TRE – GIORNI PIÙ SEMPLICI-2

2593 Parole
Zane quasi mi disarciona di nuovo dopo una serie di cadute e risalite lungo i crepacci. Infine si abbatte contro il lato di una roccia sporgente, il suo stridio più forte del mio quando ci scontriamo contro di essa. Le sue scaglie sono indistruttibili ma io so che lui si fa male se mi faccio male io… e l’impatto con­tro la roccia è stato doloroso. Questo non è stato molto carino, Drago. Tu mi stai ferendo con la tua armatura là dietro, Valchiria. Di nuovo, il mio cuore soffre per il tono della sua voce mentale. Il pensiero di fare del male a Zane mi fa perdere la presa abbastanza perché lui riesca a scagliarmi via. Giusto un secondo prima che il mio allarme interno esploda, segnalando la sua lingua scandalosamente bugiarda. «Per l’ira di Odino!» urlo mentre lui si rovescia. Afferro una scaglia superiore, che è affilata quanto la mia lama, e grido mentre mi taglia la mano. La ferita comunque non è abbastanza profonda da costringermi a cedere, così mi trovo a volteggiare nel cielo con lui. Gli afferro l’ala in una mossa disperata. Zane ha raddrizzato il volo, ora. Il cielo è su e il terreno è giù e io sento una nuova ondata di speranza mentre la mia mano guarisce e io mi spingo sull’ala. Il vento è una for­za di per sé, visto che stiamo andando contro di esso. Sarà dif­ficile arrivare dall’ala al collo se Zane farà qualunque cosa di diverso dal volare in linea retta, specialmente con una mano fe­rita, anche se sta guarendo. Osservo mentre il mio sangue si mischia con il rosso delle ali e, vedendoci uniti anche in quello, sono ipnotizzata un momento di troppo. Le ali del Drago vanno in verticale, disarcionandomi in una mossa veloce che registro a malapena. Un attimo dopo Zane piomba su di me. Non ho il tempo di riprendermi che mezza tonnellata di Drago è su di me. Vorrei gridare per l’ingiustizia della cosa. Questo doveva essere il mio giorno. Quando i suoi artigli si chiudono delicatamente intorno alle mie ali, lo maledico ancora di più. Zane vola sul campo di at­terraggio, che non è lontano dal nostro castello sulla montagna, e mi ritrovo a guardare il brillare delle stelle, vedendo al con­tempo il mio fallimento. Gli Dei stanno osservando la loro pre­scelta mentre viene battuta ancora e ancora? Se non posso sconfiggere Zane, come posso in nome di Midgard combattere gli Dei quando verrà il momento? Saranno Dei minori, ma di sicuro saranno più potenti di una singola Valchiria nata da una scriba e da un re immortale. Non conta il colore della mia ar­matura. Anche se sono una bizzarria della natura – una guerrie­ra nata da quella coppia – non sono in grado di contrastare gli Dei. Sei stata quasi perfetta, Kara. Devi solo tenere a bada il cuore: non c’è posto per esso in battaglia. Non lo sento nemmeno; mi sento così sgonfia. Quando l’erba mi tocca la schiena sento che potrei piangere – anche se non lo faccio – visto che le lacrime sono spezzate da un sacco di tempo. Sempre così tenero, come se fossi fatta di qualche so­stanza fragile, Zane mi lascia andare e io lo osservo mentre ac­quista la sua forma umana. Afferra i pantaloni dal ramo dell’albero e, anche se dovrei voltarmi mentre si riveste, è da parecchio che non onoro tale richiesta. Dannato Drago e la sua lingua bugiarda! Voglio il mio regalo oggi. Pensavo che sareb­be stato il giorno in cui lo avrei guadagnato. Mi tiro indietro e rilascio l’armatura, avvolgendomi le ali nude intorno al collo. I pantaloni di mussola e la maglia mi danno il prurito e vorrei strapparmi questa divisa odiosa. Ma ho bisogno di libertà di movimento e con questi vestiti ce l’ho. Tuttavia non sembro come le donne che Zane porta a casa… sembro più un uomo. Le mie ali senza corazza sono più belle di qualunque vesti­to e prego che coprano il rossore sul mio viso mentre lui si vol­ta verso di me e mi sorprende a fissarlo. Zane si avvicina e si siede al mio fianco. Continuo a nascondermi, vergognandomi di tutto ciò che sono stata di recente. Il modo in cui mi sento è in cima alla li­sta. La sua pelle brilla di antiche rune e di una leggera patina di sudore alla luce del crepuscolo. Il cuore mi batte forte nel pet­to. So che lui può sentirlo: il suo Drago può sentire ogni cosa. Zane strappa un giunco e comincia a giocherellarci mentre io sbircio dal mio nascondiglio. «Andiamo, Kara, non nasconderti dietro le piume. È il tuo compleanno. Ti prometto che verrà un giorno in cui mi prende­rai. Se te l’avessi concessa, non sarebbe stata una vittoria meri­tata, lo sai», dice, portandomi un ciuffo dietro l’orecchio ap­puntito. «Adesso dimmi, cosa vuole la mia Valchiria quest’anno? Magari posso ancora realizzare il suo desiderio.» Le mie labbra sono congelate e le parole appena sussurrate. «Ma ho perso, Zane. Non merito un dono.» «Credi davvero che ci sia qualcosa che non ti darei? Ho guadagnato una così pessima reputazione nell’ultimo secolo?» «No, è che… pensavo che se ti avessi incatenato avresti fi­nalmente visto qualcosa di diverso da quello che vedi sempre in me. Ma non aveva alcun senso. Torniamo a casa e non rovi­niamo questa notte con i vaneggiamenti di una folle.» I suoi occhi si fissano nei miei con un’intensità che mi fa quasi contorcere a terra. «Dimmi il tuo desiderio, Kara. Per fa­vore…» Sento il calore risalirmi sulle guance, ma prendo un profon­do respiro e lascio che le ali si trasformino in luce di arcobale­no intorno a me. Zane dice che sembrano questo quando sono nascoste. Io non vedo che aria dietro di me. Sollevo le braccia sopra la testa e guardo le stelle scintillare nel cielo. Ora o mai più. «Quest’anno vorrei un bacio. Un bacio vero, Zane. Voglio sentirci la tua anima.» Il giunco si spezza nella sua mano e io mi volto verso di lui. Sta guardando in lontananza nella notte, ma vedo che i suoi oc­chi brillano. Non è la prima volta che ci pensiamo, ma è la prima in cui ho dato voce al mio desiderio. Il silenzio si allunga in una straziante eternità. Sento che potrei scoppiare per l’imbarazzo da un momento all’altro. «Zane, per l’amore degli Dei, di’ qualcosa», riesco appena a mormorare, la voce spezzata. «Kara, io…» Umiliata, mi alzo e apro di nuovo le ali. «Per questo volevo che fosse il mio dono. Non avresti potuto rifiutarmi questa pic­cola cosa insignificante se avessi vinto. Non pensarci più. Mi dispiace.» Mi sto sollevando da terra per volare via in preda alla ver­gogna quando le sue forti braccia mi afferrano da dietro. Mi immobilizzo completamente, ogni fibra della mia anima consa­pevole di ogni centimetro della sua pelle contro di me. L’aria è troppo densa perché possa respirarla e sento che sto lottando per prendere fiato. Le sue labbra mi toccano il collo senza una parola. Le mie gambe non sembrano più fatte di carne e ossa, ma di aria men­tre tremano. Ho paura di muovermi, temendo di fare qualunque cosa che possa spezzare l’incantesimo, trasformando lui in quello in fuga. Mi sembra di aver aspettato una vita intera per questo. Per questa piccola cosa che mi sta dando. Ogni centimetro di me si risveglia in questo momento. Non sono più l’ultima Valchiria addestrata per il massacro, sono solo Kara. Mi sento quasi stordita quando Zane mi fa voltare e mi stringe contro il suo petto, il mio orecchio contro il suo cuore. Una battaglia interiore infuria, come sapevo che sarebbe stato con lui. Sono contenta di sentire il profumo del suo desiderio, portato dal vento leggero, mentre Zane mi tiene a sé. Mi bacia la testa e grugnisce, ogni muscolo così teso che sembra sul punto di esplodere. Quando la sua mano trova il mio collo e mi solleva il mento, mi trovo a guardare occhi che non ho mai vi­sto prima. C’è un pozzo di amore, un’infinita riserva di fuoco, all’interno. Penso di essere in un sogno quando il Drago sfiora le mie labbra con le sue, così soffici da essere in contrasto con ogni altra parte di lui. Zane è un uomo tutto d’un pezzo e non c’è un punto tenero in lui, eccetto nel suo cuore e solo per me. Ciò rende il bacio ancora più dolce. «Baciarti, Kara, non è affatto una cosa piccola e insignifi­cante. Non sono degno delle tue dolci labbra, ma non prenderle adesso potrebbe dividermi dal mio Drago per sempre. Ci divi­deremmo in due, la mia bestia e io.» E questo che significa? Non riuscirò a riflettere ancora per molto. Quando la sua lingua raggiunge la mia bocca, mi sento come se mi fossi già sciolta sull’erba. Un dolce languore si raccoglie nello stomaco e tremori mi incen­diano la carne. Da me arriva un suono che non ho mai emesso prima. Una richiesta per qualcosa che non capisco. Zane ri­sponde con una supplica, mentre le mie unghie trovano il modo di arrivare al suo collo, graffiando delicatamente dietro la scura criniera del mio Drago. Non so come ci ritroviamo sdraiati, ma il soffio d’aria che mi sfugge dai polmoni mentre Zane mi spinge contro i soffici giunchi è consumato da lui e quindi riportato nella mia bocca. Zane è sopra di me ma non proprio sdraiato, cosa di cui prote­sterei se potessi. I suoi denti mi mordono delicatamente le lab­bra e io gli afferro i capelli. «Ho detto la tua anima, Zane. Però ci sei andato vicino. Di­rei che dovresti provarci di nuovo. Questa volta davvero», dico a voce appena udibile. Sono quasi scioccata da quanto sia stata diretta. Ho letto molto… e anche se non capisco ogni cosa, so che c’è parecchio altro tra le sue braccia oltre a questo. Un ghigno gli appare sul viso mentre mi guarda negli oc­chi. Il suo pollice segue la linea della mia mascella e all’improvviso c’è un peso enorme sulle mie palpebre mentre tremano al suo tocco. Raccolgo il labbro inferiore tra i denti e sobbalzo un po’ quando sento il grugnito che è l’unico avverti­mento prima che Zane si avventi di nuovo su di me. Non sape­vo che una persona potesse perdersi così tanto in un bacio, che il mondo intero potesse svanire. Perché in questo momento non esiste nient’altro. Il suo sapore che mi esplode sulla lingua, le linee dure della sua schiena, la carezza che si è spostata dalla mia guancia al mio fianco… che sollevo contro di lui. Non so perché lo sto facendo, so solo che il fuoco sta divampando den­tro di me. Quando il suo corpo si muove contro il mio, la sua coscia tra le mie gambe mi causa un altro tremore e questa vol­ta penso davvero che potrei bruciare da un momento all’altro. Tra la sensazione lì e la sua lingua, sto perdendo il controllo. Quando sollevo i fianchi, questa volta è come se una scintilla avesse viaggiato dalla bocca allo stomaco, e ancora più in bas­so. Inarco la schiena sotto le sue mani, mentre i suoi denti mi catturano di nuovo le labbra. C’è una pressione che si accumu­la dentro di me che mi fa graffiare, gemere e implorarlo di rila­sciarla. Non so come chiedere ciò che voglio. Per gli Dei, non so neanche di cosa abbia bisogno. Ma non c’è una sola moleco­la di me che non sappia che il mio Drago è consapevole di come rilasciare questa pressione sconosciuta. Quando i suoi denti mi mordono il collo, il respiro mi si blocca in gola e le mie unghie si fermano sulla sua carne. Sposterei ogni paradiso pur di sentire i suoi denti affondare in me. Ti prego, Zane, ti prego, sì… Le sue imprecazioni arrivano veloci nel linguaggio dei vec­chi Dei e le stelle scoppiano nel mio campo visivo. Alla deriva come sono, non riesco a comprendere la sua sofferenza. Il calo­re che ho all’interno è così avvolgente che non riesco a capire quando Zane si solleva e si allontana da me. Lotto per riprendere aria. Mi sento nuda. Esposta. Fredda. Perché mi ha lasciato? «Zane?» C’è del dolore nei suoi occhi come se stesse combattendo contro qualcosa e io so cosa – no, chi – abbia causato quel do­lore. Mi sento ancora più in colpa per ciò che ho fatto e per la sofferenza che gli ho causato. «Per gli Dei, Zane, mi dispiace.» Sono stata un mostro a volere questo. La sua compagna è morta, la sua vita presa nel massacro della mia stirpe, lui mi ha salvato… e io gli chiedo una cosa del genere? Mi copro il viso con le mani. Lo sento camminare avanti e indietro e apro le dita per guardarlo. Sono una persona orribile. «No, Kara, ti prego, ferma questi pensieri. Tu non sei… non è…» Interrompe il contatto visivo e grugnisce, i suoi ca­pelli indomiti e selvaggi. Non è più l’uomo calmo che conosco, quello davanti a me è molto diverso. E perché non dovrebbe? Ho appena tormentato i suoi preziosi ricordi con i miei desideri insensati. Non sono una brava donna. Come può anche solo ri­manere lì a guardarmi, quando ho messo alla prova il suo amo­re per lei in questo modo? «Kara, ti prego, non posso farlo. Per favore, non pensare queste cose… non è colpa tua», dice Zane, facendo scattare il collo e guardandomi dritto negli occhi. «Balle!» Sono gli occhi del suo Drago in questo momento, prima che un battito di ci­glia li faccia sparire di nuovo. Balle? Chi sta mentendo? Sono una persona orribile. Me lo ha appena detto anche lui. «No, Kara, no. Ci sono molte cose che non capisci.» Zane si inginoc­chia davanti a me e mi afferra il polso, prendendo fiato prima di posare il più riverente dei baci lì, a bruciare come fuoco in­fernale per tutta l’eternità. È lì che le sue labbra rimangono, mentre lui viene scosso da un’angoscia che non comprendo. In­fine torna a parlare, ma senza riuscire a guardarmi in faccia. «Ci sono cose per cui mi odierai e io non posso essere il tuo uomo per sempre. Mi dispiace. Mi piacerebbe che fosse così…» Si interrompe, mentre si passa una mano tra i capelli color mezzanotte. «I desideri non contano, Kara. Ti ho dato il tuo dono, non posso darti di più.» «Zane, cosa stai dicendo? Odiarti? Non potrei mai…» «Ti prego, non chiedermi più niente di simile. Non sono l’eroe che tu credi io sia, quindi non aspettarti grandi cose da me», risponde. Si volta e mi lascia andare la mano. C’è così tanta sofferenza nei suoi occhi, nel breve momento in cui mi permette di guardarli, che mi strazia il cuore. In realtà adesso sento il cuore in gola e, se solo potessi far­lo, credo che ora le lacrime scenderebbero. C’è un dolore so­verchiante che mi consuma dove fino a un momento fa c’era completo desiderio. Il volo si è trasformato in una caduta e io mi trovo in un profondo pozzo di sofferenza. Come è potuto succedere? Era così bello… Diario del 1865 – Mai più desideri di compleanno Sono rimasta sdraiata in quel campo per ore, alla ricerca di risposte che non sono riuscita a trovare. Quando mi sono sve­gliata questa mattina è stato nel mio letto, anche se non ci sono arrivata con le mie gambe. Ricordo di essermi addormentata con le lacrime interiori che continuavano a spingere verso l’esterno, ripensando a cosa avessi fatto di sbagliato. Forse se ne è andato perché sono spezzata? Lui può ricevere conforto da così tante donne bellissime e integre. Io sono solo una Valchi­ria condannata che non può neanche piangere. Forse è lì che ri­siede la verità? Quando il sonno alla fine mi ha reclamato sul campo, la notte scorsa, è stato con l’anima esausta e la tragedia nel cuore che ho chiuso gli occhi. Ieri è stato il migliore e peggiore compleanno di sempre. Per fortuna oggi è stato come se niente fosse accaduto. Il mio Drago sta facendo di tutto per evitare che ci sia disagio tra di noi, ma non credo di riuscire a dimenticare il gelo che ho provato quando ha allontanato il suo calore da me, dal mio cuo­re. Può provare quanto vuole a far tornare le cose alla normali­tà, io so che non sarà più così tra di noi. Non proprio. Una parte della mia anima è rimasta su quel campo e un’altra se n’è andata con lui quando si è allontanato. Questo ne lascia solo un terzo per me. Spero che sia abba­stanza per portare a termine il mio compito.
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