Villa Scardi2009, Monza
L’acqua della doccia scivola sul corpo di Clara, lavando via la stanchezza che una notte insonne non ha potuto eliminare. I tranquillanti e il sonnifero che le ha prescritto il dottore sono ancora sulla mensola in marmo del bagno, inutilizzati. Uscita dalla doccia, Clara indossa un soffice accappatoio di spugna blu, in tinta con il colore dominante del bagno. Il contatto con il morbido tessuto la rilassa e si abbandona a quella piacevole sensazione stendendosi ancora un po’ sul letto. Non prima però di avere prudentemente gettato nel water le pastiglie che avrebbe dovuto assumere. È convinta che i farmaci vadano presi solo in caso di reale bisogno, ma non è riuscita a far sì che Anna condivida la bontà della sua idea. La cameriera infatti, preoccupata per il suo stato psicofisico, controlla tutte le mattine che lei abbia regolarmente assunto le medicine prescrittele, quasi alterandosi nella sola occasione in cui aveva rilevato che ciò non era avvenuto. La cosa stava prendendo una piega antipatica, per cui Clara ha deciso di portare avanti questo piccolo inganno in modo tale da evitare ulteriori discussioni.
Si siede sul letto. Improvvisamente sente il desiderio di uscire da casa: ha voglia di fare qualcosa, di svagarsi un po’. Lesta si toglie l’accappatoio che abbandona sul letto ed entra nella stanza-guardaroba annessa alla sua camera. Poco dopo è pronta per uscire, avendo indossato un completo nero e una camicetta bianca. Cercando la borsetta verde che aveva usato il giorno prima, il suo sguardo cade su una fotografia del marito, custodita in una moderna cornice d’argento posta sul tavolo. La avvicina per osservarla meglio.
«La cosa più terribile è che non ti ricordo più, mi sembra quasi di non averti mai conosciuto, non ho memoria di un gesto, di un momento, di un episodio o di una risata condivisa. Niente, ho perso tutto quello che avevo di più caro». Scuote la testa. Resta ferma in piedi, persa in tali pensieri.
Poi qualcuno bussa alla porta ed entra.
«Buongiorno, signora. Non ha fatto colazione? Si sente bene?»
«Sì, grazie, Anna. Oggi vorrei andare dal parrucchiere, prendermi cura di me stessa. Magari mi aiuta a sollevarmi un po’ il morale. Puoi telefonare, per piacere?»
La domestica, che ogni volta dimostra di non amare i cambi di programma improvvisi, risponde: «Oggi è martedì. Lei ha il suo appuntamento il venerdì, sono molto fiscali. È inutile provare a chiamare, tanto sono sempre pienissimi e non spostano mai gli appuntamenti».
«Penso che per me possano fare uno strappo alla regola, prova. E poi, ogni volta che sono stata da loro o non c’era nessuno o al massimo trovavo una sola altra cliente. È sempre mezzo vuoto».
Anna, con malcelato dispetto, replica: «Va bene, vado a chiamare», allontanandosi stizzita. Poco dopo la ragazza rientra dicendo: «Come pensavo, signora. Non c’è posto per oggi. Resta confermato il suo appuntamento di venerdì prossimo».
Clara, posando la fotografia del marito e afferrando la borsetta risponde: «A quanto pare hai sempre ragione. Allora andrò a comprare i colori a olio. Il dottor De Nicola dice che devo riprendere a dipingere. Sostiene che sia molto terapeutico. Chiama l’autista. Pensi che lui possa o non era previsto neanche questo?»
«Ma signora, perché mi tratta così? Io la servo con il massimo rispetto da tanti anni».
«Ti prendevo in giro. Concedi almeno questo piccolo sfogo alla mia tristezza. Dì a Davide, per favore, che lo aspetto all’ingresso».