temendo per la sicurezza di lei, avevano chiesto protezione dai gemelli. Creja aveva avuto un confronto con i fratelli quando Brogan aveva cercato di avvicinare Mula e aveva spiegato loro che era stata proprio la ragazza a chiedere protezione. Brogan aveva cominciato ad alterarsi. Solo l’intervento di Barrack aveva scongiurato lo scoppio della violenza. Ciononostante, Creja aveva visto tracce di follia nello sguardo di Brogan.
Ora, il filo sottile della sanità mentale di Brogan si era spezzato. Aveva aggredito Mula. L’angoscia lo travolse quando voltò la testa verso i resti bruciati della casa della ragazza. Lei e sua madre erano fuggite mentre il padre di Mula tratteneva il drago furioso. Barrack non aveva avuto altra scelta che proteggere suo fratello quando gli uomini del villaggio erano accorsi.
Diversi uomini erano rimasti feriti e quattro uccisi, compreso il padre di Mula. Non ci sarebbe voluto molto prima che la madre della ragazza raggiungesse il suo compagno nell’altro mondo. Un uomo o una donna poteva sopravvivere in caso di morte del proprio vero compagno, ma non il drago. Il drago avrebbe pianto la perdita del compagno o della compagna fino a quando la morte non avrebbe arrestato il dolore. La madre di Mula avrebbe avuto la possibilità di sopravvivere solo se lei e l’uomo non fossero stati veri compagni. Ma Creja dubitava fortemente che quello fosse il caso.
Si rivolse nuovamente a Lyla, che gli teneva la mano. “Dobbiamo proteggere i ragazzi,” disse a fatica. “Gli altri vorranno ucciderli.”
Lyla passò uno sguardo ribelle su coloro che li circondavano e li guardavano. “Allora ce ne andremo,” mormorò. “Ce ne andremo in un posto sicuro.”
* * *
Calo appoggiò la testa al fianco della casetta. Guardò Cree, che stava fissando i resti dei Draghi Gemelli. Erano arrivati in tempo per sentire ciò che Barrack aveva detto al loro padre. Avevano assistito alla sua condanna a morte; gli avevano tagliato la testa. Avevano sentito i mormorii degli altri paesani, che erano d’accordo con Barrack.
“Credi che…?” sussurrò Calo, fissando i resti fumanti del drago verde e bianco.
“No,” rispose Cree mentre una cupa determinazione lo colmava. “Hai sentito cos’ha detto. Moriremo in battaglia, da guerrieri, prima di lasciare che ci accada una cosa del genere. Faremo la scelta più onorevole prima di fare del male a qualcun altro.”
Calo rivolse lo sguardo improvvisamente più maturo a suo fratello. Vedeva il modo in cui Cree stringeva le labbra. Avvertiva quella quieta tristezza che era lo specchio della sua. Da che aveva memoria, il loro padre aveva raccontato loro le leggende dei guerrieri che un giorno ricevevano il dono divino di una vera compagna. Ora si rendeva conto che erano solo… storie.
“Moriremo in battaglia,” concordò Calo, osservando il simbionte del loro padre che guariva l’uomo. “Oppure ci uccideremo a vicenda prima di fare del male a qualcun altro.”