Il diavolo lo guardò e un sorriso gli increspò gli angoli della bocca. «Sono Lucio, figlio della creatura celestiale Resiayana. Lei è l’ultimo degli Esseri Superiori che ancora crede nell’umanità e l’unica salvezza rimasta al genere umano, a parte noi. Combatto perché credo ci sia del buono in questo mondo, a dispetto delle Ombre. E combatto i Demoni che minacciano di riversare ovunque morte e distruzione nel tentativo di rovinare la Terra. Le mie tasche non sono piene d’oro, ma di speranza. Tu discendi da un’antica stirpe che è legata alla mia, e sei necessario in questa guerra. Combatterai con me? Annienterai le bestie che mirano a distruggere il delicato equilibrio che c’è sulla Terra? Sei risorto per diventare il secondo Guardiano della Luce e di questo mondo. Accetti il tuo destino?»
Dante lo guardò in silenzio. Nei suoi occhi di ghiaccio non c’era traccia d’ironia e le parole uscite dalla sua bocca erano sconvolgenti.
Morte? Esseri superiori? Demoni? La Luce… questo Mondo… come se ne esistessero altri. Tanto. Troppo. Rifletti.
Il mondo ricominciò a girare come se lo avessero afferrato per la testa ed ebbe nuovamente i conati di vomito. Dannazione, non si era mai sentito tanto debole. Aprì gli occhi e si ritrovò in una stanza all’interno del castello. Era spaziosa e riccamente decorata, il fuoco era acceso in un grande camino che occupava quasi un’intera parete.
«Quella brutta sensazione passerà, Dante, hai bisogno di bere. Hai perso molto sangue prima della transizione e dopo la resurrezione il corpo non è più in grado di produrlo da solo: è il tuo unico punto debole. Potrai sopravvivere per lunghi periodi senza assumerlo, ma per ora devi berlo. La Madre mi ha assicurato che non è una maledizione, ma il modo in cui alcuni mortali possono ricevere la sua essenza per aiutarmi in questa guerra. Tu discendi da un’antica stirpe di Immortali e il tuo corpo può sopportare questa trasformazione. Anche la tua anima può sopportarla. L’immortalità ha un prezzo, ma per voi il prezzo da pagare è basso.»
Mentre cercava di assimilare ogni cosa, una bella donna dalla pelle abbronzata e grandi occhi scuri entrò nella stanza. Camminò fino a lui, si inginocchiò e gli offrì una mano abbassando lo sguardo. C’era qualcosa di inebriante nel suo profumo. Sapeva di sole e miele, terra e calore.
Dante per poco non urlò sentendo in bocca i canini che si allungavano e si affilavano. Indietreggiò fino a sbattere contro il muro di pietra. Il cuore gli batteva forte nel petto. Com’era possibile, se quell’uomo aveva detto la verità? Cos’era lui adesso? Perché il suo cuore batteva se…
«Non sei morto. Solo trasformato, Dante. È necessario che i Guardiani siano più forti degli esseri umani perché possano proteggerli. Tu sei sempre stato più forte della maggior parte degli uomini, non è vero? C’è una ragione per questo. Ma, grazie all’immortalità che il Creatore e la Madre ti hanno conferito, sarai in grado di fare innumerevoli altre cose, molte delle quali per te saranno liberatorie come non lo è stato mai niente prima. Adesso lasciati aiutare da Isali. È pura e pronta a servirti, e comprende cosa ci si aspetta da lei.»
«Ma com’è possibile? E cosa diavolo dovrei fare con lei? Perché il suo profumo mi attrae in questo modo? È forse una strega? Sono più forte della maggior parte degli uomini, è vero. Ma le parole che pronunci sono blasfeme e io sono rispettoso di Dio. Non capisco a cosa ti riferisci quando parli della mia stirpe: i miei genitori erano contadini. Non ho nobili origini, te lo garantisco.»
Gli occhi di Dante si spostavano freneticamente dalla donna che indossava poco più di un lenzuolo bianco al guerriero che parlava.
«Oh, Dante, tu discendi da una nobile stirpe. I primi Angeli che procrearono con il genere umano… il loro sangue è nel tuo sangue. È solo per questa ragione che puoi trasformarti. Mia Madre non avrebbe potuto crearti se non avessi avuto tali origini. Anche lei ha dei limiti, come tutti noi. E mai, mai, io mancherei di rispetto al nostro Dio Supremo. È il suo amore che permette a tutti noi di restare quando non dovremmo. È grazie al suo amore per la gente di questo mondo che la tua vita ora viene salvata. Imparerai molto con il tempo, ma sappi che in questo momento, per quanto strano possa sembrarti, la motivazione di ciò che sei diventato va al di là della tua capacità di comprensione. L’universo è molto più grande di quanto credi. Dante, io non sono un Demone, te ne renderai conto. Guadagnerò la tua fiducia e il tuo rispetto e tu sarai il mio braccio destro, insieme agli altri che verranno. Il tuo passato su questa Terra non ha nessun valore, ma il futuro sarà diverso. Fidati di me.»
Dante aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. Chiunque fosse l’uomo che aveva davanti, appariva rassicurante. Le sue parole non contenevano menzogne né malizia, di questo era certo. Ma erano dannatamente difficili da comprendere. E, maledizione, il profumo della donna lo dominava e lo stava consumando.
«Non è una strega, Dante, è una Doula, e servire è il suo piacere. La sua famiglia vive con me da molte generazioni, è molto amata e viene trattata con grande rispetto. Quello che lei ti offre è un dono spontaneo. Prendile la mano e poggia la bocca sul suo polso, il resto verrà da sé. Non le farai male, ti do la mia parola. Perché sei il secondo Guardiano e dentro di te è stata riposta la misericordia divina. A prescindere da quello che pensi, non ti è possibile danneggiare un innocente.»
Non poteva essere altro che un brutto sogno. Dante chiuse gli occhi e lì riaprì, il cuore ancora gli martellava nel petto. Certo che non avrebbe voluto far del male a un innocente! Non l’aveva mai fatto. I contratti che aveva stipulato come mercenario non avevano mai incluso donne incolpevoli e bambini, ma davvero era convinto di non aver mai ucciso un innocente?
Tutti i pensieri nella sua testa andarono alla deriva quando guardò Isali. Il suo profumo lo attirava anche a quella distanza, ma fu quando lei sollevò gli occhi scuri che Dante si sentì completamente sconfitto. Erano occhi sagaci. Occhi che avrebbero costretto qualsiasi uomo a implorare per un briciolo della loro attenzione.
Isali sorrise dolcemente, sbattendo le lunghe ciglia scure. «Vieni. Non mi farai male. È una novità per tutti noi, ma quello che dice il mio Maestro è vero. Sono qui per servirti. Qualunque cosa tu desideri. Sono consapevole di quello che sto donando e lo faccio liberamente affinché un giorno i miei figli e i figli dei miei figli possano trovare un mondo di pace. Per favore, permettimi di offrire questo piccolo servizio per il bene dell’umanità.»
Alle parole di lei, Dante tirò un respiro profondo e avvertì una pressione contro i denti e nei pantaloni. I denti iniziavano a bramare, dolorosamente. Il suo cervello si opponeva all’assurdità dell’intera situazione, ma si ritrovò comunque a muoversi verso la donna. Non era possibile che fosse capace di bere da lei come gli avevano suggerito. Il solo pensiero quasi lo soffocava. Tuttavia, mentre le si avvicinava, qualcosa cambiò nel suo corpo. Un risveglio lento e potente si impadronì di lui, e non lo avrebbe lasciato andare. Dante riusciva a sentire il battito del cuore di Isali e qualcosa nel suo odore lo spingeva in avanti. E, Dio santo, non era forse la creatura più bella che avesse mai visto? Troppo tempo era passato da quando le guerre erano iniziate e, trascinandolo via dai caldi letti delle nobildonne, lo avevano spinto nelle fredde notti infernali.
Inspirò e cadde sulle ginocchia.
Anche lei si inginocchiò, i piccoli polsi rovesciati a pochi centimetri dalla sua bocca. «Ti prego, Maestro Dante, accetta il dono che ti offro. È questo che Resiayana desidera per noi due.»
Il suo profumo spazzò via una breve esitazione e Dante poggiò la bocca su di lei. Non appena entrarono in contatto, il mondo svanì. Le sue labbra fremevano, i denti bramavano ardentemente e la pressione nei pantaloni cresceva da far male. Lei sapeva di vento e menta e di dolci bacche di vaniglia, scarse come l’oro negli ultimi anni, eppure era diversa da tutto ciò. Le sue papille già la pregustavano. Mentre con la lingua correva lungo la pelle delicata del polso, la sentì gemere delicatamente e ogni esitazione abbandonò il cuore di Dante. Spinse le labbra su quella carne delicata e i denti, come di loro iniziativa, vi affondarono con facilità. Il sangue gli bagnò la lingua e il sapore era talmente intenso che stavolta fu lui a gemere. Un dolce calore gli riempì la bocca e sentì le dita di lei stringersi tra i suoi capelli. Il desiderio di possederla, di abbracciare quel corpo minuto e liberare il bisogno bruciante che cresceva in lui, era travolgente. Ma si trattenne. Succhiò a fondo, con delicatezza, la sua essenza. Ogni volta più a lungo e, mentre lo faceva, sentiva la forza e la vitalità rinnovarsi dentro di lui.
Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla e si irrigidì. Chi osava interrompere quel piacere? Si girò sibilando. I suoi occhi ardevano di desiderio, ma vide Lucio che lo guardava tranquillo.
«Ti ha dato abbastanza, Dante. Per ora.»
Dante era sopraffatto dal desiderio. Si girò verso la ragazza e vide che aveva gli occhi chiusi e barcollava leggermente, ma non si era mossa dalla sua posizione. Lei gli fece un piccolo sorriso per assicuragli che stava bene.
Di colpo Dante tornò alla realtà e si lasciò cadere all’indietro. «Dio, non le ho fatto male, vero?» Guardò Lucio in cerca di rassicurazione.
«No, Dante. Lei ora riposerà e mangerà, e recupererà le forze. Isali è al tuo servizio, come tutta la sua famiglia. Immagino che ora ti senta meglio.»
Dante si guardò intorno. Vedeva ogni crepa e fessura nelle pietre con cui era stato costruito quel castello. Ogni raggio di sole, ogni minuscolo insetto in volo. Sentì una tempesta abbattersi sulla campagna e mise la testa fuori dalla finestra, ma non vide niente a parte la luce del sole.
«La tempesta è ancora a parecchie ore da noi. Imparerai a valutare le distanze in base ai suoni.»
Era un mondo surreale. Forse sognava, forse era morto. In ogni caso, Dante era un guerriero e non avrebbe avuto paura. Quella creatura non gli aveva fatto del male, per quanto ne sapeva, ed era il suo unico alleato in quel mondo, sogno o Aldilà, o qualunque cosa fosse.
«Ho bisogno di vedere questi Demoni di cui parli. Qual è la differenza tra noi e loro? E perché non li ho mai visti prima?» chiese con voce ferma.
«Li vedrai. Dopo aver riposato ed esserti preparato con me per alcuni giorni. Ce ne sono molti, ovunque. Ma prima devo istruirti e consegnarti un dono che sarà il tuo migliore amico in questa guerra.»
«Un migliore amico? Non ho migliori amici», rispose Dante, burbero.
«Ora li hai. E anche un fratello. Vieni, adesso riposa, poi ti mostrerò di più. Ti sembrerà di non riuscire a dormire, ma ti assicuro che puoi.»
Dante sollevò lo sguardo, si passò la lingua sulle labbra e guardò quella creatura negli occhi. «Non dimenticherò mai da dove vengo, Lucio. E se sei un Demone, ti ucciderò.»
Lucio annuì e sorrise. «È proprio per questo che sei un Guardiano. Hai molto da imparare dalla tua storia. Benvenuto a casa, Dante.»
* * *
Veniamo dalle stelle e alle stelle un giorno torneremo.
Anonimo
300,000 anni fa
Il Principe calpestava nervosamente le assi scricchiolanti della casa decrepita che era diventata il cuore della rivolta. Questa non era affatto la città che lui aveva creato, con gli originali edifici in malta e mattoni, roccaforte di una grande civiltà. La prima capitale era stata distrutta da un maremoto e giaceva sul fondo del mare.
Negli ultimi trecentomila anni si era abituato alla penuria e a sostentarsi con poco, ma questo era un abominio. Era stato nominato Sovrano Supremo. Aveva il suo fedele seguito. Tutto era andato come aveva pianificato, fatta eccezione per i pochi virtuosi che ancora credevano nei vecchi insegnamenti. Lui era il solo a governare, adesso. Come mai tutte le creature celesti non si inchinavano al suo cospetto? C’era una nuova alba sulla Terra e lui era il Re dell’intero Universo. Perché allora tutto quel dissenso? Erano stati completamente isolati.
Si passò le mani tra i lunghi capelli e guardò severamente il braciere al centro della casa. Le fiamme danzavano allegramente, creando ombre sulle pareti fatiscenti.
Riusciva a ricordare un tempo in cui non aveva voluto essere il Principe? Un momento in cui non era stata quella la sua sorte? No. Allora perché aveva perso il sostegno celeste adesso che era una creatura persino più potente? I suoi fedeli avrebbero conosciuto la morte naturale e questo non doveva accadere.