Prologo

1039 Parole
Prologo Miranda Ti prego perdonami, nonno, perché sto per peccare. Mi dispiace così tanto. Dopo aver riletto ancora il mio annuncio, chiudo gli occhi e sbircio lo schermo del computer attraverso una palpebra a malapena aperta. Non posso farlo, sembra una cosa sbagliatissima. Non hai scelta, Miranda. Non se vuoi avviare la tua attività. Mi addolora vendere questa figurina di baseball, davvero. Fa male al cuore e alla testa e ai ricordi di mio nonno ai quali tengo di più. Ricordi di noi allo stadio di baseball, dove mi portava ogni primavera per l’Opening Day, a fare il tifo per la sua squadra preferita. Io prendevo un hot dog e una coca, lui birra e noccioline, e passavamo l’estate così. Anno dopo anno. Poi, quando divenni adolescente e scoprii i ragazzi, lo stadio si trasformò nell’epicentro delle mie fantasie ormonali. Invece di guardare la partita, guardavo i ragazzi. Ridacchiavo se i giocatori erano abbastanza vicini alla rete metallica da poterli adocchiare per bene. Mi imbarazzavo quando il nonno voleva che provassimo a ottenere palle da baseball autografate e con il tempo smisi di portare il mio guanto al campo. Ero abbastanza illusa da pensare che uno di quei giocatori carini e atletici mi avrebbe guardata e avrebbe perso la testa per me. Che ragazzina folle... Negli anni, il nonno aveva condiviso con me la collezione di figurine di baseball che aveva messo insieme sin da quando era giovane, all’epoca in cui i ragazzini ne facevano la raccolta; quando, da bambino, possedere una figurina rara ti rendeva un re, i giocatori erano dèi e leggende e le loro figurine valevano qualcosa. Le fanno ancora? Il nonno aveva tutti i grandi: Hank Archer. Blaze Bosbee. Aaron Simpson, il Grande Prima Base. Sei anni fa, mentre ero al terzo anno di superiori, gli fu diagnosticato l’Alzheimer. Un anno dopo venne ricoverato, e tutto andò... Terribilmente a rotoli da allora. Perderlo mi distrusse. Non che non abbia un padre che mi ami e adori, ma c’è qualcosa nell’amore di un nonno di completamente diverso, un tipo d’affetto prezioso e unico. Ogni momento passato con il nonno era magico. Volevo imparare tutto da lui. Perderlo fu una maledizione. E anche una benedizione, perché ora sono al verde. Okay, okay, forse non al verde nel tradizionale senso della parola: ho dei soldi da parte, un gruzzoletto sul mio conto corrente. Il mio al verde è del tipo “Voglio avviare la mia attività e non ho il capitale iniziale.” Sono a un punto di stallo, perché ho ereditato la preziosa collezione di figurine di baseball di mio nonno, che vale una piccola fortuna. E ho bisogno di una parte di quella fortuna se intendo investire su me stessa. Sento le parole di mia madre ripetersi in loop nella testa mentre salvo una copia dell’annuncio che sto postando online. «Il nonno ti ha lasciato quelle figurine per una ragione, Randi Jane. Sapeva che erano preziose e non aveva nient’altro di valore da lasciarti. Eri la sua unica nipote e ti amava, voleva prendersi cura di te come io e tuo padre non possiamo permetterci. Quelle figurine non ti servono a niente ferme ad accumulare polvere nell’armadio, bambina. Vendile e segui i tuoi sogni. Nessun rimpianto.» Nessun rimpianto. Be’... Qualche rimpianto. Sono distrutta dal senso di colpa prima ancora di pubblicare l’annuncio, lo stomaco è in una morsa che non smette di stringere. Voglio vomitare. Il piano è semplice: venderne una alla volta per ottenere il massimo profitto, invece di venderle tutte insieme e permettere a qualcuno di giocare al ribasso con me per l’intero mazzo. Un altro motivo per cui non voglio venderle in blocco? Il prezzo astronomico. Non riesco a concepire il valore totale delle figurine, quindi non riesco a concepire di venderle per la cifra a sei zeri che quasi certamente mi procurerebbero. Assolutamente no. Venderle potrà essere spaventoso, ma è quello che devo fare per seguire i miei sogni, avviare la mia attività e diventare un capo stronzo. Be’... un capo e basta (nessuno mi ha mai dato della stronza, e vorrei continuare così). Ho bisogno di un piccolo studio, uno o due impiegati, mobili da ufficio e dei computer. Per fare tutto questo servono soldi, soldi, soldi che non ho. Sistemo gli occhiali da computer appoggiati sul naso e mi mordo il labbro concentrata, corrugando la fronte. Chiunque sarà interessato a comprare questa figurina dovrà riporre molta fiducia nell’ente certificatore che ho usato per autenticarla. Nella maggior parte dei casi, quando una collezione vale così tanto, viene messa all’asta. Ma io non posso aspettare la prossima vendita alla casa d’aste: tre mesi interi da adesso sono un’eternità. Non voglio mettere in attesa i miei obiettivi per altri novanta giorni. Ho aspettato abbastanza. vendesi: Figurina di baseball della Major League del 1928. Hank Archer “Il Carro Armato”. Il maggior numero di fuoricampo nella storia della mlb, 22 stagioni di carriera. Nuova di zecca, stimata da ente privato. 25.000 dollari, no contrattazioni. Inviare un messaggio a Randi al 555-4439, no perditempo. Sbrigati, non finire in una guerra di offerte. Venticinquemila dollari. Emetto un leggero fischio leggendo e rileggendo cosa ho scritto, e gli occhi mi continuano a cadere su quella cifra. Venti. Cinque. Mila. È una follia per me. Chi può permetterselo? Questa figurina vale molto di più di quello che sto chiedendo, ma, visto che non la sto vendendo tramite una casa d’aste qualificata, mi sento obbligata ad abbassare il prezzo richiesto, ingoiando il mio orgoglio e più di qualche dollaro. Una figurina di Babe Ruth è stata venduta per una cifra a sei zeri qualche anno fa, quindi so che la mia potrebbe attirare della grana seria. Eppure. Venticinquemila dollari sono più soldi di quelli che guadagno in tre mesi di lavoro, e ho bisogno di contanti subito, tipo... ieri. I soldi in banca sono una rete di sicurezza a cui non posso rinunciare. E se l’attività fallisse? Se ci volesse più tempo di quello che spero per avere dei profitti? E se, e se, e se... Ho altre figurine di baseball, e il loro valore è più che abbastanza per mettermi in piedi. Mi sfrego le mani, finalmente entusiasta. Poi premo pubblica.
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