Capitolo 1

2023 Words
1 HAILEY Di solito non andavo a casa di uno sconosciuto per fare sesso. Okay, non lo facevo mai. Fino a quel momento. Da quanto mi era stato detto, Cy Seaborn era una rockstar sotto le lenzuola, e ben messo. Abile e ben dotato erano due cose importanti per me, come per qualunque donna, immaginavo. E un cowboy? Per la miseria, mi stavo eccitanto solamente a guidare la mia vecchia Land Cruiser lungo il vialetto sconnesso che attraversava la sua proprietà. Mi ci erano voluti venti minuti dalla città per arrivare al ranch Flying Z, e altri cinque – fino a quel momento – per percorrerne il vialetto. Finalmente spuntò la casa mentre percorrevo una salita. Quel posto era incantevole. Verdi praterie adesso asciutte, che si snodavano lungo un leggero pendio prima che le montagne si ergessero dritte verso le loro vette innevate. Il Monte Cutthroat, la località sciistica, si trovava sul lato posteriore di una di esse. La differenza tra est ed ovest era notevole. Di qui era tutto silenzioso, non c’era anima viva. Di là, una volta terminata la stagione fangosa, gli impianti di discesa avrebbero aperto e la gente sarebbe tornata alle proprie case-vacanze lussuose e ai SUV esagerati. Un sacco di ricchi vacanzieri. Il mio cellulare squillò sul sedile del passeggero. Conoscevo quella suoneria particolare e la ingorai. Mark mi aveva chiamata senza sosta ed io lo stavo evitando. Il mio allenatore voleva che tornassi in palestra ad allenarmi, a incontrare gli sponsor, a fare scatti in posa per dimostrare che ero tarnata al cento per cento dopo il mio infortunio. Il mio ginocchio era migliorato, ma la mia mente non era più concentrata sullo sport. Non lo era stata sin dall’incidente e non ero sicura che vi sarebbe mai tornata. Avevo fatto un ottimo lavoro a non pensarci. Incontrare Lucas, stare con lui, di certo mi aveva aiutata. Un uomo sexy e un sacco di sesso erano in grado di farlo. E adesso c’era Cy. Il cellulare si zittì e lo stesso fecero tutti i pensieri relativi alla mia carriera. Sorrisi. Eccoci. Accostai e parcheggiai, guardando la casa dal finestrino. Una tipica fattoria a due piani, immaginai dallo stile vintage che dovesse essere degli anni trenta o quaranta. Era rivestita di assi in legno bianco, con un’ampia veranda. In lontananza, riuscivo a scorgere qualche altro edificio che immaginai fossero le stalle, diverse baracche e dei piccoli cottage. Non mi trovavo lì per l’associazione no profit gestita in quel posto, ma per l’uomo che la possedeva. A proposito... un uomo uscì in veranda, senza dubbio avendomi sentita arrivare. Lo catalogai come un metro e novanta per novanta chili, senza un briciolo di grasso. La sua camicia a quadri e i jeans non nascondevano il fisico muscoloso che vi stava al di sotto. Se lanciare balle di fieno conferiva ad un ragazzo quell’aspetto, era il caso di istituire un nuovo trend nel campo del fitness. Se non altro una maglietta che dicesse Forte Come Un Cowboy. Dei capelli scuri troppo lunghi gli si arricciavano sul colletto della camicia scozzese e a me prudevano le mani dalla voglia di passarvi le dita attraverso, magari quando quella testa si fosse trovata in mezzo alle mie gambe con lui impegnato a divorarmela. Mi agitai sul sedile, le mutandine già bagnate alla sola idea. Fu la barba, però... cazzo. Spessa e folta, corta ai lati e più lunga al fondo. Che sensazione mi avrebbe dato quella sfregandosi contro le mie cosce? Con il SUV spento, l’abitacolo si stava raffreddando in fretta, ma io no. Affatto. Morivo di caldo al solo scoparmi quell’uomo con gli occhi da dieci metri di distanza. Lui non si avvicinò, si limitò ad appoggiarsi ad una colonna. In attesa, con un fucile in mano. Fantastico. Non aveva idea di chi fossi. Lucas aveva detto di non aver avuto intenzione di dire a Cy in anticipo del mio arrivo. Dal momento che Lucas non era ancora arrivato – il mio era l’unico veicolo nei paraggi – dovetti chiedermi se fosse stata una buona idea o meno. Il piano era quello di una cosa a tre... se il terzo – Lucas – si fosse deciso ad arrivare, cazzo. Per quanto riguardava Cy, non sembrava entusiasta di avere compagnia. Gli avremmo fatto cambiare idea; se non altro, ci speravo. Si sarebbe fatto una scopata e magari mi avrebbe fatto perdere la testa. Solo che ancora non lo sapeva. Traendo un respiro profondo, scesi dal SUV, facendo attenzione al mio ginocchio sinistro, e mi sbattei la portiera alle spalle. «Puoi risalire dritta a bordo e andartene,» esclamò Cy. La sua voce era profonda, il timbro liscio come il whiskey, e decisamente minacciosa. Mostrandomi più determinata, raddrizzai le spalle e feci un passo verso di lui. Solamente uno perchè non ero del tutto stupida dal momento che lui era armato e quant’altro. Non pensavo che mi avrebbe sparato... «Sono qui per-» Lui sollevò la mano libera per interrompermi. «So perchè sei qui. Quelli della tua specie non fanno che sollevare un polverone sul mio vialetto dalla scorsa settimana nel tentativo di ottenere una storia. Devono essersi fatti disperati se mi mandano la bella figa.» Oh. Merda. Pensava che fossi una reporter che tentava di ottenere uno scoop sul fiasco con Dennis Seaborn. Sapevo tutta la storia. Chi non la sapeva, a Cutthroat? Quel tipo si era costituito per l’omicidio di Erin Mills, la sorella di Lucas. Era stato interrogato sondando ogni singolo aspetto della faccenda e la sua versione aveva retto. Fino a quando una foto scattata da una telecamera di sorveglianza ad un semaforo che mostrava Erin viva quando lui aveva detto di averla uccisa non aveva mandato all’aria tutto quanto. Adesso, era fuori prigione – non potevano trattenerlo per un crimine che non aveva commesso – e tutti nel Montana occidentale si stavano chiedendo perchè si fosse fatto avanti se non era stato lui. Chi avrebbe fatto una cosa del genere? Prendersi la colpa per un omicidio? Un omicidio. Dennis Seaborn era il padre di Cy. Se n’era andato, da quanto mi aveva raccontato Lucas. Io e lui ci eravamo conosciuti due settimane prima che sua sorella venisse uccisa ed io ero fin troppo consapevole di come la cosa l’avesse sconvolto. Sapevo tutto della sua amicizia con Cy, del loro rapporto di lavoro. Certo, Lucas detestava Dennis Seaborn per aver ostacolato il caso di sua sorella, ma non biasimava Cy. Forse era l’unico a pensarla a quel modo a giudicare dal modo in cui lui si stava comportando. Guardai Cy, il suo sguardo carico di rabbia e odio. Non quello che avrei voluto vederci. Bramosia, desiderio e voglia sarebbero stati meglio. Dalle foto di Dennis, lui e Cy si assomigliavano molto. Avevano gli stessi capelli scuri – per quanto quelli di Dennis fossero più grigi che neri, ormai – e gli stessi occhi. Il sangue era sangue e, con loro, si vedeva. E i giornalisti erano sempre a caccia di sangue. «C’è stato un errore,» dissi, sollevando le mani e avvicinandomi. Avevamo tutti dei problemi, tutto ciò che volevo fare io era dimenticarmi dei miei tra due cowboy dai corpi robusti. Tuttavia, mi raggelai quando lui sollevò leggermente il fucile. «Whoa, non c’è bisogno di spararmi.» «Allora fa’ come ti dico.» Il fucile non era puntato contro di me, per quanto non avessi idea se avesse la sicura o quanta mira avesse. «Non sono una reporter.» «Agente immobiliare?» La gente si aspettava che vendesse il ranch e se la desse a gambe per via di quello che aveva fatto suo padre? Da quanto ne sapevo io, quel ranch era enorme, si estendeva non solo lungo la prateria che riuscivo a vedere, ma anche sulle montagne più in là. Lucas gestiva la propria attività no profit da quella proprietà, con lui e Cy che organizzavano e portavano i veterani affetti da sindrome da stress post traumatico a fare delle escursioni nelle aree isolate. «Decisamente no.» «Allora che cosa sei?» Io abbassai lo sguardo sui miei vecchi stivali di pelle, poi lo sollevai per incrociare il suo, facendo un altro paio di passi verso di lui. Lui non sollevò l’arma, per cui mi sentii piuttosto sicura del fatto che non avesse intenzione di sparare ad una donna. «Sono una sciista professionista. Forse.» Scrollai leggermente le spalle e mormorai quell’ultima parola più per me che per lui. «Senti, io-» «Qualunque cosa tu voglia vendermi, non sono interessato.» Chiaramente, non aveva ascoltato una sola parola di quello che avevo detto. «Vattene dalla mia proprietà.» Girò i tacchi e si diresse nuovamente verso casa. «Aspetta,» lo chiamai io. Non stava proprio andando come mi ero immaginata. Sarei dovuta scendere dal SUV, sorridergli, sbattere le ciglia e dirgli che io e il suo amico Lucas Mills stavamo insieme – e scopavamo – e volevamo coinvolgerlo un po’ nel divertimento. Un sacco di divertimento. Una delle mie fantasie comprendeva due cazzi. Una cosa a tre con un sacco di orgasmi. Lucas aveva detto che Cy era piuttosto dominante a letto, il che era esattamente ciò che avevo sperato. Lucas era decisamente un maschio alfa, ma non mi faceva pressione, ed io avevo bisogno di essere messa sotto pressione. Non ero più sulle piste e mi mancava quella, dio, quella focalizzazione che ottenevo con quel genere di intensità. Non facevo nulla a metà. Non vincevo i campionati di sci per mancanza di sicurezza. Non nella mia carriera e non nella mia vita sessuale. Sapevo cosa volevo e lo inseguivo. Ed io volevo Lucas... e Cy. Io e Lucas non avevamo parlato di un impegno a lungo termine. Ci stavamo divertendo. Con la sua sindrome da stress post traumatico, che l’aveva svegliato da un incubo più di una volta, sembrava non essersi voluto impegnare. O se non altro, non dicendolo ad alta voce. Ci eravamo accontentati entrambi di un po’ di divertimento. Tuttavia, avevamo concordato sul fatto che mancasse qualcosa. E quel qualcosa era qualcuno. Cy, però, non voleva saperne. Lucas avrebbe dovuto trovarsi lì a darmi manforte – era altrettanto interessato a sbattermi assieme ad un altro – ed io avrei ottenuto una doppia porzione di cowboy sexy. Okay, quindi Lucas non c’era ancora. Mi lanciai un’occhiata lungo il vialetto alle mie spalle. Già, niente Lucas. Però avrei potuto comunque cercare di conquistarmi Cy con il mio fascino, nel mentre, no? Be’... indossavo un set di reggiseno e mutandine rosse sexy, ma a meno che non avesse la vista a raggi x, non l’avrebbe mai saputo perchè ero praticamente coperta da capo a piedi con dei jeans, una maglia nera a collo alto e un piumino leggero. Avevo a malapena della pelle in mostra, figuriamoci una scollatura o un po’ di ventre. Ottobre nel Montana non era il momento giusto per fare uno strip tease all’aperto. Con un vento forte proveniente dalle montagne, dovevamo essere vicini allo zero, nonostante il sole splendesse nel cielo. Non era solamente il gran figo che avevo di fronte a farmi indurire i capezzoli. «Mi ha mandata Lucas,» dissi ad alta voce, sperando che con quello sarei riuscita a placarlo. Riuscii a farlo voltare. Da quella distanza, riuscivo a vedere che aveva gli occhi scuri come i suoi capelli. Intensi. Penetranti. A proposito di penetranti, lo scrutai da capo a piedi, osservando lo spesso rigonfiamento del suo cazzo all’interno dei suoi jeans consunti. Ecco che cosa volevo. Poteva anche scoparmi con gli occhi, ma una scopata con un cazzo sarebbe stata molto meglio. «Perchè diamine l’avrebbe fatto?» Io deglutii. Con forza. Era quello che volevo. Due uomini che mi facessero dimenticare, che mi rendessero felice. Avevo condiviso quella fantasia con Lucas e lui era stato più che disposto a renderla realtà. Se solo si fosse fatto vivo, diamine. Era decisamente il caso che si desse da fare. Io ero in grado di scendere per una ripida montagna ricoperta di neve su due pezzi di elastomero larghi novantacinque millimetri a più di centotrenta chilometri orari senza fare una piega. Dire a Cyrus Seaborn che volevo farmi una cavalcata col suo cazzo non avrebbe dovuto essere troppo difficile. «Così che tu mi scopassi.»
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