Ma dove le pesca tutte quelle storie? — si domandava lo zio Whittier Smail; mentre la zia Bessie s’informava: — Credi che ci siano molte persone che la pensano come lei? Signore! Se ce ne sono! — e il tono delle sue parole metteva ben in chiaro che non era possibile che ce ne fossero, — non so dove andremo a finire!
Pazientemente (più o meno) Carol aspettava il giorno delizioso in cui avrebbero annunciato la loro partenza. Dopo tre settimane lo zio Whittier dichiarò:
— Gopher Prairie ci piace. Forse potremmo restare qui. Non sapevamo più che cosa fare adesso che abbiamo venduto la cascina e le terre! Perciò ho avuto occasione di parlare con Ole Jenson a proposito della sua drogheria e credo proprio che gliela comprerò e farò il negoziante per un po’ di tempo!
E io fece.
Carol si ribellò, ma Kennicott riuscì a calmarla: — Oh, non li vedremo molto spesso e andranno ad abitare per conto loro.
Ella decise di essere fredda e tenerli a distanza, ma non aveva attitudine per l’insolenza volontaria. Gli zii trovarono una casa, ma Carol non era mai sicura che non capitassero da un momento all’altro con un cordiale: — Abbiamo deciso di farti una visitina stasera pensando che forse ti sentivi sola. Ma come, non hai fatto ancora lavare le tendine! — Invariabilmente, ogni volta lei si accorgeva, commossa, che erano loro che si sentivano soli, e ogni volta essi scoraggiavano la sua affettuosa pietà a forza di commenti, domande, commenti, consigli.
Fecero subito amicizia con tutta la gente della loro razza, i Dawson, i Pierson e la signora Bogart, e la sera li conducevano con sé. La zia Bessie era il ponte per mezzo del quale le donne più anziane, portando doni di consigli e l’ignorante frutto dell’esperienza, invadevano l’isoletta in cui Carol si era rinchiusa. Zia Bessie insisteva con la buona vedova Bogart: — Càpiti da Carrie un po’ più spesso! Eh, queste sposine non intendono più la cura della casa come l’intendiamo noi! — E la signora Bogart si mostrava lietissima d’essere stata promossa a parente d’elezione.
Carol cominciava a pensare seriamente di ricorrere agli insulti per difendersi, quando la madre di Kennicott venne a stare col fratello Whittier per due mesi. Carol voleva bene alla signora Kennicott, e non potè mettere in pratica il progetto.
Si sentiva intrappolata.
Era stata rapita dalla città. Era la nipote della zia Bessie e stava per diventar madre. Tutti si aspettavano, e se l’aspettava lei stessa, che si sedesse definitivamente a parlare di bimbi, di cuoche, di ricami, del prezzo delle patate e dei gusti dei mariti in fatto di spinaci.
Si rifugiò fra le Jolly Seventeen. Capì a un tratto che si poteva contare su loro per ridere alle spaile della signora Bogart; scoprì che le chiacchiere di Juanita non erano volgari e sciocche, ma rivelavano uno spirito allegro e una notevole capacità di analisi.
La sua vita era cambiata, anche prima della comparsa di Hugh. Aspettava con ansia il prossimo bridge che le permetteva di bisbigliare in tutta sicurezza con le sue care amiche Maud e Juanita e con la signora McGanum.
Faceva parte della città: era dominata dalla filosofia e dalle faide della città.
Non era più irritata dal tubare delle matrone, né dalla loro certezza che la dieta non ha nessuna importanza finché i bimbi sono vestiti di merletti e ricevono mol baci appiccicaticci; ma era più sicura che mai che nell’allevamento dei bimbi come in politica l’intelligenza vale più del sentimentalismo. Preferiva perciò parlare di Hugh con suo marito, con Vida e con i Bjornstam. Si sentiva domesticamente felice quando Kennicott sedeva accanto a lei sul pavimento per ammirare le smorfiette del pupo. Rideva di cuore quando Miles, parlando da uomo a uomo, diceva a Hugh: — Non sopporterei più quella vestina, se fossi in te. Orsu’, iscriviti al sindacato e sciopera: fatti fare i calzoni!
Ora che era padre, Kennicott si sentì in dovere d’organizzare la prima Settimana del Bambino a Gopher Prairie. Carol lo aiutò a guardare la gola dei pupi e a pesarli e a scrivere per taciturne madri tedesche e scandinave la dieta che dovevano osservare.
L’aristocrazia di Gopher Prairie, comprese le mogli dei medici rivali, cooperò con loro e per parecchi giorni regnò una bella concordia ed elevazione di spirito; ma quel regno dell’amore fu rovesciato quando il premio per il bambino più bello non fu dato a una coppia di genitori per bene, ma nientemeno che a Bea e Miles Bjornstam! Le buone matrone guardarono con sprezzante cipiglio Olaf Bjornstam, dagli occhi azzurri, i capelli color del miele e la magnifica schiena, e osservarono: — Via, signora Kennicott, può darsi che quel marmocchio svedese sia sano come dice suo marito, ma rassicuro che mi vengono i sudori freddi a pensare all’avvenire che aspetta un ragazzo che ha per madre una serva e un empio socialista per papà!
Carol ne ardeva di sdegno; eppure la corrente della loro rispettabilità era così violenta, così persistente era zia Bessie nel correr da lei con tutte le loro chiacchiere, che si sentiva imbarazzata quando conduceva Hugh a giocare con Olaf. Si odiava per questo, e ciononostante sperava che nessuno la vedesse allorché entrava nella baracca dei Bjornstam. Odiava se stessa e l’indifferente crudeltà della cittadina quando vedeva il radioso affetto di Bea per tutti e due i bambini, e quando sorprendeva Miles che li contemplava con malinconia.
Egli aveva fatto un po’ di denaro e lasciato la segheria per metter su’ una piccola cascina in uno sterrato dietro la baracca; era fiero delle sue tre mucche e delle sue sessanta galline e si alzava di notte per accudirle.
— Diventerò un grande agricoltore in un batter d’occhio. Dia retta a me, il giovane Olaf andrà nell’East coi ragazzini Haydock. Uh... capita un sacco di gente a far due chiacchiere con noi, adesso. Indovini un po’! Un giorno è venuta perfino mamma Bogart! Quella è una... Mi piace quella vecchia signora. E il capo operaio del molino viene regolarmente. Oh, ci stiamo facendo un sacco di amici. Davvero!
Benché a Carol sembrasse che la città fosse sempre la stessa come i campi circostanti, ci fu, in quei tre anni, un continuo giro di spostamenti. Il cittadino della prateria tende sempre ad andarsene alla deriva verso occidente, forse perché è erede delle antiche migrazioni, forse perché ha così poco in se stesso che per trovare qualche cosa d’avventuroso è costretto a cambiar orizzonte. La città rimaneva quello che era, eppure i visi per le strade mutavano come nei vari corsi d’una università. Il gioielliere di Gopher Prairie vende, senza nessuna ragione plausibile, e si reca ad Alberta o nello Stato di Washington per aprire un negozio precisamente simile a quello che aveva, in una città precisamente uguale a quella che ha lasciato. Tranne che fra i professionisti e i ricchi, c’è poca permanenza di residenza o d’occupazioni. Chiunque può diventare agricoltore, droghiere, poliziotto, garagista, proprietario di ristorante, ufficiale postale, agente di assicurazioni, e di nuovo agricoltore; la società sopporta più o meno pazientemente la sua mancanza di preparazione e di capacità in ciascuno di questi esperimenti.
Ole Jenson il droghiere e Dahl il macellaio si trasferirono nel Dakota meridionale e a Idaho. Il signore e la signora Dawson presero su’ diecimila acri di prateria nella magica forma portatile d’un libretto d’assegni e s’installarono a Pasadena, a godersi un bungalow, il sole e le cafeterias. Chet Dashaway vendette i suoi mobili e la sua ditta d’imprenditore di pompe funebri e vagabondò fino a Los Angeles, e l’Intrepido pubblicò a questo proposito: « Il nostro buon amico Chet Dashaway ha accettato un magnifico posto presso una società di beni stabili, e la sua signora gode, nei circoli mondani della regale Città del Southwestland, la stessa simpatia che godeva nella nostra migliore società ».
Rita Simmons aveva sposato il dottor Terry Gould e rivaleggiava con Juanita Haydock per il titolo di « la più brillante signora giovane»; ma anche Juanita si era acquistata nuovi meriti. Il padre di Harry era morto, Harry era diventato il socio anziano del Bon Ton, e Juanita era più antipatica, più maligna e più schiamazzante che mai. Comperò un nuovo abito da sera, espose le sue clavicole all’ammirazione delle Jolly Seventeen e parlò di trasferirsi a Minneapolis.
Per difendere la sua posizione contro la nuova signora Gould, ella cercò di agganciare Carol alla propria fazione confidandole che: « c’è chi crede che Rita sia ingenua, ma io ho il sospetto che non sia ignorante di certe cose come dovrebbe esserlo una sposa... e naturalmente Terry non vale un soldo come medico accanto a tuo marito ».
Quanto a Carol, sarebbe stata lieta di seguire il signor Ole Jenson e migrare perfino in un’altra Via Principale.
Perfino la fuga dal tedio familiare a un nuovo genere di tedio avrebbe avuto, per un poco, il fascino dell’avventura. Insinuava, parlando con Kennicott, osservazioni sui probabili vantaggi di Montana o di Oregon nel campo della medicina. Sapeva che egli era soddisfatto di Gopher Prairie, eppure quelle manovre le davano per delega la speranza di andarsene, di chiedere l’orario ferroviario alla stazione, di percorrere le carte geografiche con un dito inquieto.
Eppure a uno sguardo casuale ella non sembrava malcontenta: non certo una traditrice anormale e sconcertante della fede praticata dalla Via Principale.
Il cittadino posato crede che il ribelle stia continuamente sotto pressione, e udendo parlare d’una Carol Kennicott grida: — Che creatura terribile! Dev’essere spaventoso viverci insieme! Fortuna che i miei sono soddisfatti delle cose come sono! — In realtà, Carol dedicava sì e no cinque minuti al giorno ai suoi pensieri rivoluzionari. È probabile che il cittadino su’ detto accolga nel proprio circolo almeno un ribelle inespresso che nutre aspirazioni non meno spinte di quelle di Carol.
La presenza del bimbo le faceva accettare Gopher Prairie e la casa marrone come un naturale luogo di residenza. Contentava suo marito mostrandosi gentile con le compiacenti signore mature, la Clark e la Eider; e dopo aver parlato e riparlato della nuova Cadillac degli Eider o del posto che il maggiore dei ragazzi Clark aveva assunto nell’amministrazione del molino, quegli argomenti diventavano importanti anche per lei e degni d’esser seguiti giorno per giorno.
Coi nove decimi delle sue facoltà emotive concentrate su Hugh, ella non criticò più negozi, strade, conoscenze... per un anno o due. Correva al negozio dello zio Whittier a comprare un pacchetto di fiocchi d’avena, lo ascoltava distrattamente denunziare Martin Mahoney perché aveva detto che il vento di martedì era di sud invece che di sud ovest, se ne tornava in fretta per le strade che non le riserbavano nessuna sorpresa di emozionanti volti stranieri. Tutt’assorbita a pensare alla dentizione di suo figlio, non si diceva più che quel negozio, quelle squallide strade, formavano tutto lo sfondo della sua vita. Faceva il suo dovere ed esultava se le avveniva di vincere i Clark a cinquecento.
In quei due anni dopo la nascita di Hugh ci fu almeno un evento veramente notevole: Vida Sherwin dette le dimissioni dalla Scuola Superiore e si sposò, Carol fu la sua dama d’onore, e poi che il matrimonio ebbe luogo nella chiesa episcopale tutte le signore sfoggiarono scarpette nuove dì capretto e lunghi guanti di camoscio bianco e un’aria molto distinta.
Per anni Carol era stata la sorellina minore di Vida: ma non aveva mai saputo fino a che punto Vida l’amava e l’odiava, e da che strani e contorti legami si sentiva unita a lei.