Buckingham Palace, appartamenti privati della regina Elisabetta.

578 Words
Buckingham Palace, appartamenti privati della regina Elisabetta. I sette individui si accasciarono esausti sulle sedie di legno. Le fronti imperlate di sudore e le grandi borse sotto agli occhi segnavano lo sforzo a cui si erano sottoposti. La stanza era satura dei loro respiri ansanti. Restarono per alcuni minuti in silenzio. Dopo un tempo che sembrò interminabile, l’uomo con i capelli bianchi parlò con voce roca per la stanchezza. «Maledetti stupidi! Non ne hanno uccisi abbastanza!» La donna dai capelli rossi fece un gesto di stizza con la mano «Per me sono più che sufficienti. Non potevamo fare di più. Anche noi abbiamo i nostri limiti. E gli uomini sono inefficienti, lo sai» I grandi occhi verdi risplendevano nella semi oscurità della piccola stanza come quelli di un gatto. «Credo che questa volta abbia ragione lei, monsieur Le Blanche» L’uomo con la camicia a sbuffi, sottolineò le sue parole aprendo il palmo della mano. Nonostante la fatica continuava ad avere un lieve sorriso stampato sul volto. «Sufficienti?» Il conte Le Blanche socchiuse gli occhi sino a quando non divennero due fessure «Guardate queste idioti, prima di parlare» afferrando alcune delle sfere di cristallo dal tavolo le lanciò verso i due interlocutori. Questi ne afferrarono una a testa. Erano vuote. Prima che i due potessero ribattere qualcosa la maniglia della porta ruotò e la sagoma di Elisabetta si stagliò sulla soglia. Si era cambiata d’abito. Adesso indossava un vestito celeste ornato da pizzi sul collo e sulle maniche. Lunghe file di perle correvano per l’intero abito, disegnando complicati arabeschi. I tratti, di solito duri e impassibili, erano addolciti da un sorriso appena accennato. Come in precedenza, preferì restare in piedi, osservando i sette individui dall’alto. «Bene signori, mi avete piacevolmente sorpreso. Mi è giunto ora un dispaccio che riporta la ritirata della flotta spagnola» il suo sorriso si allargò in modo quasi impercettibile. I sette individui rimasero in silenzio osservando la sovrana. Elisabetta alzò un sopracciglio con fare interrogativo. «Noi purtroppo, regina, non siamo soddisfatti» L’uomo con i capelli bianchi parlò con tono grave. Il sorriso scomparve dal volto della regina in un attimo. «Cosa significa che non siete soddisfatti? Avete portato a termine il vostro compito e io sono soddisfatta» calcò le ultime tre parole per sottolineare che se lei era soddisfatta anche loro dovevano esserlo. L’uomo dai capelli bianchi si schiarì la voce «Come sa, noi non abbiamo voluto nessun pagamento, se non queste sfere di cristallo» con la mano indicò la cesta che le conteneva al centro del tavolo. «Sono costate una fortuna, quelle sfere» Elisabetta sembrava offesa. I presenti non avevano bisogno di leggerle nel pensiero per capire che la sua paura era che le chiedessero del denaro, ora che tutto era finito. Il giovane uomo con l’accento francese sorrise ancora più apertamente. «Suvvia regina, lei sa benissimo che il valore della vittoria che le abbiamo regalato non è neppure lontanamente comparabile con quello di queste sfere» «Che cosa volete?» Adesso il tono della sovrana era tornato gelido. «Solo la possibilità di restare qui per qualche altro giorno» La donna dai capelli rossi guardò Elisabetta dritto negli occhi. La regina sembrò stupita da quella richiesta «Si, potete restare qui tutto il tempo che volete. Ma perché?» «Abbiamo un lavoro da terminare» l’uomo dai capelli bianchi pronunciò quella frase senza guardarla. Stava osservando i compagni intorno al tavolo. A Elisabetta sembrò per un attimo di cogliere un cenno di assenso da parte di ciascuno dei presenti.
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