Sapevo che andare a Monaco non era una buona idea. Almeno non per me la cui voglia di emergere e formarmi da solo, era una priorità che avevo nel sangue.
Ne avevo parlato in una mail anche con Steve e Oscar. Da quando a settembre c'erano le mail ci eravamo riavvicinati al terzo, che aveva perso la voglia di scriverci durante l'adolescenza.
Io, Steven e Oscar ci eravamo definiti gemelli separati alla nascita. Anche se ad onoro del vero, il mio gemello in assoluto era Steven. Con Oscar avevo in comune la data di nascita, era nato a cavallo del venditore e ventitré agosto, un anno prima di me. Steven invece era nato a dicembre, ma caratterialmente era identico a me. Più di Oscar. Io e Steven eravamo curiosi uguali, intelligenti, testardi, insistenti e geniali, avevamo la stessa struttura fisica, ci piaceva fare sport da soli e confrontarci con gli altri, anche se subito ci stancavamo poiché la nostra spiccata curiosità non veniva assecondata. Anche con le ragazze ci risultava facile, già a quattordici anni, lui tredici, sapevamo quando una ragazza veniva colpita da noi e andavamo a segno.
Giocando un tennis di doppio io e Steven stracciammo tutti. Eravamo talmente uguali che potevamo prevedere le mosse l'uno dell'altra.
L'unica vacanza fatta insieme, quella che ci aveva fatto conoscere e decidere di diventare amici di penna, era stata anche l'unica della nostra vita. Stranamente non eravamo più riusciti a trovarci io e Steve. Con Oscar in quegli anni ci eravamo visti, ma forse perché egli ci aveva abbandonato, o forse proprio perché il biondo Oscar era diventato ritroso, la nostra amicizia non era più come quella pre adolescenziale.
Quando a diciotto anni creai la mia mail, Tom_3twin@h*********m ripresi i contatti sfuggevoli con Oscar. Eravamo io, Stef_3twin@h*********m e Oscar che a malincuore accettò di creala con la denominazione 3twin.
Da allora le lettere con Steve erano diventate più sporadiche. Ma le mail rapide ci consentivano di scriverci rapidamente e scambiarci anche un'opinione.
«Ho fatto un casino con mio fratello!» Scrissi prima di spegnere il computer alla consulting e andare via. Inga mi guardava minacciosa.
Aveva ragione. Era arrabbiata con me, le avevo detto che stavo andando via.
Dopo aver litigato con mio fratello infatti non persi tempo. Sapevo ciò che dovevo fare, dovevo sciogliere il nostro legame.
Non era difficile. Quelle mail sporadiche avevano fatto sì che sciogliessi il legame con Steve che non era più confidenziale e sproloquioso come da ragazzini. Esisteva un barlume di quel rapporto, ma era scemato.
Lo avevo fatto con Oscar quando aveva deciso di non scriverci più. Adesso lo avevo fatto io con mio fratello. Se c'era una cosa che avevo capito da Oscar era che quello era un compito che poteva fare solo il più grande.
Io ero il fratello maggiore e dovevo lasciar andare Tad. Per aiutarlo avevo sbagliato e ahimè non potevo fare nulla per rimediare e tornare indietro.
Scritta la lettera che gli lasciai feci la valigia mettendo dentro un paio di cambi, presi il porta vestiti con le giacche, camice e pantaloni e andai via dalla casa di papà. Anzi no, di Tad. Papà voleva lasciarla a me da piccolo, ma non potevo prenderla. Non quando lo sguardo di Tad si illuminava ogni volta che si affacciava sul ponte Cordelius, sugli antichi teatri e musei o sul Fiume Isar. Io non ero così felice di vedere quella città. Lo dissi subito a papà. "Dallo a Taddheus." Era suo.
Mi ero sempre preoccupato per il mio fratellino, forse perché aveva subito troppo presto una perdita importante, come quella di nostra sorella, sua gemella, Tatiana a soli due anni.
Mi ero sempre preso cura di lui. Riconoscevo la sua felicità ancora prima di se stesso. Anche quando aveva incrociato lo sguardo con Inga. Era stato palese che lo aveva colpito diritto al cuore.
Ciò che mi era stato incompreso era invece la sua gelosia nei miei confronti o peggio che non me ne avesse parlato.
Taddheus non si era fidato di me! Avevo fatto di tutto per gettarlo tra le braccia di Inga col risultato che ero caduto nella mia stessa trappola. Avevo fatto sesso con lei!
Quella notte la prima cosa che feci, fu tornare a casa sua. Andai ad istinto a cercare la sua finestra, sicuramente doveva trattarsi di quella con la luce ancora accesa e con le tende rosa, ero sicuro che August non avrebbe mai messo quel tipo di tende in camera.
Con una palla di nera, colpii la finestra e attesi che Inga mi vedesse e mi raggiungesse. Si affacciò dopo un po' .
"Cosa ci fai qui?" Mi chiese.
"Scendi. Ho bisogno di un passaggio!" Le chiesi.
Lei si guardò intorno. "Dove? È notte fonda." Mi disse.
Scrollai le spalle. "Scendi e ti dico." Affermai.
Non si fece pregare. Scese e una volta in auto arrivammo alla sede della consulting. "Ho litigato con Tad. Non posso restare a casa." Le dissi.
"Avete litigato per colpa mia?" Mi chiese.
"No! Per colpa sua e solo sua." Affermai deluso. "E per colpa mia che non mi ero accorto del suo disagio."
"Vuoi parlarne?" Mi chiese.
"Era sicuro che stessimo insieme e che tu fossi presa da me." Dissi
"Ma era questa la nostra intenzione, giusto?" Mi chiese sorpresa.
Fermai l'auto accanto alla sede della consulting e scesi. "Non proprio. Lui lo credeva da subito, dal nostro secondo giorno di lavoro forse." Affermai.
"Serio?" Mi chiese mentre toglievo l'antifurto ed entravo in sede.
Andai alla mia postazione, accesi il computer e presi i floppy disk con tutti i miei lavori personali. Quelli che mi avrebbero dato un minimo di sicurezza economica in quel periodo. Controllai la mail e ne mandai una su i tre gemelli e una seconda a Taddheus con la mail aziendale che ci avevano dato quando avevamo iniziato solo quattro settimane prima.
A Keller-Taddheus@kcgconsulting.net
Da: Keller-Thomas@kcgconsulting.net
Oggetto: sai dove trovarmi.
Ehi fratellino, quando finalmente starai bene sai dove trovarmi. Qui!
O anche qui! Tom_3twin@hotmail.com
Non darla a nessuno, solo Steve e Oscar la hanno oltre noi. Se vuoi darla ad altri cugini dimmi chi e le loro mail. Non dire a mamma e papà di questa mail, non dirgli ciò che è successo, mamma è già preoccupata per la nonna. Io starò bene, ho i guadagni dei miei finanziamenti messi da parte. Me la caverò, leccherò le mie ferite e un giorno forse, torneremo quelli di prima. Ciao fratellino e mi raccomando, ripara ciò che hai rotto.»
La seconda mail la mandai a Tamira. Poche parole chiare e nette. «DeWit-Tamira@kcgxonsulting.net
Se a gennaio non ti confermano ti va di lavorare con me? Sto partendo per Londra, voglio aprire una mia consulting e muovermi da solo con le mie forze sulle mie gambe. Non saresti una stagista, ma una vera a propria consulente. Se si fammi sapere, appena avrò Internet, controllerò la mail con la quale ti terrò anche aggiornata.
Ciao.» Questo era quanto le avevo scritto. A differenza degli altri, il sesso dei miei collaboratori non mi importava, fin quando rendevano, soldi soprattutto, per me andava bene chiunque.
L'ultima mail la scrissi ai gemelli. Un messaggio criptato appunto. Come erano diventati in quegli anni. «Ho fatto un casino con mio fratello.»
Fatto ciò spostai dei fondi sul mio conto corrente personale e sconosciuto ai miei genitori e spensi il pc.
"Non guardarmi corrucciata." Dissi a Inga.
"Potevi farle lunedì queste cose." Mi disse
"Lunedì non sarò a Monaco. Parto amica mia." Le dissi. "Questo posto non fa per me." Ammisi.