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2346 Parole
1O.M.C. Erano passati all’incirca dodici anni dall’incoronazione del re, quando una mattina, all’interno della sala del trono di Permafrost, il sovrano, camminando ansiosamente, si rivolse al fidato consigliere. «Paul! Tutto questo non mi basta più, il mio regno, i miei possedimenti, il potere, il terrore che ho instaurato nel reame non è abbastanza: ho spremuto questa inutile popolazione, l’ho privata di ogni cosa, non ho più nulla da toglierle. Voglio… esigo causare altro caos, altro disagio. Voglio espandere il mio impero, bramo tiranneggiare anche negli altri regni. Ma per prima cosa, è necessario che io sappia cosa può attendermi oltre i confini di Permafrost, e per questo ho bisogno di un piano.» A quest’ultima affermazione, tutto a un tratto, il monologo del re fu interrotto dall’arrivo di un servo: «Mio sovrano, è arrivato il Rondonecodaspinosa proveniente dal regno di Foschilandia con il solito dono annuale!». Scocciato dall’interruzione ma compiaciuto da quella notizia, il Re replicò: «Molto bene, consegna subito il dono alla cucina e informa i cuochi che aspetterò nella sala del trono». Detto ciò, il sovrano, con un brusco gesto della mano, congedò il servo che, ricevuto l’ordine, si inginocchiò in segno di rispetto e uscì dalla sala del trono, lasciandolo solo in compagnia del consigliere Paul. Assicuratosi di essere rimasto il solo al cospetto del re, il consigliere prese parola e diede voce a un’idea che, nel frattempo, gli era balenata in testa: «Se ti serve un piano, forse ho la soluzione al tuo problema. Come in questi anni abbiamo scoperto grazie ai nostri informatori, tutti i regni sono separati ed equidistanti tra loro; le comunicazioni sono molto difficoltose, se non impossibili, e quelle poche che vengono portate a compimento avvengono solo grazie a questi maledetti uccellacci, che sono comunque prerogativa delle caste reali e dei nobili dei regni. Da quel poco che conosciamo, ogni regno ha una risorsa particolare, e tutti gli anni ogni sovrano utilizza questi uccelli, di dimensioni e intelligenza superiori alla media, per donare una parte della propria risorsa agli altri sovrani, che ne possono usufruire a loro piacimento, magari elargendone, oltre che alla casta nobile, anche al popolo. Ora, nei vari regni, come nel nostro, il popolo sa che solo i reali usufruiscono di questi beni. E proprio a tal proposito, stavo pensando…» disse il consigliere portandosi l’indice alle labbra e facendo una breve pausa. «… Perché non chiedere agli altri sovrani di mettere a disposizione una quantità maggiore delle loro risorse? In questo modo, anche il popolo potrebbe usufruirne, e noi, almeno inizialmente, potremmo essere visti come buoni sovrani. Il nostro vero obiettivo sarebbe quello di soggiogarli più facilmente ingannandoli e donando loro false speranze: in questo modo, potremmo convertirli facendoli nostri schiavi; ma questo, come detto, almeno all’inizio non lo saprebbe nessuno.» Detto ciò, il consigliere venne interrotto dal suo sovrano, la cui espressione, nel frattempo, si era fatta meditabonda. «Mmh… il tuo discorso potrebbe avere senso. Però non capisco come ciò possa aiutarmi nel mio intento. Soprattutto considerando che, pur essendo uccelli di grosse dimensioni, nessun Rondonecodaspinosa riuscirebbe a portare una quantità di merce superiore a quella che già porta. Inoltre, dubito che al mondo esistano così tanti esemplari di tali uccellacci!» A queste obiezioni il consigliere replicò: «Esatto, mio sovrano. Proprio a questo pensavo. Per raggiungere il nostro intento, potremmo suggerire agli altri regnanti di far partire da ognuno dei loro domini delle vere e proprie carovane, che sarebbero costrette a muoversi via terra. Ovviamente, queste carovane verrebbero scortate da gruppi di persone e sarebbero composte da uno o più veicoli in grado di trasportare grosse quantità di merci da scambiare. Ed è proprio quando i vari equipaggi varcheranno le nostre mura che noi potremo catturarli facilmente, perché saranno stanchi e provati dal viaggio; e inoltre si sentiranno ormai al sicuro e non immagineranno mai che il pericolo maggiore siamo proprio noi. Poi, una volta che li avremo imprigionati, li potremo interrogare, magari torturandoli, e in questo modo potremo raccogliere il maggior quantitativo possibile di informazioni sui regni e sulle insidie che potremmo trovare. Inoltre, li costringeremo a comunicarci informazioni riservate, come passaggi segreti, vie d’accesso meno sorvegliate, falle o guasti nei sistemi di protezione delle mura: insomma, qualunque punto debole nelle loro difese che noi possiamo sfruttare a nostro vantaggio, in modo da poterli conquistare facilmente, senza nemmeno spandere troppo sudore. Oltre a queste informazioni, avremo anche la conferma che siano esatte, data dal rientro del nostro equipaggio o comunque dai vari messaggi che verranno inviati a mano a mano che i nostri bravi avanzeranno verso i vari regni. Potremmo dare un nome a questa proposta, chiamarla operazione O.M.C. Organizzazione Mondiale del Commercio! Così da ingolosire gli altri regnanti». Con quest’ultima affermazione, il consigliere, che aveva esposto la sua idea con estrema enfasi, accompagnando ogni parola con gesti teatrali e curiose espressioni del viso, terminò il suo discorso. «Sì! L’idea mi stuzzica non poco! Ma credi davvero che i sovrani degli altri regni accetteranno di partecipare senza avere alcun minimo sospetto?» domandò il re. Il fido consigliere continuò: «Proporrei di iniziare con il trasmettere la nostra idea agli altri regni e verificare se tutti abbiano intenzione di partecipare; poi starà a te stuzzicare i sovrani in modo che accettino la nostra idea e cadano nel tranello!». A quella frase, lo sguardo del sovrano si fece pensieroso. «Potremmo mettere in palio qualcosa che ogni sovrano vorrebbe. Ma cosa? Oh! Ma certo… l›ho trovato!» esclamò battendo il pugno destro sul palmo aperto dell’altra mano. Erano passati alcuni giorni da quella conversazione, quando, nella sala imperiale del Regno di Golena, re Daugì, in compagnia della figlia, era intento nella lettura di una lettera arrivata pochi minuti prima, sorseggiando una bevanda arrivata come dono dal regno di Foschilandia. A mano a mano che scorreva le parole, la sua espressione diveniva sempre più dubbiosa. I suoi pensieri furono però presto interrotti dalla principessa che, con garbo, prese parola: «Padre mio, questa thesana è davvero una prelibatezza. Chissà cosa direbbero i nostri sudditi, se anche loro potessero sorseggiarla! Come pensate che reagirebbero?». «Forse lo scopriremo presto, figlia mia: assieme al dono giunto dalle terre di Permafrost, mi è stato recapitato anche questo messaggio da parte di re Durville. Il sovrano di tal regno suggerisce di commercializzare in grandi quantità quei doni che finora sono stati riservati a noi reali, cosicché anche i popoli di tutti regni possano usufruirne. Ovviamente, non so se accetteranno tutti i sovrani dei sei regni, ma la ricompensa messa in palio penso che intrigherà parecchi sovrani. Devo ammettere di esserne rimasto affascinato anche io!» disse con tono decisamente divertito, e rimanendo piuttosto sorpreso di ciò. «Padre mio, davvero accetterai di partecipare? Il popolo è già contento di come gestisci il regno, e io ho grande ammirazione verso di te; questa opportunità sarà l’ennesima prova della bontà d’animo del loro sovrano.» «Eh, eh, eh! Figlia mia, tu sì che sai come adulare il tuo vecchio!» disse il sovrano, accarezzandosi il mento ben rasato e osservando distrattamente la bevanda che stava sorseggiando. Poi, improvvisamente, chiamò a gran voce il suo fedele servitore e consigliere: «Ein!». All’istante, come se fosse sempre stato in quella stanza, apparve dinanzi alla soglia un uomo. Sulla cinquantina, calvo e perfettamente rasato, tutto nel suo aspetto dava l’impressione di un uomo gentile e dotato di buone maniere, nonché ligio alla carica che ricopriva. Egli, infatti, con modi di fare eleganti e con una raffinata proprietà di linguaggio, si rivolse al proprio sovrano: «Come posso essere utile a sua maestà?» chiese, accennando un inchino. «Mio fedele Ein, fai preparare dei rondonicodaspinosa da inviare agli altri regni e allega a ognuno una lettera, nella quale confermiamo la nostra intenzione di partecipare al progetto O.M.C. suggerito da re Durville. Mi raccomando, nella lettera suggerisci alcune norme che i vari equipaggi dovranno seguire. Per esempio, sarebbe saggio che tutti partissero nello stesso momento. Consiglierei come periodo per la partenza l’inizio del nuovo anno: in questo modo, ogni regno che accetterà l’invito avrà abbastanza tempo per reclutare l’equipaggio e costruire il proprio veicolo. Inoltre, tutti avranno più tempo per poter caricare le quantità di risorse da commerciare. Quindi, una volta inviate le missive, va’ a cercare quel ragazzo, quello di cui mi hai parlato qualche tempo fa. Colui che ha ucciso uno dei sei Ghrome che infestano il territorio al di fuori delle mura del regno. Infine, trova qualcuno in grado di costruire un mezzo adeguato ad attraversare il nostro pianeta pieno di insidie.» Furono questi gli ordini che Re Daugì diede al suo fido Ein; e osservando la tazza ormai vuota che aveva in mano, aggiunse: «Inoltre, fai portare altra thesana e prendi tutto il necessario di cui hai bisogno. Mi fido di te come di me stesso, e sono certo che non deluderai le mie aspettative!». «Grazie, eseguirò i vostri ordini con piacere, vostra maestà.» Detto questo, il consigliere Ein si congedò dal suo sovrano. Per prima cosa, si recò alla Grande Voliera per la consegna delle missive da recapitare ai sovrani degli altri regni, poi, dopo qualche ora, una volta completato l’invio delle lettere, il consigliere Ein si mise sulle tracce del giovane di cui si vociferava avesse sconfitto uno dei Ghrome. Fortunatamente il consigliere Ein era molto abile nel suo lavoro e, grazie alle sue enormi conoscenze riguardanti tutti i fatti che accadevano nel regno, impiegò poco tempo a scovare la dimora del giovane. Gli era bastato seguire le voci che correvano riguardo la sconfitta del Ghrome Adramelech: si diceva giungessero dalla periferia a sud di Golena, proprio vicino alle mura esterne, a tre giorni di cammino da palazzo. Qualche ora dopo, all’interno del palazzo nell’albero Yggdrasil, nel regno di Foschilandia, la Regina Degli Alberi aveva appena finito di leggere le missive recapitate dai regni di Permafrost e Golena e, con grazia ed eleganza, si rivolse alla propria sciamana. «Ester, cosa pensi di questo progetto O.M.C.? Sarà una buona idea mandare allo sbaraglio alcuni miei sudditi per commerciare con gli altri regni? Saranno in grado di superare gli ostacoli che troveranno sul loro cammino?» A quelle domande, la vecchia sciamana rispose: «Regina Katerine, sarebbe più opportuno porsi la domanda se Lei è davvero così legata al suo popolo oppure se è solo un suo capriccio, visto il premio in palio. Il progetto di per sé ha molto senso, a mio parere; stabilite le prime rotte e approvata la sicurezza di tali percorsi, i regni di tutto il pianeta ne trarrebbero giovamento.» Punta sul vivo, ma con fare regale, Katerine ribatté: «Ester, sempre acida e diretta quasi quanto la tua regina! E sia, allora, ho deciso: parteciperemo a questo progetto poiché sono sia legata al mio popolo che interessata alla ricompensa. Ora dovremo solo trovare un equipaggio adatto a questo tipo di compito». Ester, seppur contenta della decisione presa, la avvertì: «Compito che potrebbe anche non avere il successo sperato, mia regina! Si ricordi che al di fuori della Foresta Palladio i pericoli sono molti: si dovranno affrontare alcuni dei sei Ghrome, e nel regno pochissimi hanno avuto il coraggio di avventurarsi al di fuori della nostra foresta, e ancora meno sono quelli che hanno fatto ritorno». Dopo aver riflettuto sulle ultime parole della sua sciamana, la regina si rivolse alla stessa sorridendole e, con tono gioviale, dichiarò: «Sono certa che troveremo chi sarà disposto ad affrontare questi pericoli per accontentare la sua regina!». Quasi contemporaneamente, all’interno della sala Presidenziale del regno di Dolina, era riunito il consiglio dei tre Re Mictlan, allo scopo di discutere in merito al messaggio ricevuto, recante l’invito a partecipare al progetto O.M.C. Anche in questo caso, il dubbio che attanagliava il consiglio era se valesse la pena partecipare. La discussione vedeva re Settiquo favorevole al progetto e re Oquavio contrario; l’ago della bilancia era quindi nelle mani di re Quinzio, il quale pareva ancora molto indeciso. I due fronti tentarono di portare re Quinzio ognuno dalla propria parte, ma invano. Fu però l’arrivo delle lettere dei regni di Golena e di Foschilandia, che comunicavano l’intenzione di partecipare, a convincere Re Quinzio: «Fratelli miei, appurato quanto riportato su queste lettere e valutati i pro e i contro, anche io ho preso la mia decisione. Sono favorevole, parteciperemo!». Queste ultime parole le pronunciò voltando il capo alla sua destra, con il classico tono autoritario del fratello maggiore. «Settiquo, rifletti. Se decidessimo di non partecipare, potremmo essere gli unici a rimanere esclusi e a non poter usufruire, un domani, dei vantaggi che questo progetto potrebbe concedere. Infatti, considerando le numerose lettere di adesione provenienti dagli altri regni, credo che anche il sultano del regno di Ergchebbi e l’iraconda sovrana di Vulcano diranno di sì. Prova a immaginare se anche uno solo degli altri regni, oltre ai beni che commercia ora, avesse almeno un’altra risorsa che agli altri manca: potrebbe essere un’evoluzione, un passaggio importante della Storia di questo pianeta, e tu, fratello mio, vorresti rimanerne fuori?» sentenziò re Quinzio, aggrottando la fronte e fissando il proprio fratello con un’espressione autoritaria. Passò circa una settimana da questi avvenimenti, quando nel regno di Permafrost il consigliere Paul si rivolse al sovrano Durville con un ghigno di soddisfazione: «Re Durville! Come previsto, ogni regno ha accettato la nostra, ehm… volevo dire, la tua proposta di commercializzare i beni e, come suggerito dal re di Golena, sono tutti concordi nel far partire i propri equipaggi al nascere del nuovo anno. Niente ci vieta di far partire prima di quella data il nostro equipaggio, in fondo nessuno potrà mai accorgersene. A tal proposito, mi chiedo se tu abbia già pensato a chi inviare. E soprattutto, come pensi di superare gli altri Ghrome, che infestano le terre al di fuori del regno?» «Paul!» Si girò di scatto Durville, con uno sguardo assassino; e con una sorprendente voce rimbombante riprese: «Dimentichi forse chi sono io? Tutto questo tempo passato all’interno del regno ti ha forse fatto perdere la memoria? Non ricordi più cosa sono? Non vi saranno problemi per il nostro equipaggio, poiché sarà guidato da mio figlio, che sta già reclutando i suoi compagni di viaggio!».
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