La condanna Rimasi seduto, immobile, incapace di prendere qualsiasi iniziativa che mi portasse via da lì; non sentivo più nemmeno le voci delle persone che mi circondavano, erano in tanti, e tutti si stringevano proprio attorno a me. Riconobbi la sirena della polizia avvicinarsi, molto lentamente e poi, l’inferno. Io ero pieno di sangue, avevo ancora la rivoltella fra le mani e il comandante P. non ebbe nemmeno il bisogno di gridarmi qualcosa che suonasse come un ordine: ero palesemente sconvolto. Fui preso molto delicatamente da due poliziotti che mi caricarono nella camionetta e, da lì, mi portarono al comando più vicino. Per due giorni mi sottoposero a lunghi ed estenuanti interrogatori in cui non facevo altro che ripetere sempre la stessa versione dei fatti, cioè la verità di quel c

