Era lei la ragazza che mi avevano assegnato.
La riconobbi subito, dai suoi occhi. Me
l'avevano affidata, dovevo proteggerla dal
male imminente.
Non mi avevano spiegato da cosa dovevo
proteggerla, ma capii che si trattava di
qualcosa di grosso dalla faccia seria di mio
padre, Michele. I miei dubbi vennero
confermati quando vidi
"lui"
' guardarla in
quel modo in classe. Avevo qualche
presentimento, nulla di buono, ma se era
proprio quello, dovevo tenerla lontana da
lui. Il suo animo è buono, non permetterò
che lo macchi con la sua oscurità,
Se è per quello che penso io che si è
immischiato tra la gente, allora devo stare
attento. Chiederò a mio padre più tardi
spiegazioni. Onorerò la missione che mi
hanno assegnato.
Arrivammo al Bar e gentilmente le chiesi
-Cosa ti va di bere? Offro io.- cercò di
rifiutare ma insistetti, e dopo aver preso due
cappuccini e due cornetti, ci sedemmo al
primo tavolo libero.
Chiacchierammo per un po'
e scoprii tante
cose davvero interessanti su di lei. Il suo
sorriso era davvero così bello, così dolce,
sembrava un angelo in tutto e per tutto, non
una ragazza normale. Devo dire che la sua
compagnia è davvero piacevole, con
nessun'altra ragazza mi sono sentito così a
mio agio. Ha qualcosa di speciale, lo vedo
nei suoi occhi, io leggo dentro la gente
subito, ma lei è come un libro senza parole.
Il tempo con lei passò in fretta e fummo
obbligati a tornare in classe.
Pov's Alexia
Sono stata benissimo a ricreazione anche se
per poco con Gabriele, devo dire che è un
ragazzo gentilissimo e dolce, che ti mette a
tuo agio subito.
Ritornai al mio posto insieme a Lui e per
tutto il resto della giornata, lanciavo degli
sguardi fugaci a quel ragazzo che aveva
rapito la mi attenzione poco prima. Lo
vedevo ricambiare i miei sguardi, ed ogni
volta che i nostri occhi si incastravano,
rimanevamo a fissarci ogni volta. Mi faceva
un effetto così strano quel ragazzo. Gabriele si accorse degli sguardi che ci lanciavamo 10
e quel ragazzo senza nome, e lo vidi un po'..
nervoso? Infastidito? Non lo capivo.
La campanella suonò, la giornata era finita;
tutti uscirono come fulmini. Gabriele stava
per offrirsi di accompagnarmi fino a casa,
ma una telefonata lo interruppe. Sembrò
preoccuparsi, e disse
-Emh, ecco, devo andare. Ho un piccolo
problema da risolvere. Ti dispiace se ci
rifacciamo un'altra volta? Magari un caffè
oggi pomeriggio. Tieni, ti lascio il mio
numero.- mi porse un bigliettino che io
presi ringraziandolo. Con esitazione, uscì
dalla classe, lasciandomi con lo sguardo.
Presi la mia cartella, la misi sulla spalla e con
la testa bassa sul mio cellulare mi avvicinai
all'uscita. Qualcosa mi impedii il cammino,
infatti sbattei contro qualcosa, o meglio,
qualcuno. Alzai il mio sguardo verso di lui e
mi congelai. Avevo sbattuto contro il
ragazzo misterioso dell'ultimo banco. Mi
trovavo a due centimetri da lui e potei
immergermi completamente in quegli occhi
talmente diversi che sembravano una tempesta. La sua bocca perfetta era
socchiusa come stupita, i capelli ribelli neri
come il petrolio, il suo ovale scolpito come
una scultura greca, il suo petto duro contro
il mio. Il mio corpo non reagi, troppo
sopraffatto da quel momento che mi
procurava la pelle d'oca dappertutto. Non
so come ma il mio cervello si sbloccò da
quel trance e imbarazzata feci un passo
indietro e dissi
-Mi dispiace, non volevo.- mi guardò per
qualche secondo, poi sorrise, facendomi
sciogliere sul posto e disse
-Tranquilla, neanche io ti avevo vista. Scusa
se non mi sono presentato, io sono
Federico, piacere.- la sua voce mi incantò,
era così profonda e calda. Gli sorrisi e lo
salutai, incamminandomi verso l'uscita,
lasciandolo man mano che avanzavo con lo
sguardo. Non potei fare altro di sentire
ancora addosso i suoi occhi, il suo profumo
e la sua pelle. Quel ragazzo mi confondeva,
mi incantava, mi intrigava…