CAPITOLO DUE

1184 Words
CAPITOLO DUE Gwendolyn si trovava in cima alla collina e guardava l’alba che sorgeva nel cielo deserto e il cuore le batteva nell’attesa mentre si preparava a colpire. Guardando il confronto dell’Impero contro i paesani da lontano aveva condotto lì i suoi uomini portandosi ai bordi del campo di battaglia e posizionandosi dietro le righe dell’Impero. I soldati dell’Impero, così concentrati sui paesani e sulla battaglia, non li avevano neanche visti arrivare. E ora, mentre i paesani stavano iniziando a morire là sotto, era ora di fargliela pagare. Fin da quando aveva deciso di far tornare indietro i suoi uomini per aiutare gli abitanti del villaggio, Gwen si era sentita pervasa da una sensazione di fatalità. Che avessero vinto o perso, sapeva che era la cosa giusta da fare. Aveva visto il duello dispiegarsi dall’alta catena di monti, aveva visto gli eserciti dell’Impero avvicinarsi con le loro zerte e i loro soldati professionisti riportandole alla mente sentimenti freschi, ricordandole l’invasione dell’Anello per mano di Andronico e poi di Romolo. Aveva visto Dario farsi avanti da solo per affrontarli e il suo cuore aveva esultato quando lo aveva visto uccidere il comandante. Era una cosa che anche Thor avrebbe fatto. Che lei stessa avrebbe fatto. Ora Gwen stava lì, con Krohn che ringhiava sommessamente accanto a lei; Kendrick, Steffen, Brandt, Atme e decine di soldati dell’Argento e centinaia di uomini alle sue spalle, tutti con le armature che indossavano da quando avevano lasciato l’Anello, tutti con le loro armi, tutti in paziente attesa di un suo ordine. Il suo era un esercito di professionisti e non combattevano da quando erano stati esiliati dalla loro madrepatria. Ora era giunto il momento. “ORA!” gridò Gwen. Si levò un grandioso grido di battaglia e tutti i suoi uomini, condotti da Kendrick, si lanciarono giù dalla collina, con le loro voci che sembravano quelle di migliaia di leoni alla luce del primo mattino. Gwen vide i suoi uomini raggiungere le righe dell’Impero mentre i soldati nemici, preoccupati a combattere contro i paesani, si voltavano lentamente, stupiti, chiaramente senza capire chi li stesse attaccando o perché. Evidentemente quei soldati non erano mai stati presi alla sprovvista prima d’ora e sicuramente non da un esercito di professionisti. Kendrick non diede loro il tempo di riorganizzarsi e di capire cosa stesse accadendo. Si lanciò in avanti pugnalando il primo uomo che incontrò, mentre Brandt, Atme, Steffen e decine di altri soldati dell’Argento combattevano al suo fianco, gridando e calando le loro armi contro i soldati nemici. Tutti i suoi uomini portavano un grosso rancore e tutti avevano voglia ormai da tempo di combattere, avevano sete di vendetta, desideravano scatenare la loro ira sull’Impero fin da quando avevano lasciato l’Anello, Gwen lo sapeva bene. In questa battaglia avevano trovato il loro sfogo migliore. Negli occhi di tutti i suoi uomini ardeva un fuoco, un fuoco che conteneva le anime di tutti i cari che avevano perduto nell’Anello e nelle Isole Superiori. Era un bisogno di vendetta che si erano portati attraverso l’oceano. Gwen si rendeva conto che in molti modi la causa di quegli abitanti era anche dall’altra parte del mondo la loro stessa causa. Gli uomini gridavano mentre combattevano corpo a corpo e Kendrick e gli altri usarono il loro slancio per colpire da ogni parte nella mischia, abbattendo file di soldati dell’Impero prima che potessero anche solo rendersene conto. Gwen era estremamente fiera mentre guardava Kendrick bloccare due colpi con lo scudo, ruotare su se stesso e colpire un soldato in faccia con lo stesso e poi prenderne un altro al petto. Vide Brandt dare un calcio alle gambe del soldato facendogli perdere l’equilibrio e poi pugnalarlo alla schiena e da lì al cuore spingendo la spada con entrambe le mani fino in fondo. Vide Steffen brandire la sua spada corta e tagliare la gamba a un soldato, poi fare un passo avanti e dare un calcio al ventre a un altro, poi una testata, mettendolo al tappeto. Atme fece roteare il suo mazzafrusto e colpì due soldati con un unico giro. “Dario!” gridò una voce. Gwen guardò oltre e vide Sandara accanto a lei che indicava verso il campo di battaglia. “Mio fratello!” gridò ancora. Gwen scorse Dario a terra, sdraiato sulla schiena e circondato dai soldati dell’Impero che si stavano stringendo attorno a lui. Il cuore le fece un balzo di apprensione, ma vide con grossa soddisfazione come Kendrick si fece avanti tenendo lo scudo e salvando Dario da un colpo d’ascia che altrimenti l’avrebbe colpito al volto. Sandara gridò e Gwen poté vedere il suo sollievo, capendo quanto amasse suo fratello. Gwendolyn prese un arco da uno dei soldati che stavano di guardia accanto a lei. Mise una freccia in posizione, lo tese e prese la mira. “ARCIERI!” gridò. Tutt’attorno a lei una decina di arcieri prese la mira tendendo gli archi e aspettando un suo commando. “FUOCO!” Gwen scoccò una freccia in alto nel cielo, al di sopra dei suoi uomini e insieme a lei tirarono la sua decina di arcieri. La raffica piombò nel fitto dei restanti soldati dell’Impero e le grida risuonarono mentre una decina di soldati cadevano in ginocchio. “FUOCO!” gridò di nuovo. Seguì un’altra raffica, poi un’altra ancora. Kendrick e i suoi uomini entrarono nella mischia uccidendo tutti gli uomini che erano caduti in ginocchio colpiti dalle frecce. I soldati dell’Impero furono costretti a smettere di attaccare i paesani e a fare dietrofront con il loro esercito per affrontare gli uomini di Kendrick. Questo diede un’opportunità agli uomini del villaggio. Levarono un forte grido e attaccarono, pugnalando alla schiena i soldati dell’Impero che ora venivano macellati da ogni parte. I nemici, schiacciati tra due forze ostili, con i numeri che calavano rapidamente, alla fine iniziarono a rendersi conto di essere in svantaggio. I loro ranghi di centinaia si ridussero presto a decine e coloro che rimanevano si voltarono cercando di fuggire a piedi, dato che le loro zerte erano state uccise o catturate. Ma non riuscirono a percorrere molta strada prima di essere raggiunti e uccisi. Si levò un alto grido di trionfo da entrambe le parti, abitanti del villaggio e uomini di Gwendolyn. Si unirono tutti insieme, esultando e abbracciandosi come fratelli. Gwen corse giù dalla collina e si unì a loro, con Krohn alle calcagna, lanciandosi nel fitto del gruppo, circondata da uomini, l’odore del sudore e della paura ancora forte nell’aria, il sangue che scorreva fresco sul suolo desertico. Qui, nonostante tutto ciò che era accaduto nell’Anello, Gwen provò un senso di trionfo. Era stata una vittoria gloriosa lì nel deserto, gli abitanti del villaggio e gli esiliati dell’Anello uniti contro il nemico. I paesani avevano perso molti buoni uomini e pure Gwen ne aveva persi alcuni dei suoi. Ma Dario almeno era vivo, in piedi sebbene barcollante e lei era felice di constatarlo. Gwen sapeva che l’Impero aveva milioni di altri uomini. Sapeva che sarebbe giunto un giorno per la resa dei conti. Ma quel giorno non era oggi. Quel giorno non aveva preso la decisione più saggia, ma quella più coraggiosa. Quella giusta. Sentiva che era una decisione che suo padre avrebbe preso. Aveva scelto la strada più difficile. La strada di ciò che era giusto. La strada della giustizia. La strada del valore. E noncurante di ciò che sarebbe accaduto in futuro, quel giorno aveva vissuto. Aveva vissuto sul serio.
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