Rientrammo a Boston ad agosto, avremo dovuto ricominciare la scuola. Mamma si sincerò però che una volta iniziato, ci facessero seguire i corsi regolari. Nonostante la nostra spiccata intelligenza, mamma ci aveva informato che sia io che Tom avevamo un quoziente intellettivo molto alto, avremo seguito i programmi regolari. Nessuno di noi due sarebbe stato forzato.
Papà ci disse che per sopperire alla nostra esigenza di imparare potevamo sempre attingere alla biblioteca di casa o della scuola.
Così io e Tom iniziammo il nostro percorso scolastico fianco a fianco, come due fratelli, amici e complici. Fu il periodo più bello della nostra infanzia e ci accompagnò fino all'adolescenza.
L'unica cosa che mamma non ci faceva fare insieme era la prova degli sport. Poiché aveva notato che non riuscivamo a fare amicizia con i nostri coetanei, mamma provò a separarci facendoci fare sport di squadra in società diverse.
Eccellevamo in tutte, basket, calcio, baseball, rugby, pallavolo... le lasciammo tutte. Proprio perché eravamo abbastanza forti si creavano due schiere nelle squadre. La prima era di quelli che si sentivano in soggezione, la seconda era quella dei giocatori competitivi.
Tom lasciava tuffi gli sport perché quando si iniziava a competere pensava non ne valesse la pena. Io invece lasciavo perché odiavo competere e sinceramente mortificare chi invece non sapeva giocare, non mi piaceva.
Dopo gli sport di squadra mamma si arrese. Ci invitò a fare uno sport insieme, lasciando a noi la scelta. Per la prima volta io e mio fratello ci distinguemmo. Io iniziai con il nuoto, mentre lui con la corsa. Evitammo l'agonismo e decidemmo che dovevamo trovare uno sport che ci permettesse di competere, ma tra di noi. Perché scoprimmo che metterci in gioco e sfidarci, vincere o perdere, anche ci piaceva come camminare fianco a fianco