CAPITOLO II Il bassofondo Là svanisce il disinteressamento e si profila vagamente il demonio: ognuno per sé. L’io senz’occhi urla, cerca, brancola e rode; l’Ugolino sociale è in quell’abisso. Le figure selvagge che s’aggirano in questa fossa, semi bestie, semi fantasmi, non s’occupano del progresso universale, ignorano l’idea e la parola, non hanno altra cura, all’infuori della soddisfazione individuale; quasi incoscienti, v’è in esse una specie di spaventoso annichilimento. Hanno due madri, entrambe matrigne, l’ignoranza e la miseria, una guida, il bisogno e, per ogni forma di soddisfazione, l’appetito. Sono brutalmente voraci, ossia feroci, non già al modo del tiranno, ma della tigre. Dal dolore, quelle larve passano al delitto: filiazione fatale, procreazione vertiginosa, logica de

