4. Syryt mi infilò personalmente nel vestito più scomodo concepito dalla mente umana. E quando dico “personalmente, intendo “personalmente”. Cioè osservò con occhio torvo le cameriere che si affaccendavano attorno a me, dando ordini secchi come se fosse su un campo di battaglia: «Stringi di più il corsetto, respirare non le serve», «No, degli stivali non sono un’opzione percorribile» e «Una forcina in più non ha mai ucciso nessuno». Quando fui strizzata dentro l’abito che lui aveva deciso che mettessi, incrostato di gioielli e piume cangianti, con i capelli legati nell’acconciatura che lui aveva scelto che avessi e con ai piedi le scarpe che lui mi aveva obbligata fisicamente a indossare, mi posò entrambe le mani sulle guance e, rivolgendomi un sorriso soddisfatto mi baciò dentro anche u

