June viene in aiutoDi solito, la sera, nello studio di June, a Chiswick, presso la riva del Tamigi, si poteva trovare uno scultore slavo, che aveva abitato per qualche tempo a New York: il tipo di artista povero ed egoista. Il 6 di luglio, Boris Strumolowski – di cui erano esposte là diverse opere troppo avanzate per essere esposte altrove – aveva cominciato bene la serata, con quel suo silenzio altero e solitario, quasi di apostolo, che si conveniva mirabilmente al suo giovane viso rotondo e largo, incorniciato dai capelli biondi, tagliati a frangia come quelli di una ragazza. Erano tre settimane che June lo conosceva, e ancora egli le appariva come la più perfetta incarnazione del genio, delle speranze dell’avvenire; una specie di stella d’Oriente smarrita in un Occidente che non la sape

