POV di Emiliana
"Emiliana?" chiese Tristano a bassa voce, lo shock evidente nella sua voce.
Luca e Carlo sembravano altrettanto sconvolti nel vedermi. Che destino sfortunato mi è stato assegnato? Essere la compagna dei miei tormentatori era qualcosa che non avrei mai immaginato.
Gli occhi di Carlo si strinsero per l'incredulità. "Deve essere uno scherzo. Questo... è uno scherzo di cattivo gusto, vero?"
Luca serrò la mascella, il suo solito atteggiamento indifferente sostituito dalla rabbia. "Tra tutte le possibili compagne, è lei quella con cui la Dea della Luna ha deciso di maledirci?"
Tristano fece un passo indietro, come se stesse guardando qualcosa di spiacevole. "Impossibile. Non può essere vero."
Rimasi immobile, ancora scioccata nello scoprire l'identità dei miei compagni e la dura realtà che mi trovassero ripugnante.
Luca sbuffò, il tono carico di rabbia. "La Dea della Luna deve divertirsi alle nostre spalle. Non possiamo essere destinati a qualcuno come lei."
Lo sguardo di Tristano si fissò su di me, la sua voce divenne velenosa. "Hai già rovinato abbastanza la nostra reputazione a scuola, e ora dovresti essere la nostra compagna? Non lo accetterò."
Sentii il rifiuto, non solo da loro ma anche dal crudele destino stesso.
"Non l'ho chiesto nemmeno io," riuscii a mormorare, la mia voce appena udibile.
Luca sbuffò di nuovo, i suoi occhi accesi di furore. "Bene, non ti accettiamo come nostra compagna. Trova qualcun altro a cui dare fastidio con la tua presenza."
I miei occhi si riempirono di lacrime a causa delle loro parole crudeli. Incapace di sopportarlo oltre, corsi via, la mia vista offuscata dalle lacrime.
Il dolore che provavo era travolgente.
Mentre correvo lontano dalla grande sala, l'aria fresca faceva poco per alleviare il bruciore nel mio petto. Non volevo tornare alla casa del branco perché non potevo sopportare di vedere i trigemini in quel momento e ascoltare qualsiasi altra parola offensiva avessero da dire.
Mi fermai per osservare il nuovo paesaggio, rendendomi conto che avevo corso persa nei pensieri. Era un miracolo non essermi fatta male da qualche parte.
Mi trovavo al lago tranquillo vicino all'accademia, famoso per il suo silenzio. L'unica cosa che rompeva la quiete era il suono calmante dell'acqua che scorreva nel lago.
Mi accovacciai sul bordo del lago per cercare di calmarmi. Anche se avevo smesso di piangere, il dolore nel mio cuore era ancora fresco come sempre.
Il silenzio fu interrotto dal rumore di passi arrabbiati che si avvicinavano. Mi girai allarmata per vedere chi fosse e mi irritai vedendo le fidanzate dei gemelli, con le solite espressioni contorte dall'irritazione.
Cielo, non di nuovo—affrontarle era l'ultima cosa che volevo fare.
"Strega! Devi essere davvero felice dopo quello che hai appena causato, vero?" urlò Fiona furiosa.
"Pagherai per questo, disgustosa," sbottò Diana.
Vera, che sembrava la più arrabbiata, corse verso di me e mi afferrò con rabbia un ciuffo di capelli.
"Lasciatemi in pace, non ho fatto niente," risposi, altrettanto arrabbiata.
Non avevo la minima idea di cosa stessero parlando, e onestamente, il mio umore era già troppo rovinato per sopportare in silenzio il loro comportamento crudele. Cercai di spingere via Vera, facendola cadere sulla sabbia.
"Hai ancora il coraggio di negarlo, eh? Ti insegneremo una bella lezione," disse Fiona, alzando i tacchi e piantandomeli nel mezzo dello stomaco.
"Uff," tossii, il dolore insopportabile.
Diana mi si gettò addosso, bloccandomi a terra. Non avevo la forza di rialzarmi dopo il danno che Fiona mi aveva causato.
“Perché! A! Causa! Tua! Luca! Mi ha lasciata!” urlava Diana, colpendomi con un pugno ad ogni parola. Potevo solo immaginare i segni che avrei trovato sul mio corpo dopo tutto questo, se fossi sopravvissuta. Sembravano intenzionati a porre fine alla mia vita.
Cosa? Luca ha lasciato Diana? E come poteva essere colpa mia?
“Pezzente! Ora anche i gemelli ci hanno mollate per colpa tua!” sputò Vera, lanciandomi un pugno.
“Giuro che non ho fatto nulla, non ne avevo idea,” riuscii a dire tra i singhiozzi.
“Zitta, bugiarda! Mi fai infuriare,” scattò Fiona.
I colpi continuarono, lasciando il mio corpo pieno di lividi e in preda al dolore.
“Pl-per favore, basta,” implorai, la voce incrinata dal troppo piangere.
“Questo è quello che meriti! Soffrire e implorare per la tua vita,” rise Diana con malignità.
Perché i gemelli avevano lasciato le loro ragazze? Avevano già chiarito che non mi volevano, quindi perché troncare con loro?
Non avevo alcun controllo sulle loro decisioni, ma sembrava che queste ragazze avessero bisogno di qualcuno da incolpare, e quel bersaglio sfortunato ero diventata io.
“Com'è possibile che una come te sia destinata a tutti e tre i figli del grande Alfa!! Dovevamo essere noi, non una omega insignificante. Avida sgualdrina!” urlò Vera, tirandomi i capelli con ancora più forza, come se volesse strapparli via dal mio cranio.
“Arghhhh,” gridai per il dolore insopportabile, sentendo che stavo per perdere coscienza.
“Fermati, non ucciderla, potremmo avere guai,” sentii vagamente la voce di Fiona.
I colpi di Diana si fermarono, e sentii il peso del suo corpo sollevarsi.
"Cosa facciamo con lei adesso? Come spieghiamo tutto questo?" disse Diana, le loro voci erano solo un mormorio per me, poiché stavo lentamente scivolando nel silenzio totale.
"Gettiamola nel lago. Si potrebbe dire che è stata ferita da animali selvatici. Nessuno si preoccupa abbastanza di lei da indagare," suggerì uno di loro. Ormai non riuscivo quasi più a distinguere le loro voci.
Sentii che mi sollevavano e mi portavano da qualche parte. Volevo lottare per la mia vita, ma i miei arti sembravano morti, e le mie palpebre non si aprivano, per quanto ci provassi.
"Ci vediamo all'inferno, strega," disse una voce sinistra, e improvvisamente mi ritrovai a cadere nelle acque gelide del lago. L'acqua mi sommerse e non avevo più la forza di lottare per la mia vita.
Era finita...