CAPITOLO DUE

1876 Words
CAPITOLO DUE Scarlet entrò bruscamente in camera sua, in preda ad un pianto isterico, e sbatté la porta dietro di lei. Aveva corso fino a casa, dal fiume, e da allora non aveva smesso di piangere. Non capiva che cosa le stesse accadendo. Un'immagine era stampata nella sua memoria: l'attimo in cui aveva visto la vena pulsante nel collo di Blake, quando aveva avuto quella sensazione, quel bisogno di volerlo mordere. Di volersi nutrire. Che cosa le stava accadendo? Era una sorta di fenomeno da baraccone? Perché si era sentita in quel modo? E perché proprio allora — tra tutti i momenti possibili? Proprio durante il loro primo bacio? Ora che era lontana dalla scena, era più difficile per Scarlet richiamare alla mente esattamente come si sentiva il suo corpo in quel momento — e, ad ogni momento che passava, la sensazione diventava più distante. Ora il corpo era tornato alla normalità. Era stato solo un momento passeggero? Era stata la strana sensazione di un attimo a sopraffarla? E non sarebbe mai più tornata? Voleva disperatamente crederlo. Ma un'altra parte di lei, una parte più profonda, sentiva che non era il caso. La sensazione era stata fortissima, qualcosa che non avrebbe mai dimenticato. Era certa che, se si fosse lasciata sopraffare e fosse rimasta lì un solo secondo di più, ora Blake sarebbe morto. Scarlet non poteva fare a meno di ripensare all'altro giorno: era tornata a casa malata, poi era corsa fuori casa. Aveva dimenticato ciò che era accaduto, dov'era stata. Infine si era svegliata all'ospedale. Sua madre si era preoccupata così tanto, sembrava impazzita …. Adesso, tutto le era tornato in mente. Sua madre avrebbe voluto farla visitare da altri medici, sottoporla ad ulteriori analisi. E poi voleva che vedesse un prete. Sua madre sospettava qualcosa? Era proprio per questo che insisteva con questi controlli? Pensava che stesse diventando un vampiro? Il cuore di Scarlet batteva forte mentre era seduta lì nella sua stanza, raggomitolata sulla sua sedia preferita. Ruth poggiò la testa sul suo grembo e Scarlet si abbassò e l'accarezzò. Ma dai suoi occhi scendevano lacrime, mentre lo faceva. Si sentiva colpita da psicosi traumatica, come se fosse avvolta da una nebbia. Era terrorizzata all'idea di essere malata, una specie di malattia —o forse qualcosa di peggio. Nel profondo del suo cuore, pensò che, naturalmente, fosse ridicola la direzione che la sua mente stava prendendo. Ma osò chiederselo. Voleva mordere il collo di Blake. Era precisa la sensazione che aveva provato nei suoi incisivi. Era la sua voglia di nutrirsi. Era possibile? Lei era un vampiro? I vampiri esistevano davvero? Si tirò su, aprì il portatile e cominciò la sua ricerca. Doveva sapere. Entrò nel sito di Wikipedia, digitò la parola “vampiro” e cominciò a leggere: “La nozione di vampirismo esiste da millenni: culture come quelle mesopotamica, ebraica, quella dell'antica Grecia e di Roma avevano dei racconti su demoni e spiriti, che sono considerati precursori dei vampiri moderni. In ogni caso, nonostante la presenza di creature dalle sembianze di vampiri in queste civilità antiche, il folclore per l'entità che conosciamo oggi come vampiro, ha origini riconducibili quasi esclusivamente all'Europa sudorientale del secolo XVIII, quando le tradizioni orali di molti gruppi etnici della regione furono registrate e pubblicate. Nella maggioranza dei casi, i vampiri nascono da spiriti maligni, vittime suicide o streghe, ma possono anche essere creati da uno spirito malvagio che possiede un cadavere, o dal morso di un vampiro.” Scarlet chiuse rapidamente il portatile e lo mise via. Era troppo per lei da sopportare. Scosse la testa, provando a scacciare tutto questo dalla mente. C'era decisamente qualcosa di sbagliato in lei. Ma di che cosa si trattava? Questo la terrorizzava. A peggiorare ancora di più la situazione c'erano i sentimenti per Blake; non riusciva a non pensare a quanto era appena accaduto tra loro. Non poteva credere di essere scappata via da lui in quel modo, specialmente in quel momento. Erano stati davvero bene insieme, era stato un appuntamento fantastico. E ora questo. Finalmente, proprio quando il loro rapporto stava cominciando a prendere la giusta piega. Era così ingiusto. La ragazza non riusciva proprio ad immaginare che cosa lui stesse pensando in quel preciso istante. Doveva aver pensato che lei fosse una sorta di scherzo della natura, una sorta di pazza psicopatica, visto che era saltata in piedi in quel modo, nel bel mezzo di un bacio ed era scappata via, perdendosi nel bosco. Sicuramente aveva pensato che lei era del tutto fuori di testa. Era certa che Blake non avrebbe più voluto rivederla. Probabilmente sarebbe tornato da Vivian. Più di ogni altra cosa desiderava spiegargli l'accaduto. Ma come poteva farlo? Che cosa avrebbe potuto dire? Che aveva avuto un improvviso impulso di mordergli il collo? Di nutrirsi di lui? Di bere il suo sangue? Che era scappata via per proteggerlo? Certo, questo avrebbe potuto fargli mettere l'anima in pace, lei pensò. Voleva che le cose si aggiustassero. Voleva rivederlo. Ma non aveva alcuna idea di come spiegargli. Non era solo questo; aveva anche paura di stare vicino a lui; non si fidava più di se stessa ora. Che cosa sarebbe successo se quell'impulso l'avesse sopraffatta di nuovo? E se stavolta gli avesse davvero fatto del male? Scarlet scoppiò in lacrime, mentre un pensiero si faceva strada nella sua mente. Era destinata a stare lontana per sempre dai ragazzi? No. Doveva tentare. Doveva almeno tentare di aggiustare le cose. Doveva provare in qualche modo a fornire una spiegazione. Un'altra ragione per fare sì che lui non la odiasse. Anche se non avesse più voluto rivederla, lei non poteva lasciare le cose così com'erano. E, nel profondo del suo cuore, una parte di lei osava anche sperare che forse quello poteva essere considerato un episodio, per quanto assurdo, e che avrebbero potuto superare la cosa stando ancora insieme. Dopotutto, se si fossero lasciati l'accaduto alle spalle, avrebbero potuto superare qualsiasi cosa. Scarlet iniziava a sentirsi leggermente meglio. Si asciugò le lacrime, afferrò un fazzoletto, si soffiò il naso e tirò fuori il cellulare. Cercò il nome di Blake nella rubrica e cominciò a digitare un sms. Poi si fermò. Che cosa poteva dire? Mi dispiace così tanto per quello che è accaduto oggi. Lo cancellò. Era fin troppo generico. Non so che cosa mi sia preso oggi. Cancellò anche quel messaggio. Non suonava efficace. Lei aveva bisogno di trovare una frase che esprimesse l'equilibrio perfetto, un insieme convincente di scuse, in modo da sperare ancora che le cose non fossero cambiate per sempre. Aveva anche bisogno di sottolineare quanto fosse stata bene con lui, prima di quel momento. Chiuse gli occhi e sospirò, riflettendo profondamente. Forza, coraggio, si disse per darsi forza. Cominciò a digitare. Sono stata benissimo con te oggi. Mi spiace così tanto che sia finita in quel modo. C'era un motivo per cui sono dovuta andar via in quella maniera, ma non posso spiegartelo. So che è difficile da comprendere, ma spero che tu lo farai. Voglio solo che tu sappia che sono stata proprio bene, e mi dispiace. E spero che ci rivedremo di nuovo. Scarlet stette a guardare il messaggio a lungo, poi finalmente si convinse a inviarlo. Lo vide partire. Il messaggio non era perfetto. Pensò già al modo in cui avrebbe potuto riscriverlo, in un milione di modi diversi. E una parte di lei si era già pentita di averlo spedito. Forse era troppo disperato. Forse era troppo criptico. Ad ogni modo. Era stato spedito. Almeno, lui sapeva di piacerle ancora, e che intendeva rivederlo. Lei sapeva che Blake aveva il cellulare con sé ogni istante della giornata. Sapeva che avrebbe ricevuto subito il messaggio. E che rispondeva sempre ai suoi sms nell'arco di secondi. Scarlet tremava mentre aspettava la risposta. Si poggiò il cellulare in grembo e chiuse gli occhi, respirando lentamente, attendendo una vibrazione. Desiderò che vibrasse. Coraggio, lei pensò. Rispondimi. Se ne stette seduta lì, in attesa, per quella che sembrò un'eternità. Continuava a riaggiornare il cellulare. Dopo pochi minuti, lo spense e riaccese persino, nel caso in cui qualcosa non funzionasse. Poi, guardò l'orologio. Trascorsero due minuti. Poi cinque. Poi dieci. Gettò il cellulare sulla scrivania, mentre le lacrime spuntavano di nuovo. Chiaramente non intendeva risponderle. Come poteva biasimarlo? Neanche lei lo avrebbe fatto, probabilmente. Dunque era così. Era finita. Poi, improvvisamente, il cellulare vibrò. Lei si allungò e lo raccolse dalla scrivania. Ma il cuore le si fermò nel vedere che non si trattava di un messaggio di Blake. Bensì di Maria. Non posso credere che tu abbia saltato la lezione in quel modo. Allora … com'è andato l'appuntamento con Blake? Scarlet sospirò. Non aveva idea di come risponderle. Non preoccuparti. Non lo rifarò di nuovo. Tra di noi è finita. Davvero? Accidenti. Perché? Vivian? No. Non lei. E' solo che … Scarlet si fermò, chiedendosi che cosa dire. … non ha funzionato. Dimmi. Scarlet sospirò. Voleva davvero cambiare argomento. Niente da dire. E tu? Accidenti, non riesco a smettere di pensare al nuovo ragazzo. Sage. Ho avuto dei nuovi dettagli oggi. Scarlet era esausta e non voleva davvero continuare la conversazione via sms. Non voleva saperne più niente di gossip e allusioni relativi al nuovo ragazzo — o a nessun altro. Voleva solo scomparire dal mondo. Ma Maria era la sua migliore amica, e quindi doveva assecondarla. Ha una sorella e un cugino. Comunque non frequentano la nostra scuola. Lui si è trasferito da una scuola privata. Ho sentito che è ricco. Ma ricchissimo. A Scarlet non importava. Voleva soltanto che la conversazione terminasse. Fortunatamente, prima che potesse digitare il testo del messaggio, gliene arrivò un altro —stavolta da Jasmin. Oh mio Dio, che cosa sta accadendo sulla tua bacheca su f******k? Scarlet lo lesse con sorpresa. Che cosa vuoi dire? Prima che l'amica potesse rispondere, Scarlet afferrò il portatile, lo aprì e entrò sulla sua pagina su f******k. Il cuore le crollò. Vivian aveva postato un messaggio sulla sua bacheca. Bel tentativo di rubare Blake. Non ha funzionato. Dopo averti buttato via, è tornato da noi. Sapevo che ti avrebbe buttato via. Sono solo sorpresa che sia accaduto tanto presto. Scarlet respirò bruscamente, completamente sbalordita. Vide diversi commenti delle sue amiche a quel post, e vide che si era diffuso sulle bacheche di molte persone. Vide anche che Vivian lo aveva postato su Twitter, e che era stato ritwittato da tutti gli amici di Vivian. Scarlet era esterrefatta. Non si era mai sentita più imbarazzata. Cancellò il messaggio sulla sua bacheca, bloccò Vivian, poi entrò nelle impostazioni e le cambiò, così che soltanto i suoi amici potessero postare. Ma fu inutile — chiaramente, il danno era già stato fatto. Ora, l'intera scuola pensava che lei rubasse i fidanzati alle altre ragazze. E che lei era stata scaricata. Il volto le si fece rosso. Era così arrabbiata, che voleva uscire e andare a strangolare Vivian. Non sapeva che cosa fare. Mise bruscamente giù il portatile, e uscì fuori dalla sua stanza. Scese le scale, senza sapere dove andare o che cosa fare. Tutto ciò che sapeva era che aveva bisogno di aria. “Vieni Ruth,” disse. Lei afferrò il guinzaglio e Ruth saltò con eccitazione, seguendola fuori dalla porta e per gli scalini del portico. Scarlet scese gli scalini, con lo sguardo basso fisso ai suoi piedi, e continuò così finché non si trovò sul marciapiedi e guardò in alto, vedendolo fermo di fronte a lei. La ragazza si fermò improvvisamente. Lui stava lì, a guardarla, come in attesa. Era il nuovo ragazzo. Sage.
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