Capitolo 1-3

1615 Parole
King ruotò assieme alla sua sedia e spinse il pulsante di un piccolo telecomando. Lo schermo piatto sulla parete opposta dell’ufficio prese vita, mostrando sei missive stampate. Tutti e quattro si alzarono e si avvicinarono allo schermo per studiare le lettere che erano state sigillate nei sacchetti per le prove e scansionate. «L’inchiostro, la carta e il carattere usati sono generici. Non hanno lasciato né impronte né residui di nessun tipo. Chiunque abbia maneggiato quelle cose è stato furbo,» spiegò King, tornando alla sua scrivania. Gli altri lo seguirono. «Colton non ha preso le minacce sul serio, e Paxton non sarebbe neanche al corrente di quello che sta succedendo se un tirocinante nell’ufficio del figlio non avesse aperto per sbaglio una consegna indirizzata al suo capo. Dentro la scatola c’era questa.» King passò a ciascuno una fotocopia di una lettera stampata che sembrava simile a quelle sullo schermo. Visto che ami il cazzo così tanto, ti taglierò il tuo, te lo infilerò giù per la gola e resterò a guardare mentre ti soffoca. «Gesù.» Ace scosse la testa. Lasciò cadere la sua copia sulla scrivania di King come se potesse attaccargli qualcosa. «Hai detto che era all’interno di una scatola. C’era altro dentro?» Di qualsiasi cosa si fosse trattato, era certo che non gli sarebbe piaciuta. King annuì, mostrando loro una nitida foto a colori di quello che sembrava un grosso fallo coperto di sangue, e i tre balzarono indietro. «Molto probabilmente apparteneva a un animale grande, forse un cavallo.» «Oddio, è disgustoso.» Ace ebbe dei conati di vomito e spinse via la foto. «Quello è uno stronzo malato,» mormorò Lucky. «Negli ultimi tre mesi, sono arrivate sei lettere. Due al mese, e sempre in un giorno diverso. Io e Paxton Connolly abbiamo parlato a lungo, e lui è pronto a firmare un contratto. Ma desidera prima conoscervi tutti. Uno di voi sarà la guardia del corpo personale di Colton, però voglio che tutti e tre lavoriate al caso. Red, Jack prenderà il tuo posto per la valutazione dei rischi che avevi in programma di fare per il signor Garcia. Lucky, so che non vedevi l’ora di andare a South Beach per occuparti dell’LGBT film festival, ma ho bisogno di te su questo, quindi manderò…» «Non dirlo,» gemette Lucky. King non si disturbò neanche a nascondere il proprio divertimento. «Joker.» «Cazzo! King, quello doveva essere il mio lavoretto, fratello.» Lucky incrociò le braccia sul petto, il broncio ben marcato. «Okay, ma se me lo rinfaccia, gli tiro un cazzotto.» «Purché sia fuori dall’orario di lavoro,» commentò King strascicando le parole prima di rivolgere la propria attenzione a Ace. «Jack si occuperà del trasporto quando i beni del tuo assistito saranno di nuovo disponibili. Contatterò io il cliente dopo la nostra riunione.» Ace annuì. Odiava lasciare le cose a metà, ma King non avrebbe preso quella decisione se non fosse stato importante. Il telefono del loro capo emise un suono breve e acuto. «Sì?» Era Jay, l’assistente personale di King. «È arrivato il signor Paxton Connolly.» «Accompagnalo qui, per favore.» Tutti si alzarono quando Jay aprì la porta dell’ufficio e lasciò entrare un uomo alto e affascinante, con le spalle larghe e l’argento sparpagliato tra i capelli biondi. Gli si formarono delle rughe agli angoli degli occhi grigi quando sorrise. «Grazie per avermi ricevuto con un così breve preavviso, signor Kingston.» Paxton fece un cenno con la testa al resto del gruppo. «Signori.» King ringraziò Jay, che si chiuse subito la porta alle spalle, poi strinse la mano tesa di Connolly. «La prego, tutti mi chiamano King. Lasci che le presenti gli altri. Loro sono Russell ‘Red’ McKinley, Eduardo ‘Lucky’ Morales e Anston ‘Ace’ Sharpe.» Ognuno strinse a turno la mano del signor Connolly, che sembrava sinceramente lieto di vederli. «È un piacere conoscervi tutti. Ho sentito solo cose grandiose sulla Four Kings Security. Quando mi sono consultato con il mio capo della sicurezza, mi ha raccomandato la vostra società senza esitazione.» «Siamo contenti che sia venuto da noi, signor Connolly,» commentò King, indicandogli la sedia proprio davanti alla sua scrivania. Red e Lucky ripresero i loro posti, mentre Ace avvicinò una delle sedie in più che c’erano nell’ufficio e la piazzò accanto a quella del capo, posizionandola rivolta verso Paxton e gli altri. «Se non le dispiace che lo chieda,» iniziò poi, con il bisogno di sapere, «c’è un motivo per cui non ha assunto la sua attuale agenzia di sicurezza per questo incarico?» La Connolly Maritime aveva già un’agenzia di sicurezza sul libro paga. Erano un po’ vecchia scuola, con qualche cane sciolto, ma erano un buon gruppo. «Non mi dispiace affatto. Sono decenni che ci serviamo della nostra attuale agenzia di sicurezza, da molto prima della nascita della Four Kings Security. Loro per noi sono stati inestimabili, finora, ma come ha sottolineato mio figlio durante la nostra ultima riunione del consiglio di amministrazione, la Connolly Maritime è cresciuta in modo esponenziale nel corso degli anni e, con i cambiamenti nel mercato e nella tecnologia, c’è l’esigenza di fare un salto di qualità anche in quel settore. Ho già parlato con il nostro responsabile della sicurezza, quindi il nostro contratto si concluderà in termini molto amichevoli. Tutti i consulenti fidati a cui ho chiesto mi hanno dato la stessa risposta. Se vuoi il meglio, assumi i Four Kings. La mia speranza è, dopo che vi sarete occupati di chi minaccia mio figlio, di poter discutere l’eventualità di continuare il nostro rapporto d’affari. Se potete proteggere Colton, sono sicuro che potete proteggere la nostra compagnia.» Se la Four Kings Security fosse riuscita ad assicurarsi un contratto con la Connolly Maritime, sarebbe stata una cosa grossa. Avrebbero potuto prendere in considerazione di procedere con l’ingrandimento verso sud e aprire in anticipo l’ufficio di Miami. «Saremmo onorati di rappresentare lei e la Connolly Maritime. Prima di tutto, però, perché non ci parla un po’ di suo figlio?» intervenne King. «Assegnerò la sua sicurezza a Ace, Lucky e Red,» continuò, facendo segno verso loro tre, «ma uno di loro gli fornirà personalmente protezione giorno e notte. Per stabilire chi sia il più adatto, ho bisogno di sapere qualcosa di più su Colton.» Paxton annuì. «Voglio bene a mio figlio. È una brava persona e non potrei essere più orgoglioso di lui. Detto francamente, però, può anche essere uno stronzetto. Cocciuto da morire. Vorrei poter dire che è un tratto ereditato dalla madre, ma sarebbe ingiusto da parte mia, perché è da me che ha preso la testardaggine. Dalla madre, il carattere. Il suo senso degli affari non è secondo a nessuno e se la cava bene con le persone, ma occhio a non finire sulla sua lista nera. Lui detesta i falsi complimenti e le domande personali, è affettuoso un minuto prima e quello dopo ti congela le palle. Ho già discusso con lui l’idea di assumere della sicurezza privata per far fronte a questa faccenda, ma era del tutto contrario. Lo farà incazzare da morire. Se c’è una cosa che mio figlio non sopporta, è perdere il controllo. Chiunque manderà, signor King, lui lo vedrà come una minaccia a quel controllo e lo combatterà con tutto se stesso.» Ace si schiarì la gola. «Ho il permesso di parlare liberamente, signore?» «Ace,» lo ammonì King. «Va tutto bene,» disse Paxton, alzando una mano. «Voi ragazzi dite pure ciò che dovete. Niente peli sulla lingua.» «Suo figlio sembra proprio un rompipalle.» Ace ignorò il sospiro profondo di King e il modo in cui chiuse gli occhi, senza dubbio per chiamare a raccolta la pazienza. Paxton sbuffò in maniera sarcastica. «A dir poco.» «Ecco perché sarei perfetto per l’incarico.» King si poggiò all’indietro sulla sedia e spostò lo sguardo sul soffitto. Era chiaro che fosse d’accordo, ma ciò non significava che la cosa dovesse piacergli. La stanza era silenziosa, tutti lo guardavano. Parecchi istanti dopo, si piegò in avanti e puntò lo sguardo in quello di Paxton, le dita allacciate sulla scrivania. «Non le mentirò, signor Connolly. I metodi di Ace sono piuttosto… non convenzionali.» «Cioè?» Ace fece un gran sorriso. «Signore, io sono uno stronzo nel migliore dei casi, ma sono maledettamente bravo in quello che faccio. Il mio lavoro sarà quello di proteggere suo figlio, non di coccolarlo o baciargli il culo. Se vuole uno scontro lo avrà e, mi creda, non vincerà. Lo proteggerò con ogni mezzo necessario.» «In altre parole, non tollererai le sue stronzate.» «Non se interferiscono con lo svolgimento del mio lavoro.» «Bene. Abbiamo già stabilito un modo per rendere questa collaborazione a prova di bomba, con una clausola aggiunta che afferma che lui non può licenziarvi o rescindere il contratto. Qualunque cosa dovrà essere autorizzata da me.» «Sì, signore.» Tutti rivolsero la propria attenzione a King, e Ace trattenne un sorriso. Riuscì a capire il momento esatto in cui l’uomo prese la sua decisione. In effetti, lo vide sussultare. Fu sottile, ma lo fece. «Ace ha ragione. Se Colton è un tipo difficile con cui lavorare, lui è il King migliore per questo incarico. Prenderà il comando di questa operazione, sarà la guardia del corpo personale di suo figlio, metterà insieme una squadra e inizierà non appena sarà firmato il contratto.» «Eccellente. L’ho costretto a prendersi una pausa con la scusa che aveva delle ferie da smaltire, ma visto che è un rompipalle testardo, mi ha informato che lavorerà da casa per buona parte del tempo. Per quello che ne so, si farà vedere in ufficio. Mio figlio comunque ha sempre fatto quel cavolo che voleva.» A Ace già piaceva quel cliente. Peccato che Colton avrebbe odiato lui. A quanto pareva, quel tipo aveva finalmente trovato chi gli tenesse testa.
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