Capitolo Uno
“Hai assunto una prostituta per testare dei s*x toys?”
“Abbassa la voce!” sibilo ad Ava, con il viso che avvampa, mentre scruto gli altri clienti di Starbucks in fila con noi. La maggior parte di loro ha gli auricolari nelle orecchie e si perde dentro i telefoni, ma comunque… Se qualcuno ci sentisse?
Lei sorride maliziosamente e abbassa la voce alla tonalità più vicina a un sussurro di cui sia capace. “Solo se mi riveli tutti i particolari più piccanti.”
“D’accordo. Per cominciare, Dominika non è una prostituta. È una showgirl.”
“Aspetta.” Gli occhi ambrati di Ava brillano maliziosamente. “È quella ‘showgirl’ del locale di spogliarelliste in cui Voldemort ti ha trascinata a Praga? Quella che ha violato le suore sul palco?”
“Interpretava il ruolo di una succuba. E non erano suore vere.”
Il suo accenno a Colui Che Non Deve Essere Nominato (ovvero il mio ex) non fa che aumentare il mio disagio. Ero andata in quel locale per dimostrare a Bob che non ero una puritana, ma lui mi ha mollata lo stesso.
Ava mi conosce bene, perciò si lancia in qualcosa che mi distrarrà di sicuro. Alzando la voce di un’ottava, dice: “Mi sorprende che le Rockettes non mettano in scena uno spettacolo simile per Natale. Una di loro potrebbe penetrare una finta suora con un dildo indossabile, un’altra con un pugno…”
“Parla piano!” Le mie guance sono abbastanza calde, da cucinarci una frittata. “Mi serviva qualcuno con esperienza nell’uso dei s*x toys, perciò l’ho assunta, ok?”
“Uh-huh.” Ava fa un passo avanti, man mano che la fila si muove. “Per il tuo nuovo progetto di QA.”
Lancio un altro sguardo furtivo intorno a noi. “Come ho detto, sto testando un’applicazione per un’azienda di teledildonica.”
“Teledildonica” ripete lei, assaporando la parola. “Il prefisso tele si riferisce alla lunga distanza; il suffisso onica significa ‘relativo a’, e la radice è dildo… ovvero, quella cosa che ti sto convincendo a provare.” La sua voce si fa più alta. “Stiamo parlando di dildo a lunga distanza?”
Mentre rabbrividisco, faccio un voto mentale: gliela farò pagare per questo. Rimpiangerà questo giorno.
“Precisamente.” Sono orgogliosa di quanto la mia voce sia uniforme. “L’app che testerò permette a un utente di controllare un dispositivo utilizzato da un altro utente via Internet.”
“Certo. Certo.” Fa la faccia seria. “Per dirla in parole povere: un dildo penetrerà Dominika a Praga, e tu la farai venire tramite l’app da New York.”
A questo punto, non sono soltanto le mie guance traditrici ad essere rosse; lo sono persino le mie orecchie. “Si chiama test end-to-end. Deve avvicinarsi il più possibile al modo in cui il prodotto verrà utilizzato nel mondo reale.”
“O test happy-ending.” Scuote le sopracciglia in modo suggestivo. Quando le volto le spalle, ride e mi chiede: “Non è sostanzialmente come fare sesso con Dominika? Dopo averla pagata? Come può non essere una prostituta, allora?”
La realtà, in effetti, è peggiore. Dominika e il suo ragazzo parteciperanno al test, ma non lo dirò ad Ava, per il momento. O forse mai. “D’accordo. Non è una semplice showgirl. Contenta, adesso?”
“Ehi.” Finalmente, abbassa la voce. “Non ho niente contro la professione più antica del mondo. Se non avessi già sprecato anni con la scuola di medicina, e se tutti i clienti fossero attraenti e le malattie veneree non esistessero, ci metterei la firma. Per lo meno, se si guadagnasse bene e se non fossi fidanzata. Soprattutto, se fossi in astinenza da orgasmi come te. Ora che ci penso…”
Per fortuna, è arrivato il nostro turno di ordinare. Lei prende abbastanza caffeina da far scatenare un rinoceronte, mentre io chiedo la mia camomilla in tazza grande, nella speranza di calmarmi, prima dell’incontro per cui sono in ansia.
Ci facciamo da parte per aspettare le nostre bevande, e Ava sogghigna come il Grinch. “Dunque, torniamo alla teledildonica.”
Prima che io possa zittirla di nuovo, entra lui.
Mi dimentico quello che stavo per dire. Mi dimentico di respirare.
Lineamenti scolpiti, che mi ricordano in egual misura gli dei greci e gli angeli; occhi della tonalità blu intenso dei lapislazzuli, incorniciati da eleganti occhiali con montatura di corno. Labbra che implorano di essere baciate. Capelli scarmigliati, neri come l’inchiostro, con una ciocca ribelle che gli ricade in mezzo al viso e m’implora letteralmente di andare lì e scostargliela (cosa che dovrei allungarmi per fare, perché lui è più alto di me di almeno una trentina di centimetri). Nonostante il caldo, indossa un trench nero con sotto una camicia nera: un abbigliamento che accentua la larghezza possente delle sue spalle e…
“Terra chiama Fanny.” La voce di Ava s’intromette nel mio cervello stordito dall’ossitocina.
Mi giro, prima che lei si accorga che stavo mangiando con gli occhi Mr. Schianto Tenebroso. Conoscendola, mi avrebbe spinta verso di lui, o assillata perché andassi a parlargli, o avrebbe fatto un milione di altre cose che mi avrebbero messa in imbarazzo fino a farmi venire un attacco di panico.
Una come me e un ragazzo così sexy non legano.
Prima che Ava possa ricominciare a tormentarmi con la teledildonica entro la possibile portata d’orecchio di Mr. Schianto Tenebroso, mi ficco preventivamente la mano in tasca e tiro fuori uno dei miei beni più preziosi: il mio telefono, alias, il mio Tesoro. “Devi vedere l’app che ho creato” dico ad Ava, lanciando uno sguardo furtivo alle mie spalle.
Mr. Schianto Tenebroso solleva le sopracciglia, al sentir menzionare un’applicazione?
Macché. Né, nonostante le apparenze, mi sta guardando in questo momento. Probabilmente, starà esaminando il tabellone del menù proprio dietro di me.
“Ok…” Ava sembra tanto entusiasta quanto lo sono io, quando lei mi racconta una storia disgustosa sul suo tirocinio al pronto soccorso. “Ti trasforma in un cartone animato, vero?”
“No.” Apro l’applicazione e guardo con orgoglio la nitida interfaccia utente a cui ho lavorato duramente per mesi. “Ti dice a quale personaggio dei cartoni animati assomigli di più.”
“Stessa cosa. Ma starò al gioco. A chi assomiglio io?”
Sentendomi un po’ birichina, la faccio posizionare per bene e scatto una foto con l’applicazione. Solo che punto la fotocamera su Mr. Schianto Tenebroso, anziché su Ava, e l’app mostra prontamente un personaggio dei cartoni animati: Clark Kent di Superman, la serie animata.
Ci credo bene. Quella ciocca di capelli, gli occhiali e i lineamenti cesellati corrispondono. La diabolica genialità di questa mossa è che l’app memorizza anche la foto originale; perciò, se volessi, potrei effettuare una ricerca a partire dall’immagine per trovare, diciamo, il suo profilo sui social media.
Supponendo che io voglia diventare una stalker, s’intende.
Prima che Ava se ne accorga, punto la fotocamera su di lei e scatto un’altra foto.
“Tu sei Belle.” Le mostro l’immagine con gli occhi da cerbiatta e i capelli castani sul telefono. “Da La Bella e la Bestia.”
“È una storia, sai, vera più che mai” canticchia. “Immagino sia un complimento. Posso farlo io a te?”
“Fa’ pure.” Le piazzo il telefono in mano, soprattutto perché voglio vedere se riesce a capire come usare l’applicazione senza il mio aiuto.
Con mio grande sollievo, lo intuisce al volo. Non è efficace quanto un test della nonna, ma ci va vicino. Ho dovuto insegnare ad Ava come programmare il suo telecomando universale.
Quando l’app le dà il risultato, lei ridacchia. “Biancaneve. Esce sempre una principessa Disney?”
“Non sempre.”
“Scommetto che è per via delle tue guance pallide, che arrossiscono facilmente.” Mi esamina da vicino. “O il viso rotondo.”
Lancio un’altra sbirciatina a Mr. Schianto Tenebroso. “Sono solo contenta che non sia uno dei sette nani.”
“Oh sì, con la barba saresti la copia esatta di Mammolo.”
Rabbrividisco. La sua voce è più alta che mai; il ragazzo dovrebbe essere sordo per non notarci, a questo punto. “Per favore, abbassa la voce.”
“Scusa.” Mi restituisce il telefono. “Hai intenzione di fare soldi con questa app?”
Do un’occhiata all’ora per assicurarmi di non essere in ritardo, prima di mettermi in tasca il mio Tesoro. “L’app è gratuita. L’ho persino resa open source, così chiunque può usare il mio codice a piacimento.”
“È per quella promozione che desideri, allora?”
Faccio spallucce. “Non una promozione, ma un trasferimento. L’app serviva a dimostrare a me stessa che ho quello che ci vuole per fare la sviluppatrice. Ora, ho solo bisogno che anche i miei colleghi di lavoro credano in me, o almeno che mi stimino abbastanza da darmi la possibilità di cambiare reparto.”
Con la coda dell’occhio, vedo Mr. Schianto Tenebroso fare il suo ordine; questo significa che, se non prendiamo subito i nostri drink, lui mi verrà così vicino, che potrò sentire il suo odore.
O toccarlo.
O…
“E questo progetto di s*x toys intelligenti ti sarà d’aiuto?” mi chiede Ava, parlando ancora a voce troppo alta per i miei gusti.
“Il proprietario della nostra azienda in persona ha scritto l’app. Questo rende il test di altissimo profilo.” Mi sforzo di sentire cosa stia ordinando il tipo, ma riesco a distinguere solo la parola tè (ed è piacevole sapere che esiste un altro babbeo disposto a pagare una cifra esorbitante per una bustina di foglie secche).
“E questo proprietario sarebbe il famigerato Vlad l’Impalatore, giusto?” Pronuncia il nome con entusiasmo.
“Così lo chiamano le voci di corridoio in ufficio. Sono sicura che sia il signor Vladimir Chortsky, quando ce l’hanno di fronte.”
“Oppure Maestro” dice lei, facendo la sua migliore interpretazione della voce di Renfield. “E lo incontrerai oggi? Non dovresti avere dell’aglio intorno al collo, o una croce dentro le mutandine?”
Ridacchio nervosamente. “Effettivamente, dicono che non dorma mai. O almeno, risponde alle email a qualsiasi ora, giorno e notte.”
Ava fa un’espressione estatica. “E brilla?”
“Lo scoprirò oggi.” Mr. Schianto Tenebroso sta venendo nella nostra direzione, ora, quindi ce la metto tutta per mantenere la calma. “Ho controllato il suo codice per questa app, ed era molto elegante e creativo: appropriato per una creatura della notte centenaria. Il mio capo, Sandra, mi ha detto anche che, quando lui scrive qualcosa, non lavora con il team di sviluppo, eppure le sue app non hanno mai bug…”
“Che cosa non entusiasmante.” Ava sbadiglia in modo esagerato. “Quello che voglio sapere è: ha impalato qualche dipendente?”
Delle note sensuali di mandarino e bergamotto mi penetrano nelle narici.
Il tè di qualcuno, oppure l’acqua di colonia di Mr. Schianto Tenebroso? È proprio accanto a me, adesso, così vicino che non oso guardarlo, per non sciogliermi in una pozzanghera. Il mio cuore batte in modo irregolare, e sento una nuova ondata di colore caldo riversarsi sulle mie guance.
“Fanny. Ava.” Il barista schiaffa i nostri drink sul bancone.
Perfetto. Prima che Ava possa mettermi ancora più in imbarazzo davanti a Mr. Schianto Tenebroso, afferro la mia bevanda, le piazzo in mano la sua e la trascino fuori dallo Starbucks per il gomito.
“Devo andare al lavoro” le dico, una volta uscite. Subito, il clacson assordante dei taxi mi riempie le orecchie. Siamo di fronte a Battery Park, con la Statua della Libertà visibile in lontananza.
Ava mi da un bacio sulla guancia. “Buona fortuna. E se l’Impalatore ti trasforma in un vampiro, dovrai fare lo stesso con me appena puoi. Posso rubarci le sacche di sangue dall’ospedale.”
Lancio un ultimo sguardo nostalgico a Mr. Schianto Tenebroso attraverso il vetro oscurato. “Ti conviene comportarti bene, invece, altrimenti farò di te la mia sgualdrina di sangue.”
Lei si allontana ridendo, mentre io mi precipito verso il vicino grattacielo e prendo l’ascensore per raggiungere il piano della mia azienda.
Uscendo, esamino i dintorni. Binary Birch recita la targa sul muro in caratteri molto seri. La fredda natura utilitaristica dell’arredamento moderno non è cambiata, da quando sono stata qui per i colloqui di persona, qualche mese fa. Non ci sono sale giochi né angolini per dormire, come quelli che potrebbero trovarsi in altre società di software più di tendenza; non con l’Impalatore al comando.
Le persone intorno a me sono per lo più estranee. Stando alla politica aziendale, tutti hanno la possibilità di lavorare da remoto, se lo desiderano; quindi, io ho lavorato da casa e comunicato con l’ufficio tramite email, messaggi istantanei e, occasionalmente, un’applicazione per teleconferenze.
Tiro fuori il mio Tesoro e controllo l’ora. Mancano dieci minuti, prima di dover affrontare l’ufficio dell’Impalatore.
Sorseggiando il mio tè, mi connetto al Wi-Fi e controllo i miei messaggi.
Sandra, la responsabile del reparto QA nonché mio diretto superiore, vuole vedermi, se ho tempo.
Mi dirigo nel labirinto di cubicoli. Dato che lei è una delle poche persone che conosco di vista, la individuo rapidamente e busso alla parete di vetro del suo cubicolo.
“Ciao, Sandra” la saluto, quando distoglie lo sguardo dal suo schermo.
“Oh, ciao, Fanny. Eccoti qui.” Con un sorriso affettato, si alza in piedi e ci conduce in una piccola sala riunioni.
“Dunque” esordisce, senza incontrare il mio sguardo, mentre ci sediamo una di fronte all’altra. “Volevo solo riconfermare… Sei d’accordo con l’eccentrico progetto di test che stai per intraprendere, vero?”
“Sì” affermo con tutta la sicurezza che riesco a fingere.
So perché continua a domandarmelo. L’ultima cosa che l’azienda vuole è che io intenti una causa per molestie sessuali per questo, o dica all’Impalatore che non accetto l’incarico, facendo così apparire lei, la mia manager, un’idiota.
“Ne sono lieta” afferma; poi, rivediamo rapidamente il progetto che ho appena finito di testare: un’applicazione che funziona con un braccialetto fitness tracker.
Lei sorride, quando le dico che ho addirittura perso qualche chilo, grazie a tutte le camminate per testare la funzionalità del pedometro.
Poi, giunge il momento dell’incontro che temevo, e Sandra mi conduce nell’unico ufficio senza pareti di vetro su quel piano.
Secondo alcune battutine, all’Impalatore non piace la luce, mentre secondo altre, ha bisogno di privacy per compiere le sue uccisioni in santa pace.
“Vuoi che la prenda io?” mi chiede Sandra, preoccupata, guardando la mia tazza quasi vuota.
“Non è permesso bere lì dentro?” le chiedo.
Lei lancia uno sguardo nervoso alla porta. “Meglio che la prenda io.”
Mentre le porgo la tazza, la mia mano precedentemente ferma comincia a tremare.
Quanto può essere spaventoso il nostro glorioso leader?
“Tienimi informata.” Sandra mi apre la porta.
Sentendomi come un agnello che va al proverbiale macello, entro nel covo dell’Impalatore e, prima ancora di riuscire a vedere l’uomo in persona, la mia manager chiude cortesemente la porta alle mie spalle, come il tirapiedi di un vampiro che tende una trappola.
Della musica soffusa fa vibrare l’aria qui dentro. Nell’antro del re della montagna di Edvard Grieg: una melodia adatta a farsi dissanguare.
Sento odore di mandarino e bergamotto, e mi viene un colpo.
Non può essere!
Mi giro.
Illuminato dalla luce bluastra di un grande monitor, c’è il bellissimo viso dello sconosciuto per cui stavo sbavando da Starbucks.
Persino il suo tè è qui, sulla sua scrivania immacolata.
“Buongiorno, Ms. Pack” dice Vlad l’Impalatore, con un leggero accento transilvano. “Piacere di conoscervi, finalmente.”