29 luglio 1588. San Martin de Portugal, nave ammiraglia della flotta Spagnola.
Il duca di Medina Sidonia non credeva alla sfortuna. Almeno fino all’inizio della spedizione. Ora che anche il tentativo di sbarco del Farnese era fallito, non ne era più così sicuro. Non chiedeva un aiuto al fato. Gli sarebbe bastato che la sorte non fosse completamente contro di lui.
Adesso che anche il cielo aveva aperto le sue porte, la situazione era ulteriormente precipitata. Un torrente d’acqua si stava riversando sulle navi spagnole. Dentro alla sua cabina, nel castello della nave, il duca ascoltava accigliato il ticchettio pesante della pioggia. La stanza era lussuosa. C’erano un tavolo di mogano e molti tappeti. Cuscini di piuma d’oca erano sparsi per tutta la stanza e nell’angolo un letto di ferro con lenzuola bianchissime. Ne avrebbe voluto uno a due piazze, più ampio e comodo, ma non era stato possibile farlo passare dalla porta e si era dovuto accontentare.
Il capitano entrò nella stanza senza bussare. Aveva il volto teso. Il duca di Medina Sidonia non nascose il disappunto. Anche se erano in mare e in condizioni poco favorevoli, non gradiva la mancanza di etichetta che il capitano aveva manifestato a più riprese.
«Non si vede niente, signore. La visibilità è scesa a meno di dieci metri. Non ho mai visto niente del genere»
«Quante navi abbiamo perso?»
«Non lo so signore, ma qualcuno sta usando i cannoni»
Il duca dimenticò l’irritazione per la mancanza di buone maniere del suo interlocutore.
«Come fanno a usare i cannoni se non vedono a cosa stanno sparando?»
Il capitano scosse la testa «Non credo che siano le nostre navi a sparare. Sono gli inglesi che ci stanno attaccando»
Il duca di Medina Sidonia ebbe un moto di stizza «Ma com’è possibile? Se noi non siamo in grado di vederli neppure loro possono vedere noi!» Il capitano rimase in silenzio, dando a intendere che non ne aveva la più pallida idea. Il duca sembrava sul punto di scoppiare in un pianto disperato. Dopo alcuni istanti riprese il controllo e fissò il capitano con occhi cerchiati dalla stanchezza.
«Che cosa dobbiamo fare?» il tono era rassegnato.
«Prendere il largo, signore. E fare rotta verso Nord, sperando che i venti siano favorevoli. Così dovremmo riuscire a sfuggire agli inglesi»
“E a tornare a casa” pensò.
«Faccia rotta verso Nord capitano» L’uomo uscì dalla cabina in fretta.
Il duca di Medina Sidonia si lasciò cadere sui morbidi cuscini disposti disordinatamente sul grande tappeto al centro della stanza. Nonostante la pioggia fittissima e incessante, la nave sembrava più stabile. O forse non aveva più attacchi di mal di mare perché il suo stomaco non aveva più nulla da trattenere.
Preso dalla rabbia afferrò un calice di cristallo. Voleva fracassarlo contro il muro. Fermò il braccio a mezz’aria. Era stanco. Stanco del mare. Stanco di quella spedizione che sembrava maledetta. Voleva solo tornare a casa.