Era tornata a casa quando era già buio e aveva trovato un Alfa che sembrava seccato. Lo guardò e gli chiese “Che c'è?”, mentre cercava di superarlo, chiedendosi perché fosse arrabbiato con lei. Non lo sapeva, non lo aveva visto quel giorno, non aveva nemmeno fatto colazione con lui.
"Sei scomparsa dal branco senza dire a nessuno dove stavi andando. È stato molto irresponsabile da parte tua", disse lui con tono seccato, afferrandole il braccio per impedirle di superarlo, incurante del suo fastidio.
"Davvero, eri preoccupato per me?" gli chiese lei, guardandolo con espressione sorpresa. Anche lui aveva passato la giornata in città, quindi se le fosse importato qualcosa di lei, avrebbe potuto percepire la sua presenza in città. Ma era chiaro che non aveva cercato di contattarla nemmeno una volta durante la giornata.
"Certo che lo ero.
Quale compagno non sarebbe preoccupato se la propria compagna lasciasse il branco e se ne andasse per un giorno intero e metà della notte?" disse con voce roca.
Nora spostò lo sguardo oltre lui e vide Gloria appoggiata a un muro appena fuori dall'ufficio dell'Alfa, che osservava loro due, mentre Jace la rimproverava davanti a tutto il branco, in una lite tra l'Alfa e la sua compagna sotto gli occhi di tutti.
Vide la bocca di Gloria contrarsi in un angolo e capì che la lupa glielo aveva detto e che quello era l'unico motivo per cui lui sapeva che lei era stata via tutto il giorno. Gloria, pensò, stava cercando di istigare una vera e propria lite tra loro, ma a Nora non importava discutere con il suo compagno, non ne vedeva davvero la necessità. Gloria, invece, si divertiva a guardare il modo in cui Jace la trattava così male.
Ne traeva piacere, era quello che Nora stava vedendo in quel momento. Avrebbe potuto cancellare quel sorriso compiaciuto dalla faccia di quella stronza, offrendosi di scopare con lui davanti a tutti, come scusa, ma era il suo compleanno e non voleva rovinarselo.
I suoi occhi tornarono su Jace e lei lo guardò. Quel cipiglio sul suo viso era ormai quasi costante quando la guardava. Lei non era ciò che lui voleva e nemmeno avere a che fare con lei era qualcosa che desiderava, immaginava, ma forse pensava di doverla rimettere in riga e ricordarle chi aveva il controllo su di lei, ovvero lui in quanto suo Alfa.
Lei lo guardò accigliata a sua volta. "Non capisco perché dici di essere preoccupato", scosse la testa, sembrando confusa, poi tirò fuori il telefono. C'erano molti membri del branco che fissavano la scena che si stava svolgendo davanti a loro, nell'atrio della sede del branco. Erano quasi due dozzine. Lei scorse il telefono e si accigliò ancora di più.
Poi guardò lui, con un'espressione di totale confusione sul viso, visibile a tutti. "Non mi hai mai chiamato per chiedermi dove fossi. In realtà l'unica chiamata che ho ricevuto oggi è stata quella di mia madre", gli disse, e gli mostrò lo schermo del telefono, con la cronologia delle chiamate. "Tu non hai chiamato, la tua unità non ha chiamato, nemmeno Gloria mi ha chiamato". Lo guardò interrogativamente. "Se eri preoccupato per me, perché non mi hai chiamato?", gli chiese, mettendolo in imbarazzo davanti a tutti.
Lo vide voltarsi e guardare Gloria, accigliandosi. Oh, quindi Gloria aveva detto di averla chiamata perché era preoccupata per lei. Quella stupida non pensava che Nora avesse il coraggio di chiamarla.
Tutto quello che aveva visto era Nora che si comportava in modo sottomesso e si teneva lontana da tutto quello che stava succedendo, che si era nascosta, una ragazza spaventata e sola che non sapeva cosa fare con tutto quello che stava succedendo intorno a lei, per quanto riguardava il suo compagno. Aveva fatto credere al branco che avrebbe semplicemente sopportato tutto quello che il loro Alfa le faceva, e a quanto pareva anche Gloria ci credeva, il che andava bene per Nora.
Gli diede un colpetto sul braccio quando lui non rispose alla sua domanda. "Jace?" chiese. "Perché sei così arrabbiato con me, mi urli contro davanti al branco, quando tu stesso non eri poi così preoccupato per dove fossi? Perché se lo fossi stato, mi avresti chiamato tu stesso, no?" disse in modo che tutti potessero sentirla.
I suoi occhi tornarono su di lei. "Dove eri?" le chiese, anche se in modo molto più calmo, notò lei, aveva frenato la sua rabbia, visto che lei lo aveva rimproverato e lui sapeva che aveva ragione, ma aveva ignorato completamente la sua domanda, perché non sapeva rispondere e lei lo sapeva.
"Oggi sei stato impegnato tutto il giorno. Hai fatto allenamento al mattino, poi hai fatto colazione con la tua unità e Gloria, e poi sei andato in città per lavoro, immagino". Gli descrisse il suo programma così come lo aveva visto lei. Assicurandosi che lui e il branco sapessero che lei sapeva come era stata la sua giornata, sapeva dove si trovava il suo compagno.
"Allora, mi sono presa la giornata libera. Ho preso un caffè e una fetta di torta da sola, poi ho passeggiato per i giardini botanici e ho cenato da sola al ristorante, perché stamattina, mentre ti accompagnava alla macchina, ho sentito che dicevi a Gloria che avevi una cena di lavoro e che saresti tornato tardi". Gli disse semplicemente la verità, era quello che aveva visto.
Vide il suo cipiglio accentuarsi alle sue parole e alla sua lunga spiegazione di ciò che non solo lui aveva fatto, ma anche lei aveva fatto con se stessa per tutto il giorno. Lui non riusciva a capire perché lei gli stesse raccontando tutto. Lei, invece, capiva che lui stava riflettendo sulle sue parole, cercando di capire il perché, e vide Matt guardarla dritto negli occhi e alzò la mano per fermarlo quando capì che lui aveva capito cosa provava.
Era incazzata, e stava pensando al fatto che era il suo compleanno. Questo era tutto ciò che avrebbe ottenuto da lei, niente di più. Aveva imparato a proteggere i suoi pensieri nel corso dei mesi, quindi per lui si trattava solo del fatto che lei doveva passare il suo compleanno da sola. Che il suo compagno non sapeva nemmeno che era il suo compleanno. "Lascia perdere, Matt". Interruppe il collegamento mentale con Jace Gamma: "Non sono affari tuoi".
Vide Matt aggrottare la fronte e Jace si voltò per vedere con chi stesse comunicando mentalmente, poi la guardò. Non gli era sfuggito lo sguardo più che arrabbiato che lei aveva lanciato a Matt per avvertirlo di stare fuori.
"Che sta succedendo?", le chiese Jace seccato.
Lei sorrise. "Hmm, questa è un'ottima domanda, vero?" annuì e si voltò allontanandosi da lui. Perché avrebbe dovuto dirgli qualcosa quando a lui non importava nulla?
"Nora", disse lui con voce roca, "sarai anche la mia compagna, ma devi comunque darmi una spiegazione".
Lei si fermò ai piedi delle scale e si voltò a guardarlo, sapendo che i membri del branco li stavano ancora osservando. "Va bene, vuoi davvero saperlo?" gli chiese in modo provocatorio e vide qualcosa balenare sul suo volto, senza capire esattamente cosa fosse, avendo smesso mesi prima di cercare di capirlo. "Sono uscita da sola per il mio compleanno." Dichiarò in modo che tutti potessero sentire. "Oggi ho compiuto vent'anni, sono uscita da sola per mangiare una torta e cenare.
Perché tu...", mormorò, sentendo la voce incrinarsi mentre una parte della sua determinazione vacillava per quello che stava per dire davanti a tutti. Vide la sua espressione cambiare quando capì perché lei aveva detto tutto quello che aveva detto e nel modo in cui lo aveva detto, perché a lui non importava nulla e lei voleva che lo sapessero tutti. "Eri troppo occupato, non mi hai nemmeno fatto gli auguri di compleanno".
Glielo disse e sentì una lacrima solitaria scenderle lungo il viso, la asciugò, si voltò e salì le scale allontanandosi da lui.
Sentì molti sussulti provenire dai membri del branco. Tutti sapevano che ai compagni piaceva festeggiare i compleanni e gli anniversari. Era un'occasione per viziare il proprio compagno. Quello che lei aveva fatto era dire a tutti che a lui non importava nemmeno sapere quando fosse il suo compleanno. Che lui, in realtà, aveva passato la giornata, e lei lo sapeva, con la sua unità e Gloria e poi in città, lontano da lei.
Che lui, in realtà, l'aveva lasciata sola tutto il giorno e poi aveva avuto il coraggio di chiederle dove fosse? Poi le aveva urlato contro davanti a tutti, e per cosa? Perché lei voleva festeggiare il suo compleanno. Aveva visto per tutta la vita come il suo Alfa nel branco di origine trattava la sua Luna nel giorno del suo compleanno.
C'erano fiori e regali, un'intera giornata solo per loro due. Lui la avrebbe portata a cena fuori e tutto il branco le avrebbe augurato buon compleanno quando li avrebbe incontrati. Lei non aveva avuto niente di tutto ciò e, anche se non si aspettava nulla del genere da lui e sapeva che la festa di compleanno di Gloria era già stata organizzata, da quello che aveva sentito sarebbe stata grandiosa.
Tanti fiori e musica, balli, una grande festa solo per la Luna nella sala da ballo. Tutto il branco era invitato a partecipare e a ballare tutta la notte.
Lei lo ignorò, chiamandola. Era troppo tardi, lui non poteva nemmeno dire che le avrebbe fatto una sorpresa con un regalo o altro. Lei si era assicurata che lui capisse, che sapeva che lui non sapeva quando fosse il suo compleanno. Che a lui non importava. Diamine, quell'uomo non sapeva nemmeno, né intuiva, che Rosa era sepolta nel profondo di lei ogni giorno. Che era praticamente inesistente quando era all'interno di quel branco. Avrebbe potuto anche essere considerata senza lupo all'interno di quel branco, ma lui non se ne era accorto.