Tornai a casa di mia madre, avevo dietro degli scatoloni. Quando arrivai c’erano solo Franz, steso sul divano a fare zip zap, e Greta, la governante. Erano stupiti nel vedermi con quelle scatole.
Dissi loro che prendevo tutte le mie cose già messe da parte sopra e chiesi a Greta se mi aiutava.
“Vorrei finire per le diciotto. Ho una cena con la mia amica Chantal e mia sorella.” Dissi alla governante.
“Perché va via frau Seriel?” Mi chiese Greta.
“Per la libertà cazzo!” Rispose per me Franz, ero incredula. Possibile che anche lui sapesse parlare ed esprimere un opinione? Mi chiesi. “Lei è libera dì potersene andare, suo padre non è soggiogato come il mio.”
Lo vidi lasciare la tv e raggiungermi. Non sembrava tanto apatico. “Ti aiuto.” Mi disse sorridendomi.
Ero basita. Quello era mio fratello. “Franz…”
“Eh…” rispose.
“Cosa vuoi fare nella vita?” Gli chiesi schietta.
Lui mi sorrise, per la prima volta lo vidi raggiante. “Il programmatore. Sto cercando di elaborare un programma di intelligenza artificiale.” Mi rivelò.
Annuii. “Devi studiare per farlo.” Gli ricordai.
“Lo so! Ma posso studiare da autodidatta, sai che vogliono faccia altro…” sussurrò.
Cazzo no! “Ti aiuterò io Franz. Troviamo una scuola on Line. Te la pago io…” gli dissi comprensiva.
Andammo nella mia stanza e iniziammo a riempire i pacchi. Per la prima volta ebbi un dialogo con mio fratello minore.
Chiusi tutte le scatole e le mettemmo in un angolo. Dissi a greta che le avrei fatto avere l’indirizzo di dove spedirle e lasciai per sempre la casa dove ero stata per tanti anni. Non potevo dire di esserci crescita, non era vero. Ero stata dodici anni della mia vita in un collegio, le estati le trascorrevo in un campo estivo e poi con Theodora o Eleonora. No, quella non era mai stata casa mia. Solo la casa dove mi ero trovata a dormire qualche volta.
Lasciai casa di mia madre senza più voltarmi indietro e mi diressi invece all'appartamento di Zora e Sabrina. Una volta che fui lì spiegai per sommi capi alla fidanzata di mia sorella cosa era accaduto e che sarei rimasta poco. Il tempo di trovare una sistemazione adeguata.
Al momento non era la mia priorità trovare casa, anche perché sarei dovuta partire per il Kleinsten.
Domani stesso andrò a stare in un bel and breakfast, non voglio darvi fastidio." Dissi all'infermiera.
"Per me puoi stare qui tutto il tempo che vuoi Seriel. Sei come una sorella per me." Mi rispose quest'ultima.
"Non voglio recarvi disturbo." Dissi ancora.
“Nessun disturbo, soprattutto se dici che partirai a breve, non avresti il tempo di cercare una casa.” Mi ricordò Sabrina.
Quando quella sera Barbiel ci raggiunse a casa le dissi cosa era accaduto con il nonno e Bauer alla consulting.
“Mi sono vista strappare via il mio lavoro. Mi hanno derubato e se ne sono sentiti ansie in diritto.” Conclusi ancora risentita.
“Comprendo che tu ti senta amareggiata. Ma è così che funziona, noi siamo l’ultima ruota del carro e lavoriamo in team, il nostro capo team è quello che presenta il nostro lavoro.” Mi disse
“Quando lavori in squadra e hai un relatore. Non quando io sono una semplice segretaria e il mio lavoro appartiene alla banca. Mi ha derubato nostro cugino, ritenendosi in dovere di infiltrarsi nel mio computer personale, prendere il mio lavoro e sostituirlo con uno scadente.” Le dissi.
“Hanno sbagliato, ma…” Ero basita. Mia sorella stava giustificando l’azione di Marcus e del nonno? “Così il nonno ha visto che sei brava.”
Scossi la testa. “Per un lavoro nella consulting. Non per un lavoro a favore di qualcun altro. Forse è meglio che abbia lasciato, in banca sono presa più in considerazione.” Affermai delusa da Barbiel. Da quando era così remissiva?
Lasciai correre, non volevo litigare anche con lei. Quindi meglio andare ognuna per la propria strada. Avevo deciso, avrei continuato a lavorare da free lance, tra la banca e i clienti che avevo in Olanda e le provvigioni del lavoro in Belgio, potevo cavarmela bene senza la consulting.
La mattina dopo tornai in banca e con Chantal e Herbett, il responsabile bancario portai avanti un po’ di lavoro, non dovendo andare più alla consulting ero più libera.
Così lavorammo a delle proposte per nuovi clienti e quando finii spiegai come volevo impostarle al mio responsabile. A differenza sua, io facevo sia lavoro di analista, che ricercatore ed elaboratore. Per cui era un passo avanti a lui. Tuttavia come giusto che fosse, era lui il mio capo ufficio e prevedendo la mia partenza per il micro Stato lasciai le proposte e i tabulati a lui senza alcun problema.
Quella stessa sera Herbert, mi annunciò che Bauer aveva accettato la nostra proposta e che il giorno dopo sarebbero venuti a firmare con noi.
Tempo una settimana fui pronta per partire. Ero galvanizzata, il successo avuto con Bauer nonostante i tempi ridotti e il lucro subito, mi riempiva di orgoglio.
Ero serena mentre salivo sul treno che mi avrebbe condotta nel Kleinsten con la mia valigia e il computer sempre alla mano. Chissà che non avrei ottenuto dei contratti anche lì.