Chapter 2

1642 Words
II La facciata grigia e pesante di casa Stanville, con le sue finestre alte, decorata da tre massicci balconi in pietra, si trovava da centinaia di anni all’angolo fra una piazza e una via stretta. Un'imponente porta in ferro e legno si apriva su un immenso viale lastricato di pietra. In fondo si innalzava una scalinata in granito, scura e imponente come tutto il palazzo. Le enormi stanze del piano terra e del primo piano ospitavano splendidi mobili antichi, oggetto di cure meticolose. Le sedie erano ricoperte da pesanti broccati e le finestre erano abbellite da morbidi velluti. Negli armadi trovava posto la preziosa argenteria e la ricca biancheria di pregio, orgoglio di lady Laurence e delle precedenti padrone di casa. L'interno e l'esterno di quell'edificio davano un'impressione di straordinaria ricchezza, una ricchezza addirittura ingombrante, imbarazzante. Nella piccola via vicina, una stradina stretta, buia e lastricata male, spiccava un portone, austero, nel bel mezzo di un'alta recinzione grigia. Passato un cortile di ghiaia, si arrivava alla fabbrica. Era unita a casa Stanville da una galleria di arcate in pietra, un passaggio riservato al capo, l'autocrate, che la usava per recarsi da casa all'ufficio. Era il “maître”, il padrone. Gli operai e gli impiegati continuavano a chiamare così Hugh Stanville, non amavano parlare di lui come il “patron”, il principale. L'appellativo che usavano era stato tramandato di padre in figlio. Ora non aveva più quel significato affettuoso di un tempo, quando i domestici e gli operai facevano parte della comunità e quasi della stessa famiglia. Nel corso dei secoli tutti avevano temuto gli Stanville, pochissimi li avevano amati. Gli operai lavoravano per loro per necessità. Erano quasi l'unica fonte di reddito per Breenwich e dintorni, un vecchio distretto senza altre attività produttive. Per questo, parlando di certi scioperi con un altro industriale, Hugh aveva dichiarato: «Se succedesse una cosa del genere a me chiuderei la fabbrica, non la riaprirei più per niente al mondo». Tutti sapevano che avrebbe mantenuto la parola. Così il pugno di ferro poteva diventare ancora più opprimente e mantenere un ordine inflessibile. Non c'era un solo impiegato, dal più umile al più importante, che non piegasse la fronte e non sentisse un brivido di paura o timore sotto lo sguardo intelligente e duro di quel giovane padrone. Un padrone temuto come nessuno dei suoi predecessori. In quel carattere duro e inflessibile c'era la mano di James Stanville, e soprattutto di sua moglie. Il bambino si era subito rivelato molto intelligente e in lui i genitori avevano esaltato l'orgoglio e l'abitudine al comando, non certo l'altruismo. Lo avevano convinto di essere un predestinato, inculcandogli che generosità e comprensione erano parole inutili per un membro della famiglia Stanville. Se madame de Sourzy lo avesse saputo tutte le sue inquietudini non sarebbero che aumentate. Un pomeriggio piovoso e freddo arrivò con Lilian alla stazione di Breenwich. Non trovò anima viva ad aspettarla e Lilian dovette incaricarsi di trasportare i pochi bagagli. Stanca e e distrutta dalla fatica salì su una carrozza con la madre. Poco dopo erano a casa Stanville. Aprì la porta un cameriere brizzolato e impettito, che le accompagnò al secondo piano dove si trovavano le loro camere. Erano stanze molto grandi, bene arredate, ma senza comodità superflue. Madame de Sourzy notò che mancava addirittura il camino e, rabbrividendo, disse alla figlia: - Quando arriverà l’inverno, e non manca tanto, avremo più freddo qui che a casa nostra. Le finestre davano su uno splendido giardino, grandissimo e molto curato. Anche troppo per Lilian che disse: - Deve essere molto triste sotto il sole... Poi, quando vide il viso di sua madre demoralizzato, la ragazzina cercò di dominarsi e si sforzò di essere di buonumore. Propose qualche piccolo cambiamento per rendere più accogliente la camera di madame de Sourzy. Lady Stanville non si era fatta vedere. Una cameriera portò il tè ma se ne andò quasi subito senza nemmeno ascoltarle. Disse solo alle ospiti l’ora della cena, aggiungendo che lady Stanville desiderava sempre mangiare con la massima puntualità. Madame de Sourzy pensò subito al vestito nero e all'abitino grigio, entrambi molto semplici, che aveva comprato per sé e per Lilian prima di lasciare Parigi. Troppo modesti per le abitudini inglesi, si disse, ma era tutto quello che era riuscita a trovare. Dopo avere calcolato il costo dei biglietti di andata e messi da parte i soldi, aveva dovuto saldare i debiti. Le era rimasto ben poco, solo la somma necessaria per comprare un po’ di biancheria, qualche paio di scarpe, i due vestiti, e qualche altro oggetto di trascurabile valore. - Se lady Stanville penserà che siamo vestite male magari ci penserà lei... - esclamò Lilian mentre si spazzolava i capelli poco prima di scendere a mangiare. Il salone da pranzo era immenso. Il fuoco non riusciva neppure a riscaldarlo bene. Lady Stanville stava lavorando a maglia accanto a una lampada posta su un tavolino con il piano di marmo. Dall’altro lato del tavolo c'era una bambina alta, con il corpo spigoloso, il viso tirato e pieno di lentiggini. Era bionda, di un biondo spento, e ricamava controvoglia. Poco dopo le ospiti vennero a sapere che si trattava di Caroline Bairn, la nipote del defunto lord Stanville. Era stata cresciuta da lady Laurence. La sua arroganza e la sua aggressività accrescevano l’impressione sgradevole già comunicata da un aspetto fisico non certo attraente. Squadrò da capo a piedi madame de Sourzy, poi fece lo stesso con la piccola Lilian. Quindi allungò la punta delle sue dita con un gesto accondiscendente. Lady Stanville, da parte sua, dopo un'accoglienza fredda e distaccata, incominciò a parlare con madame de Sourzy del viaggio. All'improvviso una porta si aprì in fondo al salone. Nella penombra apparve la figura austera di uomo. Lady Laurence si fermò di colpo e subito dopo disse, con un tono di orgogliosa soddisfazione: - È mio figlio, è arrivato. Lord Stanville gli andò incontro e rivolse qualche parola gentile a madame de Sourzy. Aveva una bella voce, chiara e ben modulata, sicuramente affinata dalla lunga abitudine al comando. Il viso rimaneva nell’ombra, perché il paralume della lampada rifletteva tutta la luce sul tavolino, ma era impossibile non notare quegli occhi scrutatori che esaminavano con rapide occhiate le nuove venute. Madame de Sourzy aveva cominciato a esprimere la sua riconoscenza per l’ospitalità e l'uomo la interruppe con fredda gentilezza: - Non faccio altro che compiere un gesto di cortesia nei confronti una parente di mia madre. Spero che ti abituerai presto alla tua nuova casa... e che non rimpiangerai troppo Parigi... Breenwich, è sempre così tranquilla. Madame de Sourzy replicò quasi subito: - Parigi... Ho solo brutti ricordi... Non ho niente da rimpiangere... Proprio in quel momento fu annunciato che il pranzo era pronto. Nel salone arredato con antichi mobili scolpiti c'era un uomo di mezza età. Aspettava in piedi. Salutò lady Stanville e un attimo dopo Hugh lo presentò a madame de Sourzy: - Mr. William Huntler, il mio segretario. Dall'altro capo della tavola Lilian poté vedere bene lord Stanville, questa volta sotto la luce. Quel viso un po' scuro, dai bei lineamenti, rivelava decisione e risolutezza. I capelli neri, tagliati cortissimi, lasciavano libera la fronte. Negli occhi neri, bellissimi, si scorgeva un lampo potente di intelligenza, che unita ai modi di fare orgogliosi rendevano quell'uomo più maturo della sua età. Era comunque un bell’uomo, dai modi aristocratici, ma nulla in lui aveva a che fare con la giovinezza dei suoi ventitré anni. Lilian fu percorsa da un brivido pensando: «Lord Stanville... Non è certo un tipo facile!... Ho l'impressione che è meglio andargli a genio...». Il suo segretario, piccolo e magro, con gli occhi vivaci e un po' giallastri, doveva pensarla allo stesso modo, dato che pendeva letteralmente dalle sue labbra. E lord Stanville, in fondo, era un tipo che parlava poco: qualche frase a madame de Sourzy, che era alla sua destra, e qualche parola con Huntler, che ascoltava disattento il racconto di lady Stanville sulla noiosa vita mondana a Breenwich. La donna, che indossava un vestito di seta nera pesante con una grossa spilla di brillanti sul petto, lanciava al figlio occhiate di soddisfazione. Caroline, che sedeva alla sinistra del cugino, sembrava in estasi tutte le volte che lo guardava. Lilian era molto colpita da questo comportamento, la divertiva. «Com'è strana!» pensava. «È una sciocchezza comportarsi così mentre lui nemmeno la guarda! Qui tutti sembrano ai piedi di quest'uomo... sua madre compresa! Quindi anche noi dovremo fare lo stesso?» Mentre stava riflettendo, i suoi occhi incrociarono quelli di lord Stanville, il suo sguardo superbo e indifferente, penetrante, che poco prima l'aveva squadrata nel salotto, quando sua madre l’aveva presentata ai padroni di casa. Arrossì ed ebbe un sussulto. Le sembrò che lord Stanville avesse letto nei suoi pensieri ribelli, che avesse compreso il suo intimo desiderio di sottrarsi alla sua autorità, lui che aveva fra le mani la sua vita e quella di sua madre. Appena finito di cenare il giovane lord salutò le signore e si allontananò in compagnia del segretario. Lady Laurence, sempre più orgogliosa, lo seguì. Quando chiuse la porta alle sue spalle, si rivolse alla cugina: - Lavora fino a notte fonda. Ha un'età in cui gli altri non pensano che a divertirsi. Invece Hugh trova nel lavoro il suo unico piacere. Hai visto com'è bello? Somiglia molto a un fratello di mio padre, ma per fortuna la pensa in maniera completamente opposta a lui. In questo senso è uno Stanville, un vero Stanville. Da quella sera, madame de Sourzy e Lilian capirono che lord Stanville era un essere onnipotente, che nessuno osava contrariare. Sua madre, lei stessa così autoritaria, lo ammirava e si annullava totalmente davanti a lui. Capirono anche che quell’uomo dai modi altezzosi e dagli occhi gelidi sarebbe stato indifferente alle loro richieste e ai loro bisogni.
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD