CAPITOLO DUE

1469 Words
CAPITOLO DUE Sam si svegliò con un sussulto. Il mondo stava girando e poi oscillando violentemente, senza che gli riuscisse di comprendere dove si trovasse, o che cosa stesse accadendo. Giaceva sulla schiena, per quanto ne sapeva, su quello che sembrava legno, curvato in una posizione scomoda. Stava guardando dritto al cielo, e vide le nuvole muoversi in modo irregolare. Sam si allungò, si aggrappò ad un pezzo di legno, e si tirò su. Rimase lì seduto, sbattendo gli occhi, mentre il mondo stava ancora girando, cercando di comprendere che cosa lo circondasse. Non riuscì a crederci. Era su una barca, una piccola barca a remi in legno, seduto sul fondo della stessa nel bel mezzo dell'oceano. L'imbarcazione oscillava violentemente nel mare agitato, scossa dalle onde che si susseguivano. Scricchiolava e cigolava mentre si muoveva, andando su e giù e oscillando pericolosamente. Sam vide la schiuma delle onde infrangersi tutta intorno a lui, avvertì spruzzi freddi e salati portati dal vento su capelli e volto. Era mattina presto e c'era una splendida alba a fare da cornice, con il cielo illuminato da una miriade di colori. Il ragazzo si chiese come avesse fatto a finire lì. Sam si guardò intorno, e controllò la barca; immediatamente vide una figura giacere lì, nella tenue luce del mattino, sul fondo dell'imbarcazione dal lato opposto, coperta con uno scialle. Per un momento si chiese chi potesse essere, bloccata con lui su quella piccola barca nel bel mezzo del nulla. E poi, percepì. Fu come una scossa elettrica, che gli attraversò il corpo. Non aveva bisogno di vedere il suo volto. Polly. Ogni osso nel corpo di Sam glielo comunicava. Era sorpreso di quanto fosse immediata quella consapevolezza, di quanto fosse connesso con lei e di quanto fossero diventati profondi i sentimenti che provava per lei — quasi come se i due fossero una cosa sola. Lui non riusciva a capire come tutto fosse accaduto così in fretta. Mentre stava seduto lì a guardarla, immobile, improvvisamente fu investito da un senso di timore. Non poteva dire se fosse viva o meno, e, in quel momento, si rese conto di quanto sarebbe stato male se lei fosse stata morta. In quel momento capì, finalmente, senza dubbi, che l'amava. Si alzò in piedi, inciampando nella barchetta, mentre un'onda s'infrangeva contro di essa, facendola oscillare, e riuscì a fare pochi passi per poi inginocchiarsi accanto a lei. Si allungò e tirò gentilmente giù lo scialle, scuotendole le spalle. Lei non reagì, e il cuore di Sam batteva forte, mentre aspettava. “Polly?” chiese. Non ci fu alcuna risposta. “Polly,” disse, più deciso. “Svegliati. Sono io, Sam.” Ma lei non si muoveva e, quando le accarezzò la pelle bianca della sua spalla, la sentì fin troppo fredda. Il cuore gli si fermò. Era possibile? Sam si allungò e tenne il viso di lei tra le sue mani. Lei era bella così come la ricordava, la sua pelle era di un bianco traslucido, i capelli color castano chiaro; i suoi squisiti tratti perfettamente cesellati splendevano nella prima luce mattutina. Vide le sue labbra perfette e piene, il piccolo naso, i grandi occhi, i lunghi capelli castani. Ricordava quegli occhi quando erano aperti, di un incredibile blu cristallino, come l'oceano. Desiderava rivederli aperti ora; era disposto a fare qualunque cosa. Desiderava vederla sorridere, sentire la sua voce, la sua risata. In passato, l'aveva talvolta infastidito quando lei parlava troppo. Ma ora, avrebbe dato di tutto per sentirla parlare per sempre. Ma la sua pelle era troppo fredda nelle mani di Sam. Fredda come il ghiaccio. E lui stava cominciando a temere che i suoi occhi non si sarebbero mai più aperti. “Polly!” gridò, e, in quello stesso istante, poté sentire la sua stessa disperazione nella sua voce, che si perdeva nell'aria mescolandosi con il verso di un uccello, alto nel cielo. Sam cominciò a disperarsi sempre di più. Non aveva idea di che cosa fare. La scosse più forte, sempre più forte, ma lei non proprio non rispondeva. Ripensò alla volta e al luogo in cui l'aveva vista per l'ultima volta. Il palazzo di Sergei. Ricordò di averla liberata. Erano tornati poi indietro, al castello di Aiden, e avevano trovato Caitlin, Caleb e Scarlet, tutti che giacevano senza vita su quel letto. Aiden gli aveva detto che erano tornati indietro nel tempo, senza di loro. Sam aveva implorato Aiden di mandare anche loro indietro. Aiden aveva scosso la testa, dicendo che non erano destinati a farlo, che avrebbe interferito con il destino. Ma Sam aveva insistito. Infine, Aiden aveva celebrato il rituale. Polly era morta nel viaggio indietro nel tempo? Sam guardò in basso e scosse di nuovo Polly. Ancora nessuna reazione. Infine, Sam si abbassò e avvicinò Polly a sé. Spostò i lunghi e bei capelli dal suo viso, mise una mano dietro al collo, e spinse il volto vicino al suo. Lui si allungò e la baciò. Fu un lungo e intenso bacio, piantato pienamente sulle sue labbra, e solo allora Sam ricordò che quella era solo la seconda volta che si erano davvero baciati. Sentì che le labbra di lei erano così morbide, così perfette sulle sue. Ma anche troppo fredde, come fossero prive di vita. Non appena lui la baciò, provò a concentrarsi, inviando il suo amore attraverso di lei, desiderando che tornasse in vita. Nella sua mente, provò a inviare un messaggio chiaro. Farei di tutto. Pagherei qualunque prezzo. Farei qualsiasi cosa per riaverti. Torna da me. “PAGHEREI QUALUNQUE PREZZO!” Sam si appoggiò indietro e urlò alle onde. L'urlo sembrò alzarsi fin negli strati più alti del cielo e, non appena lui lo emise, riecheggiò, mescolandosi con uno stormo di uccelli, che volava in alto. Sam sentì un brivido percorrergli il corpo, accorgendosi, in quello stesso istante, che l'universo aveva sentito e gli aveva risposto. Seppe in quel momento, con ogni singola fibra del suo corpo, che Polly, alla fine, sarebbe tornata a vivere. Sebbene non fosse quello il destino di lei. Semplicemente perchè lui aveva desiderato che accadesse, modificando qualche piano più grande sull'universo. E che, effettivamente, ne avrebbe pagato il prezzo. Improvvisamente, Sam guardò in basso, e vide gli occhi di Polly aprirsi lentamente. Erano blu e belli così come li ricordava, ed erano puntati diritti su di lui. Per un istante, furono vuoti, ma poi si animarono, dando segno di averlo riconosciuto. Infine, la più grande magia che avesse mai visto, un piccolo sorriso si formò all'angolo delle sue labbra. “Stai provando ad approfittarti di una ragazza mentre dorme?” Polly chiese, nella sua tipica voce allegra. Sam non riuscì a fare a meno di esplodere in un grosso sorriso. Polly era tornata. Non importava altro. Lui provò a scacciare dalla mente l'infausta sensazione di aver sfidato il destino, e la consapevolezza che, presto o tardi, avrebbe dovuto pagarne il prezzo. Polly si tirò su, tornando al suo io sveglio e felice, imbarazzata di essere stata così vulnerabile tra le sue braccia, e provando a sembrare forte ed indipendente. Consapevole di dove si trovasse, si tenne all'altro lato della barca, mentre un'onda li fece ondeggiare in alto, per poi abbassarsi. “Questa non è esattamente ciò che chiamerei una romantica escursione in barca,” lei disse, sembrando un po' pallida, mentre provava a restare ferma nel mare ondeggiante. “Dove ci troviamo esattamente? E che cos'è lì all'orizzonte?” Sam si voltò e guardò nella direzione che lei stava indicando. Non l'aveva vista prima. Lì, a poche centinaia di metri di distanza, si ergeva un'isola rocciosa, che sbucava proprio in mezzo al mare, con alte e implacabili scogliere. Sembrava antica, disabitata, con il suo terreno roccioso e desolato. Sam si voltò e scrutò l'orizzonte in ogni direzione. Sembrava che fosse l'unica isola nell'arco di centinaia di chilometri. “Sembra che ci stiamo dirigendo proprio lì,” lui disse. “Certamente lo spero,” Polly disse. “Ho davvero la nausea su questa barca.” Improvvisamente, Polly si sporse da un lato e vomitò, ancora e ancora. Sam si avvicinò e le mise una mano rassicurante sulla schiena. Polly finalmente si riprese, asciugandosi la bocca con il retro della manica e distolse lo sguardo, imbarazzata. “Mi dispiace,” lei disse. “Queste onde sono implacabili.” Lei lo guardò, sentendosi in colpa. “Dev'essere sgradevole.” Ma Sam non ci stava affatto pensando. Al contrario, si stava rendendo conto che nutriva dei sentimenti per Polly, ancora più profondi di quanto avesse mai realizzato. “Perché mi stai guardando in quel modo?” Polly chiese. “E' stato così orribile?” Sam distolse rapidamente lo sguardo, realizzando che la stava fissando. “Non stavo affatto pensando a quello,” lui esclamò, arrossendo. Ma furono entrambi interrotti. Sull'isola, apparvero improvvisamente diversi guerrieri, allineati sulla cima di una scogliera. Continuavano a comparire, uno dietro l'altro, e presto l'orizzonte ne fu pieno. Sam si abbassò, provando a vedere quali armi aveva portato con sé. Ma fu deluso di scoprire che non ne aveva nessuna. L'orizzonte si oscurò, pullulando sempre di più di vampiri guerrieri, e Sam vide che la corrente li stava portando direttamente verso di loro. Stavano finendo dritti in una trappola, e non c'era nulla che potessero fare per impedirlo. “Guarda lì,” Polly disse. “Stanno venendo a salutarci.” Sam li studiò attentamente, e giunse ad una diversa conclusione. “No, affatto,” lui disse. “Stanno venendo per metterci alla prova.”
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