4Trappole
Solo ed equipaggiato con lo stretto necessario per sopravvivere un paio di settimane, J.B. incrociò le sue inseparabili barre di moissanite sulle spalle e si mise in marcia verso il villaggio chiamato Sabrosa. Aveva messo in conto che ci volessero almeno tre giorni di cammino, tre giorni che avrebbe dovuto passare senza la compagnia di Maurice. Questo pensiero lo portò più volte a fermarsi per riflettere lungo il tragitto che lo avrebbe condotto alla periferia est; e più ci pensava, e più aumentava quella strana sensazione di disagio dovuta alla lontananza del fratello. Da quando era nato, infatti, quella era la seconda volta in cui avrebbe passato così tanto tempo lontano da Maurice. Certo, lo sapeva al sicuro tra le mura della fucina reale, e comunque sapeva che suo fratello, grande e grosso com’era, se la sarebbe cavata benissimo da solo anche se qualcuno avesse voluto infastidirlo: tanto che, negli anni, J.B. non era mai stato costretto a intervenire in aiuto di Maurice, nemmeno durante le numerose risse che si scatenavano nelle osterie del loro paese, e delle quali, complice qualche birra di troppo, spesso era la causa diretta. Grazie anche al fatto che la sua mente era impegnata in questi e altri pensieri, i tre giorni di cammino passarono velocemente, e J.B. quasi non si accorse di essere arrivato alla meta.
Sabrosa era ormai davanti a lui, quando, poco distante dall’ingresso del villaggio, notò una curiosa figura quasi «appollaiata» sul ramo di un grande albero. Lì per lì, faticò a distinguerne la fisionomia, complice il fatto che rimaneva in parte in controluce; ma quando si avvicinò ulteriormente, poté distinguere con chiarezza che si trattava di una figura umana. Osservando meglio, poté notare che si trattava di un giovane che poteva avere la sua stessa età. Sebbene fosse seduto in modo molto strano, appariva snello e longilineo, con un corpo non particolarmente muscoloso, ma nello stesso tempo atletico. Sul capo indossava un cappello tipo «panama» e portava pantaloni corti a pinocchietto, legati da una cintura sulla quale erano fissati due foderi, ognuno contenente un coltello; infine, indossava una camicia sbottonata sul davanti, che lasciava intravedere una carnagione piuttosto scura. A prima vista, l’aspetto e il modo di vestire avrebbero potuto trarre in inganno, e una persona poco attenta avrebbe potuto pensare che si trattasse di uno dei tanti perdigiorno che spesso si incontravano alle porte delle città, pronti a scroccare una moneta o una bevuta all’osteria ai viandanti di passaggio. Ma J.B. non era un tipo superficiale, e notò subito che la persona di fronte a lui aveva uno sguardo furbo e deciso, tipico di una persona risoluta: di sicuro non era un ozioso scansafatiche in attesa del pollo da spennare, ma era qualcosa di più. Anzi, guardandolo attentamente, dava l’impressione di essere un tipo scaltro ma non cattivo, uno che, una volta presa una decisione, non si sarebbe mai tirato indietro, in nessun caso.
Quel breve sguardo fu rassicurante per J.B, tanto che decise che avrebbe potuto fidarsi di quel tipo stravagante, e così gli rivolse la parola: «Mi spiace disturbare il tuo riposo, ma avrei bisogno di un’informazione. Sono alla ricerca di un certo Marcos Cesar Sentop e, dalle informazioni in mio possesso, dovrebbe abitare in questo borgo… per caso lo conosci?».
A quella domanda, il ragazzo sollevò leggermente il cappello mettendo in luce un sorriso furbo e, in modo quasi canzonatorio, mise in scena una teatrale presentazione: «Marcos Cesar Sentop!» esclamò scandendo il nome parola per parola. «Colui che non ha eguali nel trovare ogni genere di cosa, colui che è un maestro, o meglio, un mago, nel trovare vie di fuga! L’unico che, nonostante si spinga spesso oltre le mura del paese, è sempre riuscito a sfuggire al Ghrome Ammut che, nonostante la sua forza e agilità, non è mai riuscito a prenderlo né tanto meno a sfiorarlo! Chi sei tu, che lo stai cercando? E soprattutto, cosa vuoi da lui?»
J.B., un po’ sorpreso da tanta teatralità, lo guardò per qualche istante con aria interrogativa, come se si stesse chiedendo se il tizio che aveva di fronte fosse serio o lo stesse prendendo in giro, poi rispose: «Mi chiamo J.B. Vindaci! Ho viaggiato per tre giorni solo per poter incontrare questo tale, sono qui per fargli una proposta che per lui potrebbe rivelarsi interessante. Si tratta di un incarico da parte del nostro sovrano, ma non posso rivelarti di più, preferirei parlarne direttamente con lui… Quindi, se lo conosci e sai dove vive, potresti gentilmente indicarmi dove trovarlo, anziché perdere tempo nell’elogiarlo?».
A questo punto, il sorriso sul volto dello sconosciuto si fece ancora più furbo, come se la notizia lo interessasse direttamente, tanto che addirittura prese a fregarsi le mani per poi esclamare: «Il sovrano, eh? Immagino vi sia una ricompensa legata a questo incarico, dato che è stato assegnato addirittura dal re in persona… o mi sbaglio?»
«Be’, immagino di sì; non sono stati ancora definiti tutti i dettagli, ma sono sicuro che il sovrano darà qualche riconoscimento a questo Sentop, anche se lui non lo chiederà! Sempre che poi sia in grado di svolgere al meglio il compito che il re intende affidargli. Ma, a questo proposito, sai dove si trova o mi stai solo facendo perdere tempo? Bada che sono in viaggio da giorni, e la mia pazienza inizia a vacillare!» lo ammonì J.B.
«Ricompensa, eh?» continuò lo sconosciuto, sempre più interessato e senza badare troppo all’irritazione crescente di J.B.
«In questo caso… eccomi, caro J.B. Vindaci! Io sono Marcos Cesar Sentop, al tuo servizio e a quello del re!»
Proprio pronunciando queste parole, con un balzo da acrobata saltò giù dal ramo e atterrò, inchinandosi al cospetto di J.B. Trovatoselo davanti, a J.B. passò quella lieve irritazione che stava invece iniziando a crescere pochi istanti prima, e rimase quasi incredulo nel vedere l’atteggiamento apparentemente spensierato e scherzoso con cui Sentop affrontava la vita quotidiana: sembrava prendesse tutto alla leggera, ma probabilmente era solo un atteggiamento con il quale mascherava il suo lato più serio, dato che, essendo riuscito così spesso a uscire indenne dagli attacchi del Ghrome Ammut, per forza di cose avrebbe dovuto prestare tanta attenzione a determinate situazioni. «Ma dimmi, mio caro nuovo amico, cosa comporterebbe più precisamente questo incarico che il re vorrebbe affidarmi?»
A questa domanda, J.B. proseguì: «In realtà, l’incarico non riguarderebbe solo te, ma anche me e mio fratello Maurice, oltre ad alte tre persone che devo ancora trovare. Il tuo nome mi è stato fatto da Ein, il fidato consigliere del re, che mi ha raccomandato di cercarti e di convincerti a fare parte della spedizione, poiché a suo parere potresti esser molto utile alla causa, data la tua esperienza e le tue abilità fuori dal comune. Ma lascia che ti spieghi di che si tratta».
Così dicendo, J.B iniziò a raccontare brevemente a Marcos il motivo che l’aveva condotto lì: «Vedi, Marcos… a causa di un accordo preso con i sovrani di altri regni, re Daugì si è visto costretto a organizzare una particolare spedizione di merci. E fin qui, tutto bene, se non fosse che la quantità di materiale è davvero ingente; e inoltre il convoglio dovrebbe attraversare dei territori pericolosi, sia per la conformazione del paesaggio sia perché la fuori ci sono ancora Ghrome in numero sufficiente da creare grossi problemi alla spedizione. È questo uno dei motivi per i quali il re ha deciso di affidare il convoglio a un piccolo ma ben assortito drappello di uomini decisi, coraggiosi, e soprattutto con particolari doti e abilità; e per questo, per prima cosa, ha fatto convocare a palazzo dal suo fidato consigliere l’uomo che uccise Adramelech!».
«Sì, ho sentito delle voci in merito a questa storia, lo chiamano il Cacciatore di Ghrome e, se non sbaglio, pare provenga dal villaggio di Melam» lo interruppe per un istante Marcos.
Con un cenno di assenso, J.B continuò: «Ebbene, anche se l’espressione “Cacciatore di Ghrome” non è proprio la più corretta, quell’uomo sono io! E a quanto sento da ciò che mi dici, le voci corrono veloci».
Un’espressione di stupore si dipinse sul viso di Marcos, ma egli non volle interrompere il discorso di J.B.; e anzi, sembrava fosse ancora più interessato al suo racconto, tanto che saltò nuovamente sul ramo sul quale era appollaiato in precedenza, quasi a volersi mettersi più comodo per poter continuare ad ascoltare il racconto di J.B. Questi, dal canto suo, riprese la parola: «Il consigliere Ein parlò dapprima a mio fratello, e successivamente incontrò me. Quando fu sicuro che fossi stato effettivamente io a sconfiggere Adramelech, ci ha convocato ufficialmente a palazzo, in modo che potessimo arrivare al cospetto del nostro re e colloquiare direttamente con lui. Ad accoglierci, oltre al consigliere e al re, abbiamo trovato anche la bellissima principessa Charlotte, ed è stato in questa occasione che re Daugì ci ha incaricato formalmente di arruolare un equipaggio capace di portare a termine la missione e, possibilmente, portare a casa la pelle. Ed è per questo che sono qui, per chiederti di unirti a noi! Ovviamente, potrai chiedere direttamente al re quel che vorrai, una volta che avremo portato a termine l’incarico».
Passarono alcuni secondi da che J.B ebbe finito di parlare, secondi nei quali Marcos parve riflettere molto seriamente; poi, d’un tratto, disse: «La principessa? E dimmi: è bella come si vocifera?».
«Sì, direi che è in possesso di una bellezza disarmante! Ma non è per questo che ti cercavo!»
«Accetterò la tua proposta di unirmi al tuo equipaggio. Ma a una sola condizione!» E qui si fermò, quasi attendendo una qualsiasi reazione del suo interlocutore che, dal canto suo, contento di sapere che Marcos non avrebbe rifiutato la proposta, domandò: «E quale sarebbe?».
Sul volto di Marcos tornò a dipingersi un sorriso divertito e spavaldo, quasi di sfida: «È molto semplice, dovrai catturarmi!».
E pronunciando l’ultima sillaba, Marcos Cesar Sentop saltò giù dal ramo con una rapidità e un’agilità eccezionali, per poi sparire nel bosco prospiciente Sabrosa, tanto che in pochi secondi si poteva soltanto udire l’eco della sua voce in lontananza. Un’eco che suonava come uno scherno alle orecchie di J.B.: «Vediamo se riuscirai a catturarmi entro una settimana!».
«Mi basteranno tre giorni!» replicò J.B., anche lui con uno strano sorrisino sul volto, quasi fosse divertito dalla sfida; tanto che non perse altro tempo e subito si lanciò all’inseguimento di Sentop, deciso a catturarlo il prima possibile. E avrebbe dovuto catturarlo veramente il prima possibile, sia perché doveva tornare da Maurice sia perché l’equipaggio andava completato in tempi brevi, magari proprio con l’aiuto di quel buffone di Marcos.
L’inseguimento durò pochi minuti, prima che Marcos riuscisse a seminare J.B. nel fitto del bosco. Fu così che il più giovane dei Vindaci dovette rallentare la sua andatura per poter ritrovare le tracce del passaggio di quel simpatico briccone di Sentop e, avanzando tra gli alberi, giunse nei pressi di un’ampia zona pratosa circondata dal bosco. Fu proprio in questa radura che si imbatté in un gruppo di uomini. Non li contò, ma a occhio e croce potevano essere una dozzina, forse anche qualcuno in più. Erano disposti in semicerchio e sembravano tutti molto attenti a ciò che dicevano due di loro, che spiccavano tra i presenti: uno era alto e magro, ma con delle gambe insolitamente grandi, l’altro basso e tozzo. Sembravano godere di una certa autorità nei confronti degli altri, addirittura sembrava che stessero impartendo ordini.
J.B. entrò nel loro campo visivo e, in men che non si dica, fu circondato e immediatamente fermato e interrogato.
«Altolà! Chi sei tu? Cosa vai cercando? Cerchi guai? Dovresti sapere che la Banda Dorf è pericolosa, non è saggio entrare nel nostro territorio e avvicinarti così tanto a noi!»
«Non sono di queste parti, arrivo da Melam, e non ho nessuna cattiva intenzione; stavo semplicemente inseguendo un uomo! Ma a quanto pare, ne ho perso le tracce!» rispose J.B., guardandosi intorno per nulla intimorito e quasi ignorando i presenti.
«Guarda, guarda… si dà il caso che anche noi stiamo seguendo un uomo! E ci è appena passato sotto il naso, quel ladro e bugiardo! Quel maledetto Sentop! Ma la prossima volta non ci sfuggirà!»