Bianca - «Michele Riondino»E come potevo non notarlo? Michele Riondino stava lì, in piedi, accanto alla scaletta, una mano mollemente poggiata sulla ringhiera, con quel suo fisico strepitoso e quell’espressione da sciupafemmine impunito.
«Prego» mi ha detto, nel lasciarmi il passo.
L’ho guardato fisso, i miei occhi nei suoi, per una manciata di secondi, incredula se quella visione fosse davvero reale e se mi avesse davvero rivolto la parola. Forse sono stata un po’ sfacciata; sì, credo che abbia notato che sono stata un po’ sfacciata… Ma, insomma, alla fine, chi se ne frega? In fondo tutti gli uomini ci guardano come se volessero farci una tac; per una volta che mi sono lasciata andare a una blanda radiografia, che male c’è? Non capita tutti i giorni di ritrovarsi davanti uno che sembra uscito da una pagina pubblicitaria di mutande Armani: per una volta che capita in versione tridimensionale, vale la pena dargli un’occhiata approfondita.
Ma se la prima volta che l’ho incontrato ho avuto solo modo di dargli una sfacciata e fugace occhiata, la seconda volta che l’ho visto me lo sono guardato per bene. Stavo uscendo dallo spogliatoio femminile, sovrappensiero e poco motivata a nuotare quella sera, perché era stata una giornata faticosa, perché ero stanca, perché fuori pioveva e blablabla (tanto quando non hai voglia di nuotare, qualunque scusa è buona per non farlo!). Ad ogni modo… Stavo uscendo dallo spogliatoio femminile quando, alzando la testa dalla cintura dell’accappatoio che stavo cercando di infilare in uno dei passanti, me lo trovo di fronte: era in piedi, di schiena, proprio davanti a me, fermo a parlare con un suo amico; con l’indice della mano destra faceva roteare in aria la sua cuffia in silicone.
Mi sono fermata a guardarlo e devo dire che, sì, è proprio bello: le spalle ampie e definite, la vita sottile, le gambe lunghe, dritte e toniche…. «Signore, ti ringrazio per questa visione…» ho pensato tra me e me…
«Che fai?»
Ho sentito una voce accanto alla mia destra e mi sono voltata per capire da chi provenisse.
«Oh, Serena! Sei tu… Nulla… Ti aspettavo e osservavo…»
«Panorama notevole, mi pare.»
«Sì, decisamente…»
Serena è una ragazza. No, mi correggo: Serena è una donna, come me, perché dopo i quarant’anni suona fuori luogo definirsi «ragazze». O forse, no? Ragazze o donne che siamo, Serena è, come la sottoscritta, una frequentatrice della piscina durante le ore di nuoto libero. Ci siamo «scontrate» una sera in corsia: io l’ho praticamente colpita con una bracciata di dorso a termine vasca. E, nonostante lo scontro, ci siamo rimaste subito simpatiche: sebbene non ci sia alcuna frequentazione al di fuori della piscina, ogni volta che una delle due decide di andare a nuotare avverte l’altra; e questo è un buon sistema per invogliarci a vicenda e avere un po’ di compagnia durante l’allenamento. È stata lei a convincermi a ritardare di un’ora l’ingresso in acqua: effettivamente la prima ora era sempre troppo affollata ed era più l’impegno che dovevo usare per accodarmi agli altri che quello per nuotare. È stata l’idea di Serena a permettermi di conoscere Luigi. È stata un’ottima idea. O forse non lo è stata affatto…
«Lo conosci?» le ho chiesto.
«No, ma conosco il tipo che sta parlando con lui. Vieni con me: andiamo a salutarlo.»
Ci siamo avvicinate.
«Ciao Simone!» ha esordito Serena.
«Ciao Serena! Come va?»
Mentre i due si salutavano, io ho voluto fare la splendida e senza tanti giri di parole, e con i freni inibitori azzerati, ho allungato la mano destra verso Luigi (di cui ancora ignoravo il nome) e, con un sorriso a 32 denti, ho esclamato:
«Michele, giusto?»
Lui mi ha guardata come se fossi ubriaca e mi ha risposto che no, non si chiamava Michele ma Luigi. Io ho cercato di giustificare la mia euforica uscita spiegandogli che assomiglia tanto, ma proprio tanto, a Michele Riondino; ma Luigi è l’unico italiano a non avere mai visto Montalbano e a ignorare l’esistenza di Riondino.
Il nostro primo approccio non è stato decisamente positivo e io sono tornata a casa un po’ dispiaciuta per aver perso, in modo così plateale, l’occasione di relazionarmi con lui.
Quella sera ho mandato una chat sul gruppo di w******p Noi Tre: è il gruppo con cui comunico con le mie amiche, quelle vere, quelle che frequento dai tempi dal Liceo.
Io
Raga, stasera in piscina ho conosciuto Michele Riondino.
Sì, perché, per me e per le mie amiche, Luigi è rimasto Riondino per diverse settimane a seguire…