L'aereo è in ritardo.
Sto aspettando da più di mezz'ora all'uscita degli arrivi internazionali cercando di non attirare l'attenzione, di non farmi riconoscere e per ora è andata bene.
Se l'atterraggio ritarderà ancora non sarò così fortunato. Il cappello non servirà a molto, così come continuare a tenere la testa bassa, fissa sul telefono.
Continuo a vagare sul web alla ricerca di qualcosa...beh, non proprio qualcosa...alla ricerca di qualcuna sarebbe più corretto.
Sono trascorsi quasi tre mesi. Tre mesi da quella sera.
Due mesi da quel bacio.
Due mesi da quando l'ho avuta tra le braccia e per un attimo, per quel lasso di tempo in cui il tempo stesso si è fermato, ho potuto percepire così tante cose che ancora oggi, due mesi dopo mi ritrovo spessissimo a pensare a lei.
Non riesco a cancellare niente.
Il film di quella notte continua a scorrermi in testa, ad andare avanti e indietro, avanti e indietro, soprattutto quando la mia testa è libera.
La rivedo scendere dall'auto, venirmi incontro, spingermi con forza sul petto e poi...trovarmela a pochi centimetri e in un istante, annullare la distanza che quei pochi centimetri mettevano tra noi e incontrare quelle labbra...
Quel bacio, quel suo modo di lasciarsi stringere e sentirla aderire a me come se fosse normale...quel corpo, quelle forme, quella sensualità che mi ha trasmesso subito, senza fingere timidezza...è come se una scossa mi avesse colpito.
Non posso dire di non aver mai avuto tra le braccia una donna, né tanto meno che altre si siano tirante indietro...ma questo è diverso, il suo modo di starmi vicino era diverso, il suo bacio era diverso è come se in un lampo avessi capito la differenza tra realtà e finzione, tra una ragazza che "finge" o aumetta il suo modo di essere "provocante" e chi non maschera niente, chi si mostra per ciò che è, chi è veramente sensuale ed erotica e chi lo fa, o lo ha fatto per compiacermi, per averne un tornaconto, per entrare nella mia vita e "prendere qualcosa in cambio".
Il prezzo della fama! Direbbe qualcuno. Le complicazioni dell'essere quello che sono, essere chi sono, la difficoltà di capire se chi ti sta vicino lo fa davvero per "affetto o amore" o solo per tornaconto personale.
Sono diventato cinico e diffidente? Si, probabilmente si, e anche questo è un prezzo da pagare.
Però poi lei se ne è andata. Così, come se nulla fosse successo, come se fosse normale.
"Cercami..." Così ha detto.
"Cercami...mi hai trovato una volta, puoi farlo una seconda..."
E mi sono ritrovato di nuovo da solo in un parcheggio. Nascosto nell'ombra mentre la sua auto se ne andava.
E lì è salita la rabbia! La frustrazione! La ripicca! L'ostinazione.
"Cercami..."
E dove cazzo ti cerco! Dove? Non ho un numero, non ho un indirizzo, non ho neanche uno stramaledettissimo nome, CAZZO!!!
Malena! Malena è solo un soprannome, un nome d'arte...come ti trovo?
Potevi lasciarlo uno straccio di numero di telefono! Invece no!
La rabbia è diventata cieca cocciutaggine.
No che non ti cerco! Chi ti credi di essere? L'unica donna sulla faccia della terra? Credi che abbia tempo da perdere a vagare per la città?
Credi che possa dedicare tutto il tempo in cui non lavoro o non mi alleno a guardarmi intorno, a cercarti per locali, a chiedere e supplicare di sapere dove stai?
"Perché non è quello che hai fatto?"
La voce della mia coscienza, saccente è inopportuna, come sempre, mi riporta alla realtà e l'ira sale di nuovo.
Ha ragione, l'ho fatto.
Sono tornato al locale di Damiano ma non l'ho più vista. Chiedere ancora a lui, implorarlo di darmi qualche dritta...no, non se ne parla nemmeno...per cosa? Per sentirmi dire che non può darmi indicazioni? E magari diventare un aneddoto da raccontare agli altri avventori del suo ristorante?!
"Sai che Dolci ha perso la testa per Malena? Si, il calciatore, proprio lui!...mi ha supplicato di dargli un indirizzo, un numero...ma io non posso...è ridotto davvero male...ora capite perché gioca di merda ultimamente...ahahahah"
NO! La voce si spargerebbe per tutta la città e io odio, detesto, le persone che parlano alle spalle, non voglio diventare lo zimbello di tutta Torino e provincie compresa!
NO! È qui subentra l'orgoglio, una cosa così stupida da impedirmi di fare cose ancora più stupide.
"Vuoi che ti cerchi?" "E io NON TI CERCO!"
Ripicca. Vendetta. Orgoglio. Mix letale!
È infatti non l'ho cercata.
"BUGIA!" Dice la coscienza suonando un campanellino.
Già, bugia. L'ho cercata anche se non voglio ammetterlo.
L'ho cercata in ogni locale.
L'ho cercata in ogni posto in cui ci sia musica dal vivo.
L'ho cercata in centro.
L'ho cercata in periferia.
L'ho cercata sugli spalti dello stadio, nella vana speranza che venisse a vedere una partita.
L'ho cercata nei negozi, nei supermercati, nei centri commerciali, nelle piazze, nelle vie.
L'ho cercata per strada, ogni volta che vedevo un Audi TT nera, maledicendomi per non aver preso la targa!
L'ho cercata persino nei parcheggi, ma niente,NIENTE DI NIENTE!
Scomparsa, sparita, volatilizzata. Un fantasma.
E ora la cerco nel web, su internet, su f*******:, i********:, Twitter, Tumblr su qualsiasi fottutissimo social network possibile e immaginabile, ma nulla nemmeno qui.
Sono arrivato al punto di credere di essermi immaginato tutto.
L'aereo è finalmente atterrato e i primi passeggeri stanno scendendo.
Aspetto di vedere comparire mia madre per poi andarcene di qui. Lontano dalla città per qualche giorno, solo con lei, mia mamma, a cui devo tanto in questi ultimi anni. Le avevo promesso che saremo andati fuori, da qualche parte, solo noi, una mini vacanza e questo è il momento adatto.
Ho chiesto a Damiano di consigliarmi un posto carino, un luogo dove stare tranquilli, lontani dalla città.
Ha detto che ci avrebbe pensato lui e io mi sono fidato, ora attendo solo che compaia mamma e che Damiano mi invii l'indirizzo e forse, potrò trovare un po' di pace.
La vedo spuntare in mezzo alle ultime persone che scendono dal volo proveniente da Buenos Aires.
Mi vede subito e immediatamente sorride e mi corre incontro a braccia aperte.
"Hijo mio!"
Mi tuffo nel suo abbraccio come non faccio da tanto, troppo tempo.
Mi assalgono un mare di emozioni e sono convinto che potrei mettermi a piangere, come quando ero bambino e i ragazzi più grandi mi prendevano in giro e non mi facevano giocare e lei mi prendeva in braccio e mi stringeva.
Ecco, ora potrei anche cedere, ma non lo farò.
"Que tal mi amor?"
"Todo bien mamá"
"Uhm...non si direbbe...."
"Si, mamá, tutto bene! Ora ce ne andiamo in un bel posto, solo noi due e ci riposiamo un po'!"
"Ve bene! Farò finta di credere che stai bene...ma dove andiamo?"
"Ah, sto aspettando la conferma...prendiamo i tuoi bagagli intanto"
Mentre afferro la sua valigia dal rullo trasportatore mi arriva il messaggio di Damiano con l'indirizzo del posto.
Sembra molto carino, un castello, sulle colline astigiane, penso che a mia madre piacerà.
Mi invia tutto quello che mi serve, mappa compresa e mentre leggo mi viene da ridere.
"Paulo, perché ridi da solo?"
"Niente mamá...l'amico che ha prenotato il posto dove andiamo non ha dato il mio nome per la prenotazione..."
"È che nome ha dato?"
"Rodriguez!"
Lei scoppia in una risata sincera.
"Beh, banale e tipicamente sud americano! Probabilmente si aspettano che arrivi Belen!"
La battuta fa ridere anche me. È vero che quando prenoto a volte uso un altro nome, ma non ho mai usato Rodriguez perché troppo inflazionato.
In ogni caso non ha molta importanza.
Saliamo sulla mia auto e partiamo.
Appena uscito dall'aeroporto iniziò a rilassarmi.
Si, qualche giorno fuori mi farà solo bene.
La giornata trascorse velocissima. Non ho un minuto libero e quindi non ripenso più ai due ospiti che sono in arrivo e che alloggeranno a pochi metri da casa mia.
Sono le sei di sera quando riesco a tornare a casa, farmi una doccia e indossare qualcosa per recarmi al ristorante, "La Contessina" per accogliere gli ospiti che ceneranno lì e quelli che arriveranno solo per questa serata.
Mi faccio la doccia, mi asciugo e mentre penso a cosa mettere spalmo la crema idratante su tutto il corpo.
Decido di indossare semplice tubino nero senza maniche, a giro collo, le scarpe decolte' nere non troppo alte, una collana lunga color argento e gli orecchini di diamanti che mi ha regalato la nonna.
Sopra l'abito metto un giacchino corto di finta pelle nera con le maniche a trequarti e il pizzo scuro sul bordo finale.
L'insieme è sobrio ed elegante. Raccolgo in uno chignonne basso i capelli. Mentre mi guardò riflessa allo specchio, truccata in modo non troppo eccessivo decido che l'outfit è più che adeguato per la serata.
Lo squillo del telefono mi riporta alla realtà.
Sul display il nome di mia madre campeggia luminoso.
"Dimmi mamma..."
"Sei già cambiata?"
"Sì perché?"
"Angelica della reception è ammalata, puoi sostituirla fino a che non arrivano gli ospiti dei "Cavallini"?"
"Si, certo...ma poi arriva Massimo per la reception?"
"Si, ovviamente la notte la farà lui..."
"Va bene, arrivo subito..."
"Grazie tesoro..."
"Dovere!" Rispondo riagganciando.
Mi piace essere presente quando "La Contessina" apre, ma stasera farò uno strappo, in fondo si tratta di ricevere solo due ospiti, accompagnarli nell'alloggio e dar loro qualche informazione, il resto lo farà Massimo, poi sarò libera.
Prendo le chiavi di casa e quelle della macchina.
Arrivare al castello a piedi da casa mia non è faticoso, forse c'è un km di distanza ma farlo con i tacchi è tutto un altro paio di maniche.
Ci metto cinque minuti, tra l'arrivo è il posizionamento dietro al banco della reception.
Ho il tempo di controllare gli ospiti registrati, gli arrivi previsti e le partenze, prima che giungano i due nuovi turisti.
Sistemo il banco e dalle telecamere a circuito chiuso vedo arrivare un Suv di grossa cilindrata che parcheggia nello spazio riservato di fianco al castello.
Preparo i moduli, la penna e tutto ciò che mi serve per la registrazione mentre loro scendono dall'auto.
Lo schermo piccolo e in bianco e nero della telecamera a circuito chiuso mi rimanda l'immagine di un uomo e una donna che scendono e si guardano intorno, probabilmente ammirati dalla bellezza del luogo.
La videocamera, in ogni caso, non mi da la possibilità di vederli in volto, la qualità di queste immagini è sempre piuttosto scarsa.
Ho preparato tutto quando sento il campanello della porta d'ingresso suonare, segno che sono entrati e senza alzare la testa dico
"Benvenuti alla "Contessa Da Selmi" io sono...." Quando alzò lo sguardo resto paralizzata.
Il cuore si ferma un attimo e poi inizia a battere così forte che non percepisco nessun altro rumore.
Le tempie sembrano esplodere. Il sangue freddo e poi caldo scorre veloce lungo ogni singola vena del mio corpo e anche lui sembra avere il frastuono di una cascata.
Non respiro. Sono certa che non sto respirando.
I miei occhi sono fissi, sbarrati, fermi, forse vitrei, mentre vedo Paolo aprire la porta e spostarsi per far passare una signora, sulla sessantina, che non può che essere la madre!
"Dios che meraviglia..." Dice lei guardandosi intorno e avvicinandosi al banco dove mi trovo.
Lui rimane fermo. La maniglia della porta ancora stretta nella mano destra, le chiavi dell'auto nella sinistra.
Fermo e con gli occhi fissi su di me.
"Paulo, hijo, cosa fai lì...dai vieni"
"Si, mamma..."
La voce della signora riporta entrambi alla realtà.
Si avvicinano al bancone e io cerco di recuperare un minimo di lucidità per ricordarmi cosa devo fare.
Torno a respirare mentre lei appoggia una mano sul ripiano e lui resta leggermente dietro la madre.
"Benvenuti alla "Contessa Da Selmi" io sono Maddalena Da Selmi..."
"Encantadas, Alicia, Alicia Dolci o forse dovrei dire Rodriguez..."
Ha un sorriso caldo e avvolgente, una di quelle persone che sa metterti a tuo agio è questa la sensazione che mi da subito.
Le stringo la mano e ricambio il sorriso.
"Scusi se abbiamo prenotato con un nome "fasullo" ma lo facciamo spesso, per la privacy...sa Paolo...Paolo, cosa fai non ti presenti?" Alicia lo redarguisce in modo bonario ma deciso e anche lui sembra uscire dallo stato catatonico in cui è piombato.
"Si,...mi scusi...Paolo" dice tendendo la mano che sono costretta a stringere.
Il contatto è sufficiente a provocarmi un brivido e a far partire le immagini di quella sera come fossero schegge impazzite, pezzi di vetro rotti che saltano ovunque, flash che si ripetono in continuazione.
"Ha detto Maddalena o Malena...mi scusi, non ho capito bene...il suo NOME"
Si è ripreso velocemente dalla sorpresa, e ora calca quella parola. "Nome" per sottolineare che vuole capire bene come mi chiamo.
"Maddalena, ha capito bene...signor Rodriguez giusto?" Dico di rimando.
Sorride, con quel suo sguardo malizioso e furbesco.
"Certo, Rodriguez...se ha una prenotazione a nome Dolci non sono io"
E la risata e collettiva. Furbo, e con la battuta pronta.
"Benissimo signori Rodriguez...mi servono i vostri documenti per la registrazione...poi vi accompagno al vostro alloggio...avete fatto buon viaggio?"
Le domande rituali mi tornano in mente a rendom.
"Oh, l'aereo è stato troppo lungo, ma il viaggio fino a qui molto piacevole..." Dice Alicia
"Ah, venite dall'Argentina?" Domando
"No, solo mia madre...è arrivata oggi...ma anch'io arrivo da un lungo viaggio..."
Lo ascolto. Quell'affermazione mi procura un altro brivido? Devo pensare che mi ha cercata? O vuole solo sottolineare il fatto che è passato molto tempo...?
Non lo so. Non ho il tempo per pensarci troppo, devo sbrigare la registrazione e accompagnarli nel loro alloggio...vicino a casa mia...molto vicino.
"Capisco...mi serve una firma qui per la privacy e poi posso accompagnarvi alla vostra struttura..."
È Paolo a firmare velocemente il foglio che gli porgo, alzando subito dopo lo sguardo su di me.
Sto riprendendo il controllo. Fare le cose che conosco mi permette di essere più sciolta e tranquilla...più o meno.
"Benissimo...se volete seguirmi con l'auto, vi accompagno alla villetta...non è molto lontano da qui ma è meglio andare in macchina...vi faccio strada...prego"
Esco da dietro il bancone.
Mi dirigo sicura all'entra principale, ma prima che io possa toccare la maniglia, Paolo, da vero gentleman, mi precede e apre la porta, facendo passare me e sua madre.
I nostri occhi si incrociano per un istante, ma è troppo breve perché io possa capire cosa sta pensando e lui possa intuire cosa sto provando.
"Attendetemi qui davanti, arrivo subito..."
Si avviano alla Maserati parcheggiata di fianco al castello mentre io mi sposto sul retro per prendere la mia auto.
Appena girato l'angolo, quando sono sicura che non possano vedermi, appoggio la schiena al muro, chiudo gli occhi e faccio un profondo respiro nell'intento, quasi inutile, di calmare il cuore che sta galoppando.
Entro in auto e accendo velocemente, portandomi davanti a quella guidata da lui che mi attende.
Svolto la prima stradina sterrata a destra a una velocità bassissima.
Mi seguono a distanza di sicurezza.
Bastano tre minuti per raggiungere "I Cavallini". Mi fermo a lato della stradina e faccio segno a lui di parcheggiare nello spazio vicino alla struttura e lui esegue prontamente.
Le luci esterne sono accese e danno al piccolo caseggiato in aria raffinata e rustica con un tocco retro' che mi rende orgogliosa della scelta di averlo ristrutturato.
Alicia scende guardandosi intorno con gli occhi luccicanti.
"È MERAVIGLIOSO! Complimenti..." Mi dice guardandomi.
"Grazie, molto gentile signora...vi accompagno dentro, prego"
Apro la porta blindata dell'appartamento è appena entro le luci si accendono.
"Prego, questo è il soggiorno, come potete vedere la cucina open space si trova in quel l'angolo e da questa parte avete un camino funzionante..."
"Bellissimo..." Dice Alicia
Sorrido, ringraziandola con lo sguardo.
"Ci sono due camere da letto, una a destra e una a sinistra con i rispetti bagni, entrambe matrimoniali..."
Passo da una all'altra aprendo le porte e mostrando ciò di cui parlo.
"Sul retro si trova la piscina privata, si può accedere da entrambe le stanze da letto, davanti c'è un piccolo patio con attrezzatura da giardino, all'esterno potete trovare anche un barbecue è un garage per l'auto..."
Ritorniamo nel soggiorno e io sento di aver riacquistato parte della mia calma.
"Nel frigorifero troverete i generi di prima necessita, anche per la colazione di domani se gradite farla qui...in caso contrario al piano nobile del castello viene servita la colazione continentale tutte le mattine, potete raggiungerlo a piedi in cinque minuti da qui...queste sono le vostre chiavi, sia per il villino sia per l'ingresso del cancello principale se doveste uscire a cena e magari fare tardi...in ogni caso la reception è aperta H24...avete qualcosa da chiedere?"
"È tutto così splendido..." Dice Alicia guardandomi ancora con calore
"Si..." Risponde Paulo
"Prego mi dica..." Rispondo subito
"Prima di tutto può darci del tu, Maddalena..."
"Come preferite, ma gradirei che faceste altrettanto..."
"Certamente...poi, mi chiedevo...c'è un ristorante?"
"Ci sono due ristoranti, uno al piano nobile del castello con cucina internazionale e piuttosto...raffina, diciamo cosi...l'altro ristorante è alla fine di questa stradina, due minuti a piedi, si chiama "La Contessina", dove invece facciamo piatti tipici e degustazioni...potete scegliere quello che preferite, posso prenotarvi subito un tavolo..."
"In effetti ho fame!" Dice lei guardando il figlio "ma non ho certo voglia di cucina internazionale..."
"Hai ragione mamma...è possibile cenare alla "Contessina"?" Domanda lui.
"Certamente! Sto andando giusto li, posso riservarvi un tavolo subito..."
"Perfetto! Allora ceniamo e poi sistemiamo le valige...ti va mamma?"
"Assolutamente si", risponde lei.
"Bene...vi precedo per riservarvi il tavolo, potete venire tranquillamente a piedi, non c'è premura" dico avviandomi alla porta.
"Gracias" mi rispondono praticamente in coro.
Ancora una volta Paolo mi precede e mi apre la porta.
"Sei sicura che non sia difficile trovare la strada per il ristorante? Non vorrei dover "CERCARE" ancora..."
La sua domanda sibillina e carica di sott'intesi procura una capriola al mio stomaco.
"No, non è possibile sbagliare...ma in qualunque caso, troverete il mio recapito nelle vostre stanze..."
Lui mi fissa intensamente, il suo sguardo diventa quasi duro quando mi dice:
"Incredibile...il tuo numero in ogni stanza...credevo non esistesse ..."
Alicia si è allontanata e sta frugando nella borsa, non può sentire quello che Paolo sta dicendo.
"Nel mio lavoro devo essere reperibile..." Rispondo
"Già, nel trabaco...nel lavoro..."
Non rispondo, esco dalla porta che sta tenendo aperta e salgo subito in macchina, accendo e mi avvio pensando che questi ospiti, vicini di casa, forse, possono crearmi qualche problema...forse...