Buckingham Palace. Appartamenti privati della regina Elisabetta.

480 Words
Buckingham Palace. Appartamenti privati della regina Elisabetta. La regina Elisabetta camminava spedita nel corridoio seguita da due guardie. Il suono pesante e cadenzato degli stivali dei due uomini era attutito dallo spesso tappeto porpora che ricopriva interamente il pavimento. La regina aveva abbandonato il vestito regale e ora indossava un più comodo abito da passeggio verde, impreziosito da ricami d’oro. Arrivata di fronte a una piccola porta di legno si rivolse ai suoi due accompagnatori «Voi aspettatemi qui» Entrò. All’interno della stanza tre uomini e quattro donne alzarono gli occhi verso la sovrana. Erano seduti attorno a un tavolo di legno scuro e i loro volti erano debolmente illuminati da candele accese di fronte a ciascuno di essi. Lo spazio era angusto e, nonostante vi fosse ancora una sedia libera, Elisabetta preferì restare in piedi, osservando dall’alto in basso i suoi ospiti. Nessuno dei presenti si era alzato al momento del suo ingresso nella stanza. Elisabetta non fece commenti. Aveva già avuto modo di osservare che quei sette individui non rispettavano nessuna regola di etichetta. Nonostante questo, non poté fare a meno di provare irritazione. «Regina» uno degli uomini, vestito con una larga camicia di pizzo bianca, le rivolse un cenno con la testa. Aveva un pesante accento francese. La regina posò lo sguardo su ognuno dei presenti «Allora riuscirete a concludere la battaglia in fretta?» «Credo che abbiamo già fatto molto. Non è cosa facile controllare gli elementi» Una donna si ravvivò con la mano i lunghi capelli rossi. «Mi avete promesso una vittoria. Esigo risultati immediati» Il tono gelido della sovrana era carico di minaccia. «Ci sta forse minacciando, maestà? Eppure dovrebbe sapere che non siamo persone comuni» un uomo dai lunghi capelli bianchi accennò un sorriso. «Ma voi, come tutti gli altri, avete una testa sul collo» Guardò a uno a uno tutti i presenti. Nessuno dei sette abbassò lo sguardo. Non sembravano per nulla turbati dal tono minaccioso. Questo la irritò ancora di più. «Non deve preoccuparsi, regina. Porteremo a termine il nostro compito» L’uomo dai capelli bianchi afferrò una delle sfere di cristallo al centro del piccolo tavolo. La osservò. All’ interno si scorgevano volti di uomini deformati da urla di puro terrore. Elisabetta voltò le spalle ai sette individui e portò la mano sulla maniglia. Stava per girarla quando una voce la fermò. «Non ci minacci regina. Noi abbiamo una testa, è vero. Ma anche lei è umana e quindi mortale. Dovrebbe sapere di cosa siamo capaci. La morte di Vera Cruz non è stata una dimostrazione sufficiente?» Elisabetta uscì dalla stanza senza rispondere. Ricordava ancora il dispaccio del mese precedente con il quale le veniva comunicata l’improvvisa morte dello stratega della flotta spagnola. Un male orribile gli aveva consumato le viscere in un tempo brevissimo. Mentre tornava verso le sue stanze, la regina d’Inghilterra sentì un brivido di paura scenderle lungo la schiena.
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