SABATO NOTTE

633 Words
SABATO NOTTEGli accordi iniziali di Hotel California squarciano il silenzio. Raddrizzo la testa sul cuscino e apro un occhio. I numeri rossi proiettati sul soffitto dalla sveglia digitale segnano 1:17. Chi mi telefona a quest’ora? Sbuffo, scalcio lontano il lenzuolo. Allungo una mano verso il comodino, urto lo smartphone e lo faccio cadere sullo scendiletto. «Ma porca…» Dal pavimento la voce di Don Henley mi arriva attutita. Con un grugnito mi giro sul fianco, stendo il braccio e accendo l’abat-jour. Raccolgo da terra il cellulare, nel centro dello schermo brilla la scritta Diciamo. Il questore? Mi puntello sul gomito e rispondo. «Signor questore.» «Buonasera dottor Tombamasselli, scusi l’orario ma… diciamo, c’è un’emergenza.» Sul fatto che lui la consideri ancora sera avrei qualcosa da ridire. «Che cos’è successo?» Tiro uno sbadiglio che mi costringe a spostare il telefono dall’orecchio. «… e lei di sicuro, diciamo, conosce l’HangarBicocca.» «Quella vecchia fabbrica che è stata riconvertita in un museo? Non ci sono mai entrato, ma so dove si trova.» Appoggio i piedi sul tappeto. Mi allungo a caccia delle ciabatte contraendo i polpacci. Parte una fitta. «Bene, ascolti. Durante il giro di controllo finale un vigilante ha trovato una donna con un coltello, diciamo, conficcato nel cuore. Era occultata dentro una installazione, si tratta di una specie di torre.» Mi piego in avanti, incasso la testa tra le spalle. Dev’essere il peso dei suoi ripetuti diciamo, non li sopporto più. Massaggio la gamba e reprimo a fatica un altro sbadiglio. «Come mai l’hanno coinvolta in piena notte in questo omicidio?» «Tombamasselli mi stupisce, non sa che l’HangarBicocca è, diciamo, una fondazione filantropica? Tra i soci fondatori ci sono la Pirelli, la Regione Lombardia e la Camera di Commercio di Milano.» «Azz.» Mi alzo, cammino avanti e indietro per la stanza. Mi gratto la testa. «Ha detto bene, sono proprio, diciamo, cazzi nostri. Non sarà un’espressione propriamente forbita ma mi perdonerà, l’orario non aiuta di certo. E data la competenza territoriale, sono soprattutto suoi. Il sostituto Sciàta verrà ad affiancarla, e anche il Doc.» Tiro un sospiro di sollievo. «Sciàta è di turno? Questa è una bella notizia. Ci pensa se ci fossimo trovati tra i piedi quei so tutto io di Carrara o Gambarini?» Il questore si mette a ridere. «No, Tombamasselli, per carità.» «Mi dia il tempo di vestirmi e vado.» «Bene, bene, confido nella sua competenza e… credo non ci sia bisogno di, diciamo, consigliarle di addivenire a una rapida conclusione dell’inchiesta che, ne sono sicuro, porterà avanti con la giusta dose di dovuto riguardo nei confronti della proprietà dell’HangarBicocca. Non serve sottolineare che, diciamo, tra non molto metà della Milano che conta ci starà con il fiato sul collo.» Sbircio attraverso i tagli della tapparella. I lampioni illuminano scorci di asfalto bagnato, però ha smesso di piovere. «Messaggio ricevuto forte e chiaro.» «Attendo sue notizie quanto prima, per ogni evenienza può disturbarmi, diciamo, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Buon lavoro.» Poso il cellulare sul comò. Accendo la lampada centrale, apro l’armadio, prendo una camicia a caso e l’appoggio sul letto. Torno alla finestra, la socchiudo e annuso l’aria. La felpa ci vuole, di sicuro Giorgia me l’avrebbe imposta, lei e la sua fissazione nei confronti dell’umidità. Mi giro e lei è lì, a fianco del cellulare, sorridente nella foto scattata a Procida, incurante dei capelli scompigliati dal vento e degli spruzzi delle onde. Chiudo gli occhi, afferro la fede, la faccio roteare attorno al dito. Non ho tempo per la nostalgia, vado in bagno e butto la testa sotto il getto dell’acqua fredda. Stringo forte i bordi del lavandino e urlo. C’è una donna ammazzata che mi sta aspettando, che reclama giustizia. Ho bisogno della massima lucidità possibile per svolgere ciò che so fare meglio. Trovare quest’altro assassino.
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