Premessa
Premessa«C’era una volta…
– Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.»
Ecco a noi Pinocchio, l’antieroe che si carica del peso di tutte le monellerie dei ragazzi facendo sudare a papà Geppetto le proverbiali sette camicie (che il pover’uomo non ha).
Sempre lui, il burattino birichino che si lascia trasportare come un ciocco di legno spinto dalle correnti: il Gatto e la Volpe, Lucignolo, cattivi compagni che hanno su di lui un ascendente che il disgraziato Grillo Parlante non si sogna neppure.
La vita, in fondo, è una via maestra puntellata di biforcazioni, crocevia, fossi da saltare. Pinocchio prende la strada lunga pensando di imboccarne la scorciatoia, ritrovandosi in un dedalo di situazioni incredibili, talvolta spaventose, sia nel Campo dei Miracoli, nel Paese dei Balocchi o nella pancia del temibile Pesce-Cane, la costante della sua avventura è la conseguenza di un’azione sprovveduta che lo porta inevitabilmente a soffrire e al “pentimento”.
Un gioco che si ripete a ogni promessa infranta e naso allungato, perché il pentimento di un burattino sa dissolversi come neve al sole e al presentarsi di ogni occasione.
Tocca alla buona Fata Turchina, la sua dolce mamma adottiva, perdonarlo e nei casi più estremi trarlo d’impaccio. Senza però strafare: la Fata fa immergere Pinocchio testa e piedi di legno nei guai che lui stesso si è procurato pur di fargli capire che il mondo non è tutto “un panino imburrato di sopra e di sotto”.
Pinocchio ha la testa di legno e ci mette un po’ per capire. Ha però anche un cuore buono e capace di nobili gesti, che sa commuoversi e aprirsi ad altri meno fortunati e pronti a cogliere l’àncora di salvezza quando si presenta.
In fondo, il libro ci parla proprio di questo: commettere errori è umano, perseverare è burattino, almeno finché non si diventa ragazzi veri in carne e ossa e, quindi, elementi attori e non solo spettatori del grande teatrino della vita.
Questo classico intramontabile, capolavoro della letteratura italiana e internazionale, oggi dovremmo leggerlo innanzitutto noi genitori per restituirci una dimensione di consapevolezza e di valori entro cui crescere i nostri adorabili “burattini”; non mi riferisco esclusivamente ai nostri figli, ma anche a noi stessi, ché un po’ burattini siamo.
Jason R. Forbus