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I compagni di classe la osservarono in silenzio mentre tornava al posto a testa bassa. Ancora una volta quella befana della professoressa di Matematica l'aveva umiliata davanti a tutti; non era questione di rendimento — c'erano altri che andavano peggio — ma di palese ostilità. La Malerba aveva una forte avversione nei suoi confronti, ma perché? Era gelosia per la sua intelligenza o abilità? Era un qualche tipo di trauma personale che alimentava il suo odio? Qualunque fosse la motivazione, era chiaro che la prof non perdeva occasione per dimostrarle il suo disprezzo. Si sentiva calata in un ruolo di capro espiatorio, con i compagni che si dichiaravano solidali ma che in realtà non facevano nulla per aiutarla. Forse la loro mancanza di azione era dovuta alla vigliaccheria di fronte alla figura autoritaria della professoressa, oppure trovavano comodo che ci fosse qualcun altro su cui lasciare che i professori si accanissero. In ogni caso, Giulia si sentiva sola e incompresa, mentre cercava di capire come trovare una via d’uscita da quella situazione difficile.
«Maledetta...» mormorò, sedendosi al posto.
Un giorno te la farò pagare.
Vale le strinse forte la mano per darle coraggio e per ricordarle di non fare sciocchezze, un passo falso poteva costarle la maturità. Avevano concordato quel gesto per non dargliela vinta alla prof: Vale le avrebbe stretto la mano e Giulia avrebbe contato mentalmente fino a dieci, cercando di mantenere l'autocontrollo.
Ancora cinque minuti e l'incubo sarebbe finito, ma Giulia proprio non ce la faceva a sentire quella voce stridula, aveva bisogno di distrarsi. Con la coda dell'occhio osservò lo zaino sotto il banco; con cautela ficcò il braccio all'interno e afferrò il telefono. Tenere acceso il cellulare in classe le sarebbe potuto costare una sanzione disciplinare, ma in quel momento non gliene importava nulla. Lo accese e controllò la posta: le erano arrivate le solite email di spam, ma anche una che destò il suo interesse.
Da:
A:
Oggetto: Il tuo tema natale
Ciao Giulia,
siamo lieti di comunicarti che, grazie alle informazioni che ci hai inviato, siamo stati in grado di calcolare con precisione l'ora della tua nascita. Puoi scaricare l'interpretazione del tuo tema natale da QUI.
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Lo staff di IlMondoDiLulz
La professoressa stava dettando i compiti per casa e Giulia fece finta di prendere appunti, tanto poi se li sarebbe fatti dare da Vale; in realtà, era intenta a sbirciare la carta astrale che aveva appena scaricato sul cellulare. Sotto al grafico era riportata l'interpretazione dell'ascendente e delle posizioni dei pianeti, con le relative caratteristiche del segno. Rimase sbalordita da quanto fosse verosimile ciò che c'era scritto.
Cavolo, ma questa sono proprio io...
Senza alcun indugio scaricò e installò il programma sul cellulare, al termine lo aprì e sul display apparve la figura di un drago avvolto attorno a una mappa astrale.
«Morandi» chiamò ad alta voce la professoressa.
Giulia trasalì e la guardò terrorizzata mentre i compagni si giravano verso di lei.
«Non pensare di farla franca» le disse, «quando meno te lo aspetti ti interrogherò di nuovo; quindi, cerca di farti trovare preparata la prossima volta, o saranno guai seri.»
Giulia rimase basita. Avrebbe voluto risponderle, ma un nodo alla gola glielo impedì, si limitò ad annuire con il capo, mentre con la mano tentava disperatamente di spegnere il cellulare sotto il banco.
Il suono della campanella fu accolto come una liberazione. Non appena la professoressa uscì dall'aula, Giulia si mise a imprecare ad alta voce; dalla rabbia spezzò in due una matita. Vale cercò di rincuorarla, e così fecero le due compagne davanti, ma lei non le stava neanche a sentire; si alzò di scatto, raccolse le sue cose e uscì dalla classe, scura in volto.
«Giulia, Giulia aspetta!» gridò Vale mentre la rincorreva. «Ma ce l'hai con me?» le chiese quando l'ebbe raggiunta.
Giulia continuò a camminare con lo sguardo rivolto verso il pavimento, rallentando il passo. A causa della Malerba rischiava di essere bocciata, nonostante avesse sempre studiato con impegno. Si sentiva ingiustamente giudicata e non riusciva a trovare alcuna logica in quella situazione. Era sola e in balia degli eventi, non sapeva come uscirne e si chiedeva se meritasse tutto ciò. Le due si diressero alla palestra restando in silenzio per tutto il tempo.
Sulla soglia c'era il professore di Educazione Fisica intento a far roteare una palla da basket sul dito di una mano. Sembrava contento di vederle.
«Eccole qui, le campionesse» disse con un sorriso radioso.
«No, professore» si affrettò a dire Vale «oggi non è proprio giornata» aggiunse, prendendo Giulia sottobraccio.
«Che è successo?» disse il professore, lanciando uno sguardo preoccupato a Giulia. «Non ti senti bene?»
«Sono a pezzi, professore» disse Giulia, trattenendo a stento le lacrime. «Non so quanto possa resistere ancora con quella.»
«La Malerba» intervenne Vale «ancora una volta l'ha trattata da schifo.»
«Ma si può sapere perché ti ha preso così di punta?» chiese il professore, poggiando una mano sulla spalla di Giulia.
«E che ne so? Forse perché dico le cose in faccia, io» rispose lei, lanciando un'occhiataccia a Vale, che abbassò lo sguardo.
«Vuoi che ci parli io?» le domandò il professore.
«No, professore, grazie. Meglio evitare... cercherò di resistere fino agli esami, sempre che ci arrivi.»
«Non può farti niente» intervenne Vale, «siamo tutti testimoni.»
«Ma chi, voi? Ma se siete dei vigliacchi.»
«Non dire così Giulia, è che tutti noi non vediamo l'ora di uscire da qui, cerca di capire.»
«Dai Giulia, non te la prendere» le disse il professore, dandole un pizzicotto sulla guancia, «ti assicuro che andrà tutto bene... ci penso io» disse poi, facendole l'occhiolino. «Forza, raggiungete gli altri ora. Un po' di esercizio fisico vi farà bene.»
«Professore, le dispiace se oggi non partecipo? Non ne ho proprio voglia.»
Vale si associò alla richiesta: «Anch'io professore, vorrei farle compagnia.»
«Come volete» rispose il professore, «basta che non vi allontaniate dalla palestra.»
«Mettiamoci lì!» disse Vale, indicando i materassini accatastati in un angolo.
«Senti, comunque andasse affanculo la Malerba» tagliò corto Giulia. «Ti devo far vedere una cosa» aggiunse, prendendo il cellulare dallo zaino.
«Ancora con quel coso? Mettilo via, ché se ti vedono passi i guai.»
«Vale, rilassati! Qui non ci rompe le palle nessuno. Dai, siediti!»
Vale si sedette sul materassino di fianco all'amica, e Giulia le mise il cellulare davanti agli occhi.
«Leggi questo e dimmi che ne pensi!»