Capitolo XXXIII«Allora hai deciso di svegliarti, cagna ebrea?» Uno schiaffo violento strappò Raḥel al sicuro limbo dell’incoscienza facendole bruciare la faccia come il fuoco. Era in una piccola stanza senza finestre, legata con entrambi i polsi a una catena assicurata all’anello fissato alla trave centrale del soffitto. Passò lentamente in rassegna ogni parte del suo corpo per cercare di capire cosa le era successo: le doleva forte il capo dove era stata colpita al momento della sua cattura. E la pelle del viso le bruciava ancora per la sberla ricevuta. Anche i polsi, legati stretti sopra la testa, le facevano male. Ma per il resto sembrava tutto a posto. Di fronte a lei Aulo Flaminio Lemonio la osservava con lo sguardo corrucciato, appestandola con il suo alito pestilenziale. «E così

