Primo Capitolo

667 Parole
Primo Capitolo «Alice, ma tu ogni tanto impari qualcosa dalle tue esperienze passate o cosa?» «Cosa.» Cambridge, ottobre 1936 Sentivo il palmo della sua mano spingere sul dorso della mia, aperta, contro il muro. Cristo Santo, mi aveva già messo le mani ovunque e non mi aveva neanche ancora chiesto... «Come ti chiami?» Ecco, appunto. «Non te lo dico. Chi cazzo ti conosce?» «Ti sto per fottere, dimmi almeno il tuo nome.» Non aveva tutti i torti, il buzzurro. Dovevo smettere di andare in giro a farmi la peggiore feccia di Cambridge. Prima o poi, con la mia arroganza, avrei offeso la persona sbagliata. Ma ero all’inizio del mio secondo anno a Cambridge e, ormai, era come una personale tradizione inaugurare il trimestre con tanto di rimorchio anonimo e scopata. Questo qui l’avevo recuperato in uno dei pub dell’estrema periferia; più lontano era dal campus, meno stupidaggini rischiavo di fare. Ci avevo messo la solita mezz’ora prima di avere il coraggio di incrociare il suo sguardo. Lui invece mi fissava, senza controllo e senza pudore. Mi guardava come se non avesse mai visto un uomo prima di me e, dato l’ambiente che frequentava, non faticavo a crederlo. Ragazzetto interessante: alto e moro, e sudicio quel tanto che bastava per farmi venire voglia di abusare della sua compagnia, prima di rinchiudermi nei corridoi immacolati di uno dei college più prestigiosi d’Inghilterra. Quando ero entrato in bagno gli avevo dato i soliti sette minuti. Se non fosse arrivato in quel lasso di tempo, sarei uscito e addio. Ne erano bastati quattro. Il tempo di avvicinarmi alla porta per affacciarmi e controllare e quella si era aperta all’improvviso. Avevamo a malapena scambiato due parole e avevo già le sue mani ovunque. Era questo che mi piaceva dei ragazzi dei bassifondi: lo sprezzo del pericolo. Nonostante fossero froci persi, sprizzavano virilità da ogni lembo di pelle. Privi di grazia e di regole. E, per una volta, quello che ero non contava nulla, non rappresentavo altro che una mano sulla parete. Ero così eccitato da non avere la forza di rifiutargli nulla. «Lewis» balbettai rispondendo alla sua domanda, ma ansimando venne fuori un altro nome, perché nel frattempo lui era entrato e mi ero eccitato ancora di più. Premette il petto contro la mia schiena e con un’insostenibile delicatezza si appoggiò al mio collo. «Oh, Louis. Est-ce que vous êtes français?» gemette con una pronuncia perfetta. «No. Non Louis, Lewis.» «Ce n’est pas important. Ti chiamerò Louis, mi eccita da impazzire.» La sua voce. Cristo Santo. Bassa. Roca. Il suo modo di pronunciare il mio nome in un’altra lingua: Louis. Solo il battito di due sillabe ed ero completamente suo. Non ero più neanche in grado di parlare. Ansimavo e basta. Poco prima di un frettoloso e imbarazzante orgasmo avevo imprecato e lui mi aveva supplicato: «Non essere volgare, Louis, non ti si addice.» E intanto pensavo. Pensavo che i ragazzi dei bassifondi non parlavano francese, figurarsi con quella pronuncia. Pensavo, sentendomele addosso, che mani così di seta non potessero appartenere a un operaio. Pensavo che i buzzurri non si scandalizzassero per una bestemmia e non profumassero di Acqua di Colonia. Ma allora chi era? E perché invece di terrorizzarmi, la cosa me lo faceva venire ancora più duro? E, infatti, smisi di pensare. Quando anche lui finì e si arrese sulla mia schiena, la sensazione di pienezza fu assoluta. Non si mosse, e neanche io: un’isola di piacere, in mezzo a un mare di silenzio. Restammo fermi, senza sapere quanto le sponde delle nostre vite fossero lontane. Quando, infine, si staccò da me, riuscii con fatica a rimettere insieme i miei sensi e il pensiero ritornò come un assillo: chi diavolo era? Raddrizzai le spalle, fingendo indifferenza. «Tu, invece, saresti?» domandai, fissandomi i bottoni della camicia. Mi guardò con aria di sufficienza, ma le sue labbra si piegarono in un accenno di sorriso. «Non te lo dico. Chi cazzo ti conosce?» Il suo sguardo, però, era cambiato. Mi fissava come se fossi nudo davanti a lui. No, mi fissava come fossi nudo solo per lui. E poi andò via, e io rimasi lì in preda al dubbio. E a una nuova eccitazione.
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