24 dicembre-4

2013 Parole
dico: «È pronta la camera?» dice: «L’hanno già preparata, puoi portare gli strumenti.» tornando nel corridoio stretto e scuro cerco nell’impermeabile le chiavi del Ducato. tasca destra e tasca sinistra niente. tasca sinistra e tasca destra ancora niente. dove le ho lasciate? se mi sono cadute nel corridoio qualcuno le avrà prese di sicuro e sarà scappato via con il mio Ducato e i miei strumenti. il mio Ducato. i miei strumenti. scappati via. mi viene caldo. c’ho la nausea. mi sale il vomito. faccio una corsa da sudare fino all’uscita. c’ho caldo e c’ho la nausea e c’ho un mostro nello stomaco che prende a morsi le pareti dello stomaco. butto gli occhi nella nebbia. là nell’angolo tra le strisce gialle il mio Ducato c’è ancora. Danilo mi viene incontro e borbotta qualcosa che non capisco. poi si dà due pacche sul sedere vicino alla tasca dove di solito si tiene il portafoglio. quando mi tocco anch’io dove di solito si tiene il portafoglio sento una sporgenza che mi solleva il cuore. respiro forte e passa la nausea. il sangue che sgorga. il pus che erutta. le feci che tracimano. il vomito che ristagna in gola. devo usare tutte le dovute precauzioni per maneggiare il cadavere. il manuale del tanatoprattore ad esempio dice che bisogna rispettare un certo ordine nell’indossare gli indumenti di protezione. innanzitutto bisogna metterseli prima di toccare il corpo e in una stanza diversa da quella in cui sta il cadavere. in quest’ospedale c’è un ripostiglio accanto alla camera tecnica e io utilizzo quello. il camice è come quello dei chirurghi. maniche lunghe e polsini stretti. il manuale dice che il camice è la prima cosa da indossare. quindi lo indosso per primo. la bustina è una specie di cappello usa e getta che serve a riparare i capelli dai germi e dagli schizzi di sangue. il manuale dice che la bustina è la seconda cosa da indossare. la indosso. i copriscarpe evitano alle scarpe di sporcarsi delle sostanze che cascano sul pavimento. il manuale dice che è la terza cosa. le manichette sono leggere protezioni in plastica che si stringono sopra le maniche del camice. sono la quarta cosa. la mascherina va sulla faccia. è la quinta cosa. gli occhiali di plastica si bloccano dietro la testa con degli elastici. il manuale del tanatoprattore dice che sono la sesta cosa da indossare. li indosso rispettando l’ordine del manuale. poi c’è il grembiule da infilare sopra il camice. raccomandato in presenza di corpi incidentati e ad alto rischio di fuoriuscita di liquidi. è il caso di Gagliardi. quindi indosso il grembiule. per ultimi i guanti in lattice usa e getta. in presenza di corpi incidentati metterne due paia. quindi ne metto due paia. il manuale dice così e io faccio tutto come da manuale. se a Chi vuol essere milionario? facessero domande sulla tanatoprassi saprei rispondere senza aiuti da casa. su questo argomento sono molto preparato e potrei perfino diventare milionario a Chi vuol essere milionario? intanto dalla valigia degli strumenti tiro fuori gli strumenti e dal borsone con tutto il resto che serve tiro fuori tutto il resto che serve. appoggio gli strumenti e il resto che serve su un tavolino di fianco al cadavere. eccoci a noi finalmente. amico mio fatti guardare bene. sei stato sfortunato lo so. ma ci penserò io a farti tornare come nuovo. fidati del buon Mauro. tornerai come nuovo anche se la parte destra del tuo corpo è ingabbiata in un rigor mortis che ti fa sembrare un mezzo rospo. la tua parte sinistra è invece crollata a causa del brutto incidente e anche il rigor mortis delle carni si affloscia senza il sostegno delle ossa. amico mio non avresti mai immaginato di diventare una così strana creatura ma ora io ti bacio in fronte come fanno le principesse. dal rospo che sei forse non diventerai un principe ma più umano forse sì. almeno per una decina di giorni. iniziamo allora con un po’ di ginnastica per la parte destra del tuo corpo. ne hai bisogno per sciogliere la rigidità dei muscoli. allora ti piego dolcemente il braccio destro verso il basso poi verso l’alto e poi ancora verso il basso. ti tiro e ti stiro il palmo della mano. ti tiro e ti stiro le cinque dita una a una. poi piego e distendo anche la tua gamba destra. la piego e la distendo diverse volte. amico mio un po’ di stretching per te. poi faccio ruotare lentamente la tua testa per sciogliere i muscoli del collo. ti massaggio le guance con piccoli ticchettii delle dita che quasi sembra shiatsu. ora la parte rotta. quella sinistra. ti raddrizzo i tratti storti dell’ossatura piegando un po’ di qua e sistemando un po’ di là. ti affosso un osso dentro la carne e un altro lo sospingo in superficie. rimetto tutto nell’ordine che si aspetta chi ti guarderà. amico mio fidati di me perché io ti ricompongo secondo il progetto originale del Creatore. quindi rimetto al loro posto la spalla l’avambraccio il gomito il polso la mano. l’anca il femore il ginocchio la tibia il piede. è questo l’aspetto che qualcuno di grandissimo ha pensato per te tanti anni fa. poi ti spoglio nudo. lividi viola ti macchiano i fianchi. verdi sulla pancia. bruno il sangue raggrumato attorno alle giunture spezzate. è l’ora della pulizia. ti passo con cura una salvietta disinfettata su bocca narici pancia pene ano. sangue pus smegma cacca morbida. lascio disinfettare per dieci minuti. mentre aspetto questi dieci minuti mi concedo un sogno a occhi aperti. sempre lo stesso. vinco un milione di euro a Chi vuol essere milionario? e apro un grande studio tutto mio rifornito dei più moderni ritrovati della tecnica tanatologica. che bello che sarebbe. poi ti pigio la parte bassa dell’addome per spremerti fuori le feci rimaste dentro. amico mio mangi molta verdura. si vede dal colore. butto gli scarti in un sacchetto. ti passo in bocca un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante. lo passo bene anche dentro le narici e sotto le palpebre. poi con una spugna insaponata ti strofino tutto il corpo. faccia collo petto pancia pene ano. con uno spazzolino ti lavo i denti e sfrego sotto le unghie di mani e piedi. poi prendo un catino pieno d’acqua e ti faccio uno sciampo ai capelli. ti spalmo pure la schiuma da barba sul viso e ti rado le guance con un rasoio tripla lama. amico mio sei bello. ti bacio in fronte. facciamo qualcosa per le tue ferite adesso. prima ti tampono i tagli con del cotone disinfettato. poi con ago e filo ricucio i lembi lacerati della pelle. ti do dodici punti alla ferita sul gomito sinistro. cinque all’altezza del ginocchio. altri quattro sulla parte sinistra del cranio. amico mio serve ancora ago e filo per legarti la mascella. la tua bocca deve restare chiusa durante il trattamento per non fare fuoriuscire i liquidi di conservazione. poi te la slegherò. fidati di me. allora ti apro la bocca e ti sollevo la lingua. faccio penetrare l’ago sotto la lingua e lo estraggo da sotto il mento. ripasso l’ago dallo stesso buco sotto il mento e lo faccio uscire tra le gengive e il labbro inferiore. quindi tiro il filo così che l’occhiello sotto il mento si nasconda dentro la carne. reintroduco l’ago tra la gengiva e il labbro superiore in modo che penetri nella narice sinistra. rientro con l’ago all’interno della narice e faccio forza sulla cartilagine del setto nasale. perforo la cartilagine e faccio passare ago e filo nella narice destra. da lì spingo l’ago fino alla zona tra il labbro superiore e la gengiva. alla fine lo faccio uscire. ora ho un’estremità del filo che penzola fuori dal labbro inferiore dove ho iniziato a lavorare e l’altra estremità che esce da quello superiore dove ho finito il mio giro. quando annodo i due capi la tua bocca è chiusa e pronta a ricevere i liquidi che ti inietterò in corpo. dal tavolino a fianco recupero una penna stilografica per segnarti sulla pelle i punti di iniezione. ti faccio un piccolo neo accanto alla vena giugulare. ti faccio un piccolo neo sotto l’ascella sinistra. te ne faccio un altro a metà del braccio destro. uno ancora sul polso sinistro. poi sulla parte alta della coscia. l’ultimo sul polpaccio. in pratica ho segnato i sei principali punti di accesso al tuo corpo. carotideo ascellare omerale radiale femorale e tibiale. sul tavolino a fianco è pronto il bisturi. il gancio per vasi. il separatore. il divaricatore muscolare. la pinza di Dieffenbach. la cannula di iniezione. la scatola cubica della pompa elettrica. amico mio ci siamo. ti entro nelle arterie e ti faccio il trattamento. prima del funerale ripasserò per la toeletta finale e per vestirti elegante. amico mio farai un figurone. il buon Mauro è qui per te. ti bacio ancora in fronte. e ai miei occhi diventi un principe. a lavoro finito sono stanco ma felice del lavoro che ho appena finito. riprendo l’ombrello e tutte le mie cose e rifaccio al contrario i corridoi stretti e scuri dell’ospedale. mano a mano che vado avanti si fanno sempre meno stretti e sempre meno scuri i corridoi. mano a mano che vado avanti torno indietro dove c’è ancora un po’ di vita. sanguinante e bendata ma ancora vita. finché esco fuori nel buio nebbioso che c’è fuori. così buio e così nebbioso che quasi non lo vedo il mio Ducato nascosto nel buio e nella nebbia. sotto il tergicristallo la multa non c’è anche se ho parcheggiato dove non potevo parcheggiare. spero solo che gli ausiliari del traffico non mi abbiano scambiato per uno con dei problemi. perché sono molto intelligente invece. per molte cose come i quiz televisivi ad esempio sono intelligentissimo. esco dal parcheggio a bordo del Ducato e torno verso Bagnacavallo con la convinzione di avere fatto una buona azione stanotte. anche se è solo il mio lavoro questa buona azione di stanotte. supero il torrente Senio e poi proseguo lungo la San Vitale. è una strada affiancata da ettari di campagna e pompe di benzina e nebbia fitta come muri. a Bagnacavallo lascio il mio furgone tra le strisce bianche stavolta. recupero l’ombrello che non si sa mai e mi incammino lungo un vicolo sottile che mi porta dritto in ma ho dimenticato di chiudere a chiave il Ducato sbadato che sono. il mio Ducato. i miei strumenti. il borsone con tutto il resto. mi viene caldo. c’ho la nausea. mi sale il vomito. torno indietro di corsa e quando sono tornato indietro il Ducato è ancora lì per fortuna. per fortuna chiuso. di nuovo a piedi fino in centro e poi in piazza della Libertà. qui la nebbia è una spugna che assorbe le luci del Chiribilli Café ma senza spremerle da nessun’altra parte quelle luci. entro nel locale e dentro al locale c’è qualche coppia seduta ai tavoli piccoli da coppia. donna e uomo. uomo e donna. uomo e uomo. ma si sa che qui è così. calvo e con i baffi spioventi mi sorride il barista dietro al bancone. dice: «Cosa prendi?» dico: «Niente.» il barista mi serve gentilmente un bicchiere vuoto. siedo su uno sgabello alto di fronte a lui e mi rigiro tra le mani quel bicchiere vuoto. vuoto perché sono astemio. se a Chi vuol essere milionario? mi chiedessero qualcosa sui cocktail non saprei rispondere alla domanda sui cocktail. magari sarebbe anche una domanda facile tipo la terza. una di quelle domande che sanno pure i cretini che non sanno niente. una domanda del tipo in questo cocktail famoso che ingredienti ci sono. ma io non la saprei proprio la risposta alla domanda e farei una brutta figura. chi guarda da casa direbbe che cretino quello lì che è stato eliminato alla terza domanda. e non diventerei milionario a Chi vuol essere milionario? mi viene caldo. c’ho la nausea. mi sale il vomito. dico: «Ho cambiato idea.» dico ancora: «Ce l’hai un succo di pomodoro?» calvo e con i baffi spioventi il barista mi fa un inchino e riempie il bicchiere di quello che gli ho chiesto. dice: «Mi raccomando, fai guidare l’amico sobrio al ritorno.» non capisco. sono venuto da solo. lascio perdere. ripenso ancora alla figuraccia che farei in televisione e mentre ripenso alla figuraccia la porta d’entrata si spalanca. una folata d’aria gelida riempie l’ingresso e mi buca le ossa tanto è gelida la folata.
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