14. Il citofono di casa Cevasco suona di nuovo, tre trilli in rapida successione che riconosco. Guido scatta con ancora in mano il coltello da chef. “E chi cazzo c’è ora?”, mi chiede. “Il terzo dell’Ave Maria, il nostro amico Andre. Te l’avevo accennato che ci sarebbe stato anche lui. L’ho scritto sul biglietto stamattina”. Guido affila il nasone e si gratta il pizzetto. “E ce voleva proprio pure ’sto Andrea?”. “Direi di sì. Se io fossi stato seguito il fatto che arrivi un’altra persona rende il tutto più normale, non ti pare? Una normale cena tra amici”. “Eh, un po’ sì e un po’ no. Intanto se avessero dei sospetti o ti avessero seguito i miei colleghi arriverebbero uguale. Pure se ne invitavate altri quindici”. “Di Andre e Bruno ti puoi fidare come se fossi io, comunque”. “Vabbè.

