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Il viaggio del dottor Dolittle

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A pochi mesi dall’imminente uscita nelle sale del kolossal The Voyage of Doctor Dolittle interpretato da Robert Downey Jr. (con Antonio Banderas, Michael Sheen e le voci di Emma Thompson, Ralph Fiennes, John Cena e molti altri), il libro dei mirabolanti viaggi del Dottor Dolittle.

Una storia affascinante e senza respiro, piena di personaggi straordinari, d’ironia e di sfrenata immaginazione. Un successo letterario intramontabile, che dura ininterrotto dall’Inghilterra dell’età vittoriana fino ai nostri giorni, in una nuova, curatissima edizione. Una lettura per tutte le età che insegna come ciascun essere su questa terra sia parte di un tutto indivisibile: un pianeta la cui ricchezza sta proprio nelle sue infinite, meravigliose diversità – il vero tesoro da custodire gelosamente.

l primo eroe davvero “ecologista” della storia letteraria.

Pericoli incredibili, epidemie e minacce mai sentite prima incombono sul mondo. Solo le creature più semplici, gli animali, possono salvarlo. Ma c’è bisogno di qualcuno che sia in grado di comprenderne il linguaggio e comunicare con loro.

l Dottor John Dolittle, medico chirurgo in una cittadina inglese, è l’unico a saperlo fare. Polinesia, la sua pappagallo femmina, gli ha insegnato la lingua degli uccelli. E anche le parlate delle altre specie. Non solo dei suoi prediletti, che non lo abbandonano mai: Jip il cane, Deb-Deb l’anatra, Gub-Gub il maialino e Tu-Tu la civetta. I suoi giorni scorrono tranquilli ma sempre interessanti, prescrive occhiali ad un cavallo e cura un coccodrillo. Ormai è un veterinario senza pari, anche se senza denaro: affermato e ricercato più dagli animali che dagli uomini. Fin quando la richiesta d’aiuto della scimmietta Ci-ci lo spingerà a preparare armi e bagagli e prendere il mare insieme ai suoi inseparabili compagni. In rotta per l’Africa, dove dilaga un tremendo contagio. Re capricciosi, bestie con due teste, leoni e principi neri che vogliono la pelle bianca. Pirati, pescecani gentili, delfini chiacchieroni. È solo l’inizio degli andirivieni del Dottor Dolittle, del suo giovane assistente Tommy Stubbins, e della loro combriccola pennuta e pelosa. Dopo l’Africa, l’Oceano Atlantico del Sud e favolosi regni sopra isole galleggianti alla deriva sulle onde. Ma prima l’arcipelago spagnolo delle Capa Blanca, dove Dolittle, d’accordo con i tori, porrà fine alla barbarie delle corride. E naufraghi, la lingua delle conchiglie, e i coleotteri più rari del mondo. Addirittura un trono per incoronare il Dottor Dolittle come il più illuminato dei sovrani.

E una chiocciola gigante per far ritorno in Inghilterra, a casa, in tempo per il tè...

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1. Puddleby
1. PuddlebyMoltissimi anni fa, quando i nostri nonni erano ancora ragazzini, in una cittadina che si chiamava Puddleby viveva il dottor John Dolittle, medico chirurgo, assai noto perché unanimemente ritenuto uomo di scienza. Fra i cittadini di Puddleby, infatti, non c’era abitante, giovane o vecchio, che non lo conoscesse almeno di vista. Quando John Dolittle passava per le strade con il suo cappello a cilindro, tutti dicevano: «Ecco il dottore! È un uomo che sa il fatto suo!» Bambini e cani accorrevano a frotte e gli si accodavano per seguirlo; persino i corvi, che avevano posto i loro nidi sul campanile della chiesa, gracchiando approvavano con rapidi movimenti del capo. La casa in cui viveva alla periferia della città era piccolissima, a differenza del giardino che era molto grande, con un vasto prato e sedili di pietra sotto i salici piangenti. La sorella del dottore, Sarah, badava alla casa, ma il giardino lo curava lui. Il dottore amava molto gli animali e teneva bestiole d’ogni genere. Oltre ai pesci rossi nella vasca in fondo al giardino, aveva conigli in dispensa, topolini bianchi nel pianoforte, uno scoiattolo nell’armadio della biancheria e un porcospino in cantina. Aveva anche una mucca col suo vitellino, un vecchio cavallo zoppo di venticinque anni, vari polli e piccioni, due agnelli e molte altre bestie. Ma i suoi prediletti erano Deb-Deb l’anatra, Jip il cane, Gub-Gub il maialino da latte, un pappagallo femmina di nome Polinesia e la civetta Tu-Tu. Sua sorella non la finiva mai di borbottare per tutte quelle bestie che, diceva, le mettevano la casa in disordine. Un giorno una vecchia signora, che veniva dal dottore per farsi curare i reumatismi, si sedette inavvertitamente sul porcospino che dormiva sul sofà e da allora non si fece più vedere, preferendo fare, ogni sabato, quindici chilometri in carrozza fino a Oxenthorpe per consultare il dottore di quella città. Una volta Sarah disse al fratello: «John, come puoi pretendere che gli ammalati vengano a farsi curare da te, con tutte queste bestie per casa? Un bel dottore sei, col salotto pieno di porcospini e di topi! È già la quarta persona che fai scappare. Il signor Jenkins e il parroco affermano che, malgrado i molti acciacchi che li affliggono, non metteranno più piede in casa tua. Ogni giorno che passa si diventa più poveri. Se continui cosi, tra la gente per bene non ci sarà più nessuno che ti vorrà come medico». «Ma io amo più le bestie che la “gente per bene”». «Mi fai ridere», scattò stizzita sua sorella e uscì dalla stanza. Così, col passar del tempo, il dottore raccoglieva sempre più animali, mentre i suoi pazienti si facevano sempre più rari. Finché gliene rimase soltanto uno, il venditore di carne per gatti (che per semplificare chiameremo “il trippaio”), il quale, a causa del suo mestiere, non aveva paura di nessuna bestia. Ma il trippaio non era molto ricco e si ammalava solo una volta l’anno, in occasione feste di Natale, e al dottore dava appena sei soldi per una bottiglia di medicina. Ovviamente, malgrado in quei giorni tanto lontani il costo della vita fosse assai basso, sei soldi all’anno non bastavano per campare e, se il dottore non avesse avuto qualche risparmio nel salvadanaio, la situazione sarebbe stata insostenibile. Ma lui, imperterrito, continuava a prendere in casa sempre nuove bestiole; e, naturalmente, mantenerle costava un sacco di quattrini. I suoi risparmi si assottigliavano sempre più. Un giorno vendette il pianoforte e trasferì i topi in un cassetto della scrivania. Ma anche i denari ricavati dalla vendita del pianoforte a poco a poco sparirono, per cui il dottore fu costretto a vendere il completo marrone della festa e continuò a diventare sempre più povero. Ormai, quando andava per la strada col cilindro in testa, la gente diceva: «Passa John Dolittle medico chirurgo! Un tempo era il dottore più rinomato di tutta la regione e guardatelo un po’ ora: non ha più il becco di un quattrino e i suoi calzini sono pieni di buchi!» Ma i cani, i gatti e i bambini accorrevano sempre e lo seguivano per le strade come ai tempi in cui era ricco.

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