Capitolo 20 Il cimitero del Castello d’If Sul letto, steso in tutta la sua lunghezza e debolmente rischiarato da un giorno nebbioso che penetrava attraverso la finestra, si vedeva un sacco di tela grossissima sotto le cui larghe pieghe si distingueva confusamente una forma lunga e irrigidita: questo era l'involto funebre di Faria; quell'involto che costava così poco secondo gli stessi carcerieri. Così tutto era finito. Una materiale separazione esisteva già fra Dantès e il vecchio amico: egli non poteva vedere più i suoi occhi rimasti aperti per guardare al di là della morte; non poteva più stringere quella mano industriosa che aveva sollevato il velo che copriva tante cose nascoste. Faria, l'utile, il buon compagno al quale si era unito con tanto interesse, non esisteva più che nella

