CAPITOLO DUE

2412 Words
CAPITOLO DUE Scarlet sentì una lingua leccarle il viso e, aprendo gli occhi, si trovò abbagliata da un sole accecate. La lingua non si fermava, e anche prima di guardare, comprese che si trattava di Ruth. Aguzzò la vista quel tanto da essere certa di avere intuito bene: Ruth iniziò ad abbassarsi, guaendo, mostrandosi ancora più eccitata mentre Scarlet apriva gli occhi. Scarlet sentì una fitta di dolore, quando provò ad aprire di più gli occhi; colpita dal sole accecante, cominciò a lacrimare: la sensibilità era massima! Aveva anche un brutto mal di testa e si rese conto di trovarsi distesa sulla ghiaia del selciato di una strada, in una località a lei sconosciuta. Persone le passavano davanti di continuo e comprese così di trovarsi all'interno di una città davvero movimentata. Le persone correvano in ogni direzione, e lei poté sentire la confusione di una folla a mezzogiorno. Mentre Ruth continuava a guaire, lei se ne stette lì, provando a ricordare, nel tentativo di comprendere dove si trovasse. Ma proprio non ne aveva idea. Prima che Scarlet potesse raccogliere le idee e ricostruire quello che le era successo, improvvisamente sentì un piede colpirla nel costato. “Spostati!” giunse una voce profonda. “Non puoi dormire qui.” Scarlet spostò lo sguardo e vide un sandalo romano proprio vicino al suo viso. Poi, risalendo, vide un soldato romano fermo sopra di lei, con indosso una tunica corta, stretta alla vita da una cintura, cui era allacciato un gladio, la spada corta delle Legioni. Indossava un piccolo elmo di ottone, con sopra delle piume. Si abbassò e le diede un altro piccolo colpetto con il piede, facendole male allo stomaco. “Hai sentito che cosa ho detto? Spostati da qui, altrimenti dovrò portarti in prigione.” Scarlet voleva obbedire ma, quando tentò di aprire di più gli occhi, la luce del sole acuì talmente il dolore che lei ne fu disorientata. Provò a mettersi in piedi, ma era come se si muovesse al rallentatore. Il soldato caricò il colpo, preparandosi a colpirla forte alle costole. Scarlet vide arrivare il calcio e si preparò al colpo, incapace di reagire abbastanza in fretta da evitarlo. Poi sentì un ringhio e, alzando lo sguardo, vide Ruth con i peli drizzati sopra la schiena che puntava decisa al soldato. La lupa lo morse alla caviglia, fermando la gamba a mezz'aria ed affondando le sue zanne affilate, con tutta la forza di cui era capace. Il soldato gridò, e le sue urla riempirono l'aria, mentre il sangue sgorgava dalla sua caviglia. Ruth non mollava la presa, scutendo il capo freneticamente, e l'espressione dell'uomo, così sprezzante soltanto un istante prima, ora era diventata di terrore. Il soldato abbbassò la mano a cercare il fodero ed estrasse la spada. La sollevò in alto e si preparò a conficcarla nella schiena di Ruth. Fu allora che Scarlet la sentì, una forza che permeava tutto il suo corpo, come se un altro potere, un'altra entità, fossero dentro di lei. Senza neppure rendersi conto di che cosa stesse facendo, improvvisamente, la bambina entrò in azione. Non riusciva a controllarsi, e non capiva che cosa accadesse. Scarlet saltò in piedi, con il cuore che batteva forte per l'adrenalina, e riuscì ad afferrare il polso del soldato a mezz'aria, proprio quando lui stava abbassando la sua spada. Sentì la forza scorrere attraverso di lei, era un potere sconosciuto per lei, mentre gli teneva il braccio. Persino con tutta la sua forza, l'uomo non riuscì a sottrarsi. Lei gli strinse il polso, e riuscì a farlo con tale forza da far sì che l'uomo la guardasse scioccato e fosse costretto a lasciar cadere la spada. Questa cadde sulla strada ghiaiosa emettendo un suono metallico. “Va BENE, Ruth,” Scarlet disse dolcemente, e Ruth lasciò andare gradualmente la presa alla caviglia. Scarlet restò lì, stringendo il polso del soldato, tenendolo nella sua stretta mortale. “Ti prego, lasciami andare,” la implorò. Scarlet sentì la forza scorrerle nelle vene, sentendo che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto fargli molto male. Ma non volle farlo. Voleva solo essere lasciata in pace. Lentamente, Scarlet mollò la presa al polso e lo lasciò andare. Il soldato, con la paura negli occhi, lo sguardo di chi aveva appena incontrato un demone, si voltò e corse via, senza nemmeno preoccuparsi di raccogliere la sua spada. “Vieni Ruth,” Scarlet disse, pensando che sarebbe potuto tornare con altri soldati: comprese che non poteva restare lì. Un istante dopo, le due corsero confondendosi nella fitta folla. Si precipitarono per dei vicoli stretti e tortuosi, finché Scarlet trovò un posto riparato al buio. Sapeva che i soldati non le avrebbero trovate lì, e decise di sostare per un minuto, in modo da organizzarsi e cercare di capire dove si trovassero. Ruth ansimava accanto a lei, mentre Scarlet tratteneva il fiato nella calura. Scarlet era spaventata e stupita dai suoi stessi poteri. Sapeva che qualcosa era diverso, ma non comprendeva pienamente che cosa le stesse accadendo; non sapeva nemmeno dove fossero gli altri. Lì faceva così caldo, e si trovava in una città affollata che non riconosceva. Non assomigliava affatto alla Londra in cui era cresciuta. Guardò fuori e vide tutte le persone che passavano, indossando vesti, toghe, sandali, portando grandi cesti di fichi e datteri sulla testa e sulle spalle; alcuni indossavano un turbante. Vide degli antichi edifici di pietra, vicoli stretti e tortuosi, strade il cui selciato era costituito da ghiaia e si chiese in che posto mai si trovasse. Quella non era senz'altro la Scozia. Ogni cosa lì sembrava così primitiva, le sembrò di essere tornata indietro di migliaia di anni. Scarlet guardò ovunque, sperando di trovare una traccia di sua madre e di suo padre. Scrutò ogni volto che passava, confidando, desiderando che uno di loro si fermasse e si voltasse verso di lei. Ma non erano da nessuna parte. E, per ogni volto sconosciuto che vedeva passare, si sentiva sempre più sola. Scarlet stava cominciando a cadere preda del panico. Non capiva come poteva essere tornata indietro nel tempo da sola. Come avevano potuto lasciarla in quel modo? Dove erano finiti? Erano tornati anche loro indietro? Tenevano abbastanza a lei da andare a cercarla? Più a lungo Scarlet restava lì, guardando, aspettando, più diventava consapevole della situazione. Era sola. Completamente sola, in uno strano luogo e in una strana epoca. Anche se i suoi genitori erano tornati indietro nel tempo in quello stesso luogo ed in quella stessa epoca, non aveva idea di dove cercarli. Scarlet guardò il suo polso, soffermandosi sull'antico braccialetto con il pendente a forma di croce, che le era stato donato prima di lasciare la Scozia. Mentre si trovavano nel cortile di quel castello, uno di quegli uomini anziani, con indosso delle vesti bianche, le si era avvicinato e glielo aveva messo al polso. Lo trovava grazioso, ma non sapeva che cosa fosse, o che cosa significasse. Sentiva che poteva trattarsi di una sorta di indizio, ma non sapeva quale. Sentì Ruth strofinarsi contro la sua gamba, e s'inginocchiò, baciandole la testa ed abbracciandola. Ruth guaì nel suo orecchio, leccandola. Almeno aveva Ruth, che era per lei come una sorella: Scarlet era felice del fatto che fosse tornata indietro nel tempo con lei e le era grata per averla protetta da quell'uomo. Non c'era nessuno che lei amasse di più. Appena Scarlet ripensò a quel soldato, al loro incontro, si rese conto che i suoi poteri dovevano essere cresciuti più di quanto avesse supposto. Non riusciva a comprendere come lei, una ragazzina, potesse averlo sopraffatto. In qualche modo, sentiva che stava cambiando, o era già cambiata, diventando qualcosa che non era mai stata. Ricordò la Scozia, quando la mamma glielo aveva spiegato. Ma ancora non era riuscita a comprendere bene. Sperava che tutto sarebbe sparito semplicemente. Voleva soltanto essere normale, voleva che tutto fosse normale, per tornare a com'erano. Voleva solo la sua mamma e il suo papà; voleva chiudere gli occhi e tornare in Scozia, in quel castello, con Sam, Polly ed Aiden. Voleva tornare alla loro cerimonia nuziale; voleva che tutto fosse giusto al mondo. Ma poi riaprì gli occhi ed era ancora lì, tutta sola con Ruth in quella strana città, in quell'epoca strana. Non conosceva proprio nessuno. Nessuno sembrava amichevole. E non aveva alcuna idea di dove andare. Alla fine, Scarlet non resistette più a stare ferma lì. Doveva muoversi. Non poteva nascondersi ad attendere per sempre. Ovunque fossero i suoi genitori, pensò, erano lì da qualche parte. Iniziò a sentire il morso della fame; Ruth guaiva, certamente anche lei era affamata. Doveva essere coraggiosa, si disse. Doveva uscire là fuori e provare a trovare i suoi genitori — e intanto doveva fare in modo di procurare da mangiare per entrambe. Scarlet entrò in un vicolo affollato, facendo attenzione ai soldati; ne vide alcuni gruppi in lontananza pattugliare le strade, ma non sembrava che stessero cercando lei in maniera specifica. Scarlet e Ruth si fecero largo in mezzo alla massa di persone, sballottate a destra e sinistra mentre percorrevano quei vicoli tortuosi. Era così affollato lì, le persone andavano e venivano in ogni direzione. Passò davanti a mercanti con carretti di legno, che vendevano frutta e verdura, pagnotte di pane, bottiglie di olio d'oliva e vino. Erano posizionati vicini tra loro in quei vicoli stretti e gridavano per accaparrarsi i clienti. Ovunque i passanti mercanteggiavano con loro. Come se la folla non fosse abbastanza, le strade erano anche invase da animali — cammelli, scimmie, pecore e ogni sorta di bestiame — guidati dai loro proprietari. In mezzo ad essi, correvano liberi galline, galli e cani. Puzzavano terribilmente, e rendevano il già rumoroso mercato persino più rumoroso, con i loro costanti ragliare, belare e abbaiare. Scarlet poté sentire la fame di Ruth crescere alla sola vista di quegli animali, e s'inginocchiò e l'afferrò per il collo, tenendola indietro. “No Ruth!” Scarlet disse fermamente. Ruth obbedì con riluttanza. Scarlet si sentiva male, ma non voleva che Ruth uccidesse quegli animali, causando un'enorme confusione nella folla. “Ti troverò del cibo, Ruth,” Scarlet disse. “Te lo prometto.” Ruth guaì in segno di risposta, e anche Scarlet sentì il morso della fame. Scarlet si affrettò a lasciarsi alle spalle quegli animali, portando Ruth verso altri vicoli, girando a destra e a sinistra, passando davanti a venditori e lungo altri vicoli. Sembrava che quel labirinto non finisse mai, e Scarlet riusciva a malapena a vedere il cielo. Finalmente, Scarlet trovò un venditore con un'enorme fetta di carne arrostita. Ne sentiva l'odore persino da lontano: le penetrava ogni poro; guardò in basso e vide Ruth che lo guardava, leccandosi le labbra. Si fermò davanti ad essa, fissandola come ipnotizzata. “Vuoi comprarne un pezzo?” il venditore, un grosso uomo con un grembiule ricoperto di sangue, chiese. Scarlet ne desiderava un pezzo più di ogni altra cosa. Ma quando si mise le mani in tasca, si accorse di non avere alcuna moneta. Si toccò il braccio e sentì il suo braccialetto, e l'impulso di privarsene e venderlo all'uomo, per acquistare qualcosa da mangiare, fu fortissimo. Ma s'impose di non farlo. Sentiva che era importante, perciò sfruttò tutta la forza di volontà di cui era capace per fermarsi. Invece, lei scosse lentamente e tristemente la sua testa in segno di risposta. Afferrò Ruth e la condusse lontano dall'uomo. Poteva sentire la lupa guaire e protestare, ma non avevano altra scelta. Proseguirono, e finalmente, il labirinto si aprì in una piazza aperta, luminosa e soleggiata. Scarlet fu stupita nel rivedere il cielo aperto. Venendo fuori da tutti quei vicoli, la piazza le parve la più grande che avesse mai visto, con migliaia di persone che camminavano al suo interno, in tutte le direzioni. Al centro si trovava una fontana di pietra, e a delimitare la piazza s'innalzava altissima un'immensa parete in pietra. Ogni pietra era molto spessa, dieci volte la sua dimensione. Appoggiate a quella parete c'erano centinaia di persone, che si lamentavano e pregavano. Scarlet non aveva idea del motivo, ma comprese di essere al centro della città ed avvertì che quello era un luogo molto sacro. “Hei tu!” giunse una voce maligna. Scarlet sentì i peli del collo sollevarsi, e si voltò lentamente. Vide un gruppo composto da cinque ragazzi, seduti in cima ad una roccia, che la guardavano intensamente. Erano sudici dalla testa ai piedi, vestiti di stracci. Erano adolescenti, di forse 15 anni, e lei poté scorgere la grettezza sui loro volti. Comprese subito che non aspettavano altro se non creare guai, e che l'avevano appena scelta quale loro prossima vittima; del resto, sembrava naturale, dato che era da solo. Tra di loro c'era un cane selvatico, enorme, che sembrava quasi rabbioso; ed era due volte la stazza di Ruth. “Che cosa ci fai qui tutta sola?” il leader dei ragazzi chiese prendendosi gioco di lei, scatenando la risata degli altri quattro. Era muscoloso e dall'aspetto stupido, con labbra grandi e una cicatrice sulla fronte. Non appena lei li guardò, Scarlet sentì una nuova sensazione sopraffarla, quale non aveva mai sperimentato prima: era un acuito senso di intuizione. Non sapeva che cosa stesse accadendo, ma, improvvisamente, fu in grado di leggere chiaramente le loro menti, sentendo le loro sensazioni, conoscendo le loro intenzioni. Sentì immediatamente, chiaro come il giorno, che volevano crearle dei problemi. Sapeva che volevano farle del male. Ruth ringhiò accanto a lei. Scarlet intuì che uno scontro più violento stava per esplodere —il che era esattamente ciò che lei intendeva evitare. Si abbassò e cominciò a spingere via Ruth. “Vieni Ruth,” Scarlet disse, volontandosi per andar via. “Hei ragazza, sto parlando con te!” gridò il ragazzo. Mentre si allontanava, Scarlet si voltò e vide i cinque saltar giù dalla roccia, e cominciare a seguirla. Scarlet iniziò a correre, tornando nei vicoli, con l'intenzione di distanziarsi quanto più possibile dai ragazzi. Ripensò al confronto con il soldato romano, e, per un istante, si chiese se dovesse fermarsi e provare a difendersi. Ma non voleva combattere. Non voleva far del male a nessuno. Nè correre rischi inutili. Intendeva soltanto trovare la sua mamma e il suo papà. Scarlet s'incamminò lungo un vicolo privo di persone. Guardò dietro di sé e vide il gruppo di ragazzi rincorrerla. Non erano molto distanti, e acceleravano sempre di più. Erano fin troppo veloci. Il cane correva tra di loro, e Scarlet vide che, nell'arco di pochi istanti, l'avrebbero raggiunta. Lei doveva fare del suo meglio per seminarli. Scarlet svoltò dietro un ennesimo angolo, sperando di trovare una via d'uscita. Ma, immediatamente, il cuore le si fermò. Era un vicolo cieco. Scarlet si voltò lentamente, Ruth al suo fianco, e si trovò dinnanzi i ragazzi. Ora forse erano a a tre metri di distanza. Rallentarono mentre si avvicinavano, prendendosi il loro tempo, assaporando l'istante. Erano lì a ridere, con dei sorrisi crudeli dipinti sui loro volti. “Sembra che la tua fortuna ti abbia abbandonato, ragazzina,” disse il leader dei ragazzi. Scarlet stava pensando la stessa cosa.
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