​LANAS E SCARRAT-1

2081 Words
​LANAS E SCARRAT Re Scarrat e suo figlio, il principe Lanas, si trovavano in una delle stanze private del re. Una calda luce pomeridiana entrava da tre ampie finestre, riscaldando la stanza dalle pareti rosa, nonostante quest, l’atmosfera era fredda e pesante. Poche ore prima, Lanas era entrato nella stanza del padre per discutere ancora di una questione urgente e grave per il loro regno, il rapimento da parte di alcuni soldati di Kirine della principessa Eillean, amata sorella di Lanas e figlia di re Scarrat. Il principe, nei giorni successivi al rapimento, aveva più volte esposto l’urgenza di andare a liberare la sorella con un esercito, ma il padre si era sempre opposto fermamente a quella soluzione. Negli ultimi giorni avevano passato ore a discutere, litigare, trattare, cercare inutilmente di convincere l’altro che le proprie ragioni erano legittime, ma nessun accordo era stato preso. Entrambi erano seduti di fronte, sui lati lunghi di un grande tavolo di legno scuro. I loro visi cupi e tesi erano rivolti sui bicchieri di vino rosso, in quell’espressione i due si assomigliarono, come somiglianti erano le loro mani che tenevano distrattamente i calici. Dopo l’ennesima discussione, era caduto il silenzio. Un silenzio profondo e pesante, rotto dal rumore del fuoco che crepitava nel grande camino, dal vociare lontano della gente che a quell’ora passeggiava numerosa per le vie lastricate della città. Per un attimo i loro sguardi si incrociarono ed il re decise di metter fine a quell’odioso silenzio. - Lanas, sono giorni che ne parliamo e ancora non siamo arrivati a nulla. Sono stanco di ripetertelo. Non puoi prendere una decisione simile, cerca di ragionare.- disse con stanchezza. Si sentiva sfinito. Quelle discussioni lo stavano logorando e sentiva i nervi a fior di pelle. Quello era un periodo terribile per tutti loro. Una lunga guerra incombeva sul loro regno da troppo tempo ormai. Per questo il re quotidianamente, prendeva gravi decisioni, affrontava pesanti problemi e l’idea che il figlio partisse, lo colmava ancor più di un’angoscia che sentiva accrescere ad ogni giorno. Lanas rimase con lo sguardo fisso sul bicchiere e sospirò. - Non vuoi proprio capire! - ribadì scotendo la testa con aria assente. Quella discussione andava avanti ormai da ore, ed entrambi erano decisi a non cedere. Scarrat lo fissò irritato. Lo aveva guardato a quel modo troppe volte negli ultimi tempi, ed era un’espressione che non faceva parte del suo modo di essere. - Non capisco perché continui ad insistere con quest’idea assurda? Sono giorni che ne discutiamo. Non capisci che non puoi mandare un intero esercito fuori confine! La questione non è così semplice! - disse il re, nella sua voce si udì l’impazienza. - Se vai sarà una carneficina, te l’ho ripetuto più volte… Cerca di usare la ragione! Lanas si sporse in avanti e lo guardò con occhi penetranti. Un sorriso sarcastico diede al suo bel viso un’aria quasi sinistra. - Ragione? Contro i kiriniani la ragione è inutile! La stanno usando loro mentre guidano le loro navi verso il nostro regno? La stanno usando mentre quotidianamente ci attaccano e uccidono i nostri uomini? La ragione sembra aver abbandonato tutti noi ormai. Da anni combattiamo contro Kirine una terribile guerra. I sentimenti di odio e rancore che ci separano hanno cancellato ogni barlume di ragione. E tu mi dici di ragionare? La ragione è perduta da tempo. Perduta! - ripetè il principe con rabbia. - Il Signore di Kirine ha rapito Eillean per avere in cambio informazioni sull’ubicazione delle miniere di Esterion. Ci ha dato trenta tramonti, dopo di che la ucciderà! Non ci resta molto tempo, dobbiamo muoverci! Adesso! Scarrat a quelle parole rimase in silenzio, con espressione pensierosa e stanca. Poi Lanas improvvisamente si alzò dalla sedia e si mise di fronte al padre appoggiando le mani sul tavolo. - Non capisco questo tuo comportamento. Cosa vorresti fare allora? Dar loro le miniere? Il Bosco di Elged? Il popolo dei doresian sono nostri sudditi e abbiamo l’obbligo di proteggerli! Non puoi consegnarli al nemico, sarebbe vigliacco da parte nostra! Inoltre non illuderti, dopo che avranno avuto ciò che vogliono non lasceranno libera Eillean come credi! Dovresti aver imparato a conoscere i kiriniani! Il re tenne lo sguardo fisso sul viso del figlio. Avvertì quelle parole ingiuste e taglienti, come colpi di frusta nell’aria immobile. Il timbro della voce di Lanas poi divenne ancora più aspro, ed i suoi occhi guardarono profondamente quelli del padre. - Quei maledetti non hanno il diritto di prendersi quello che è nostro da secoli, dobbiamo andare a prendere Eillean. Voglio portare a casa mia sorella! Scarrat, a quest’ultima frase, distolse lo sguardo dal figlio posandolo sul bicchiere ancora pieno. Aveva cercato di capirlo, ma quello che intendeva fare era troppo ardito. L’idea che lui partisse lo riempiva di un timore che lo incupiva, rendendolo insicuro sul da farsi. Lanas guardò il padre. La sua inerzia lo irritava. - Perché ti ostini a comportarti così? Non ti bastano gli esempi del Ducato di Aisia, del Principato di Kamaul, del regno di Alaya! E’ venuta l’ora di porre fine alla continua marcia distruttiva dei kiriniani! Scarrat guardò il figlio con fermezza. - Te l’ho detto, non voglio che tu parta. Non ti rendi conto che sarai più utile qui che a chilometri di distanza? E poi dovrai avere il consenso del Gran Consiglio oltre al mio; potrai riuscire a persuadere me, ma ti sarà difficile fare altrettanto con i consiglieri, soprattutto Dafoe. Lo sai che non è mai favorevole ad iniziative prese troppo in fretta! Lanas lo interruppe. - Sono giorni che ne discutiamo e so soltanto che dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo lasciarla nelle loro mani… Non possiamo! - disse ad alta voce. Cercava di mantenersi tranquillo, ma non ci riusciva. Il comportamento del padre gli era incomprensibile. Come poteva non capire la gravità della situazione! Eillean era uno dei Forgiatori, l’Ordine che conosceva la formula per forgiare l’Esterion: metallo che il Signore di Kirine da tempo ambiva di possedere, e che si trovava nelle miniere del Bosco di Elged, territorio dei doresian. Oltre alla formula, i Forgiatori conoscevano anche la strada per arrivare alle miniere. Se per un qualunque motivo uno dei kiriniani avesse scoperto che lei era uno dei Forgiatori, sarebbe stata la fine anche per il Bosco di Elged e i suoi abitanti. Le mani del principe si strinsero nervosamente. - Devi ascoltarmi padre. Sai che ci vogliono giorni per convocare tutti i consiglieri, poiché alcuni sono fuori confine. Perché tutti prendano una decisione poi… - scosse la testa. - … no. Devo partire, al più presto! - Sai benissimo che il Gran Consiglio e il capo consigliere Dafoe non saranno d’accordo! - Ripeté Scarrat ancora una volta. - Non mi importa né del Gran Consiglio, né del capo consigliere. Prova a pensare con la tua testa invece di preoccuparti di quello che dirà Dafoe! - disse il principe con rabbia, pentendosi immediatamente per quelle parole. Scarrat sgranò gli occhi, se le parole precedenti erano state taglienti, le ultime lo avevano colpito in pieno. Una collera improvvisa lo colse. Di scatto si alzò facendo forza con le mani sul tavolo. Si trovò di fronte al figlio. Il bordo arrotondato premette con forza sull’addome e gli impedì di avvicinarsi di più, ma ugualmente agì. Alzò la mano destra e colpì con forza Lanas in piena guancia. Lanas, a quello schiaffo, indietreggiò stupefatto portandosi istintivamente il palmo sulla guancia colpita. La sedia cadde rumorosamente dondolando per alcuni istanti, uno schiocco venne dal camino. Ci fu silenzio. I due si guardarono senza battere ciglio. Scarrat respirava con affanno e il principe vide il suo volto trasformato in una maschera di rabbia. Poi parole furibonde furono gridate, rigurgitate su di lui. - Come hai il coraggio! - la voce di Scarrat tuonò furente tra le pareti, espellendo una rabbia che per troppo tempo aveva trattenuto. - E’ così che ti sto insegnando a governare? E’ così che vedi il modo di risolvere i problemi che affliggono un regno? Governare non è come combattere! Tu sarai un ottimo comandante, ma condurre un esercito non è come guidare un regno! In guerra non ci sono regole, ma qui sì! Forse hai vissuto troppo a lungo nelle caserme per riuscire a capirlo! La vita qui a palazzo è diversa da quella che stai vivendo tu da troppo tempo ormai! Tu decidi di andare a combattere oltre i confini e ti aspetti che tutti siano d’accordo! Non è così che si prendono decisioni di tale importanza. Forse non ti rendi conti di quello che mi chiedi. Non puoi prendere una simile decisione. Non puoi! E’ la legge! - urlò Scarrat. Avrebbe voluto elencargli altri mille motivi del suo sbaglio, ma la rabbia era tale che voleva solo gridarla con tutta la sua forza in faccia al figlio. - E’ la legge! - ripeté. Poi, rendendosi conto di quello aveva fatto, si sedette guardandosi la mano che aveva colpito, la sentì pulsare e tremare. Lanas raccolse la sedia e si sedette. E mentre la sua rabbia si trasformava in smarrimento, la guancia cominciò a pulsargli dolorosamente. Era rimasto esterrefatto dal comportamento del padre. Non lo aveva mai colpito prima, nemmeno quando era bambino. Non riuscì a dirgli nulla. Tutta la collera che aveva sentito per lui poco prima era svanita nello stesso istante in cui era stato colpito. Forse era stato troppo impudente. Sì, lo era stato decisamente. Come al solito era stato impulsivo, non aveva riflettuto sul fatto che anche il padre stava attraversando un periodo terribile. Ma voleva convincerlo, doveva farlo. Passarono ancora lunghi istanti, entrambi aspettavano un gesto, una parola dell’altro. Fu Scarrat a rompere il silenzio. La sua voce uscì calma ma piena di dolore. - Dovevo prevederlo, non dovevo lasciarla partire per Olekawan. Non dovevo. - disse scotendo la testa piano. Lanas, a quelle parole, osservò il padre. Il colpo infertogli era ancora chiaro nella sua mente, ma quello che notò gli fece dimenticare per qualche attimo il dolore. Gli parve cambiato. La sua corporatura alta e possente sembrava aver lasciato il posto ad un corpo ricurvo ed esile. Era visibilmente dimagrito. Con sorpresa notò che i suoi lunghi capelli rossi, alle tempie, stavano diventando grigi. I suoi occhi scuri erano velati di una tristezza che non aveva mai notato. Sul viso dai duri tratti, cominciavano ad apparire i segni della vecchiaia. Si meravigliò per non aver notato prima quei cambiamenti, la guerra lo teneva lontano dai doveri di palazzo, e vedeva il padre solo nelle occasioni ufficiali, negli ultimi tempi poi si erano incontrati raramente. Nel guardarlo provò compassione per lui. Non che non gli volesse bene come a volte poteva sembrare, lui lo amava molto. Lo considerava un buon re, capace di governare con giustizia e saggezza. Le loro idee però spesso contrastavano tra loro. Lanas parlò piano. - Stavolta non era sola: con lei c’erano il Capitano Rajana, Ristan ed altri dieci uomini. Quello che è successo è successo ormai, non devi avere rimorsi. Scarrat annuì. - Hai ragione, non era partita sola. - Padre… - lo interruppe Lanas alzandosi dalla sedia. - Le mie parole poco fa sono state dettate dalla rabbia e ti ho mancato di rispetto. Ti chiedo perdono per questo, ma la mia ostinazione è data da buoni motivi. Scarrat fece un lieve sorriso e tentò di parlare, ma il figlio lo interruppe. - Aspetta, devi ascoltarmi. In questi giorni ho cercato di far valere le mie ragioni, ho cercato di spiegarti il mio desiderio di andare a combattere oltre i confini. Un desiderio che non è solo mio, ma di molti di noi, ed ho deciso di andare, anche senza la tua benedizione. E’ tutto pronto… Il Capitano dell’esercito a cavallo Rajana, è partito cinque giorni fa con due reggimenti di duecento uomini l’uno, ed ogni giorno ne partirà uno, fino a quando tutto l’esercito arriverà a Kirine. Il Capitano Rajana si sentiva responsabile per il rapimento di Eillean ed ha insistito per partire. Domattina poi… - tentennò, non riuscì nemmeno a guardarlo in viso mentre parlava, prevedeva la reazione che avrebbe avuto a quello che stava per dire, ma continuò ugualmente. - Domattina tre vascelli attenderanno miei ordini al porto di Achaar, tutto è già deciso. Io, il comandante Rajana, il capitano Ristan, e molti ufficiali dell’esercito, eravamo stanchi di aspettare una soluzione da parte del Gran Consiglio. Molti giorni stavano passando inutilmente. Era giunto il tempo di agire. Mi spiace. Ma siamo stanchi di combattere continue battaglie, siamo stanchi… I kiriniani attaccano sistematicamente con violenza sempre maggiore. Fino ad ora siamo riusciti a sopraffarli. Le nostre mura sono poderose e salde, le nostre armi sono forti, ma siamo stanchi di combattere in questo modo. Lo leggo negli occhi degli uomini ogni giorno. La loro voglia di riscatto è forte, ma si sentono legati, impotenti. Le incursioni del nemico ormai stanno diventando troppe e sembra una battaglia senza fine. Ora più che mai non posso più tirarmi indietro.
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