Capitolo 3

989 Words
3 Chloe Il cancello di metallo alto circa tre metri e mezzo scorre di lato, mentre mi avvicino, il motore della mia Toyota che fatica per la ripida pendenza della strada sterrata che conduce alla montagna verso la tenuta. Afferrando saldamente il volante, attraverso il cancello aperto, il mio nervosismo che si intensifica secondo dopo secondo. Non riesco ancora a credere di essere qui. Ero quasi certa che stamattina non avrei trovato alcunché nella mia casella di posta, quando sono andata in biblioteca. Era troppo presto per aspettarsi una risposta. Per ogni evenienza, però, volevo controllare la mia posta elettronica e poi passare qualche ora a cercare su internet altri lavori a una distanza di mezzo serbatoio di carburante. Ma l’e-mail era già lì, quando ho effettuato l’accesso; era arrivata la sera prima alle dieci. Vogliono un colloquio con me. Oggi a mezzogiorno. I miei palmi sono scivolosi per il sudore, quindi mi asciugo prima una mano, poi l’altra sui jeans. Non ho niente che assomigli a un vestito adatto a un colloquio, quindi indosso il mio unico paio di jeans pulito e una semplice maglietta a maniche lunghe—ho bisogno delle maniche per coprire i graffi e le croste che i frammenti di vetro hanno lasciato sul mio braccio. Spero che i miei potenziali datori di lavoro non se la prendano per l’abito casual; dopotutto, sto facendo un colloquio per un posto da tutor in mezzo al nulla. Per favore, fa’ che ottenga quel lavoro. Per favore, fammelo avere. L’elegante cancello di metallo che ho appena attraversato fa parte di una recinzione metallica della stessa altezza, che si estende nell’aspra foresta di montagna su ogni lato della strada. Mi chiedo se questo significhi che la recinzione scorra intorno all’intera proprietà. È difficile da immaginare—secondo il bibliotecario che mi ha dato le indicazioni, la proprietà consiste in oltre mille acri di terreno montagnoso selvaggio—ma non riuscivo a vedere dove finiva il recinto, quindi è possibile. E poiché il cancello si è aperto da solo al mio avvicinamento, devono esserci anche delle telecamere—il che, sebbene in qualche modo allarmante, è anche rassicurante. Non ho idea del motivo per cui queste persone abbiano bisogno di così tanta sicurezza, ma se ottengo questo lavoro, sarò al sicuro anch’io nel loro complesso. La tortuosa strada sterrata su cui mi trovo sembra non finire mai, ma finalmente, dopo circa due chilometri, la foresta ai lati comincia a diradarsi e il terreno si appiattisce. Evidentemente, mi sto avvicinando alla vetta della montagna. Di sicuro, mentre svolto alla curva successiva, appare l’elegante palazzo a due piani. Una meraviglia ultramoderna di vetro e acciaio dovrebbe risaltare come un pugno in un occhio in tutta questa natura selvaggia, invece è abilmente integrata nel suo ambiente, con una porzione della casa costruita su uno sperone roccioso. Mentre mi avvicino, scorgo una terrazza interamente in vetro che avvolge il retro, e mi rendo conto che la casa è arroccata su un dirupo, che si affaccia su un profondo burrone. La vista dall’interno deve essere mozzafiato. Respira profondamente, Chloe. Puoi farlo. Spegnendo la macchina, liscio i miei palmi sudati sui jeans, mi sistemo la maglietta, mi assicuro che i capelli siano ancora in uno chignon ordinato e prendo il curriculum che ho stampato in biblioteca. Di solito me la cavo ai colloqui, ma non ho mai avuto così tanta posta in gioco prima d’ora. Ogni nervo del mio corpo è scosso, e il mio cuore batte così forte che mi sento stordita. Certo, potrei anche avere le vertigini, perché tutto quello che ho mangiato oggi è la banana, ma non voglio pensare a questo e al fatto che se non ottengo il lavoro, la fame potrebbe essere l’ultimo dei miei problemi. Con il curriculum in mano, scendo dall’auto. Sono in anticipo di circa mezz’ora, il che è meglio che arrivare in ritardo, ma non ottimale. Avevo paura di perdermi senza un GPS, quindi ho lasciato la biblioteca e sono venuta qui non appena il bibliotecario mi ha spiegato dove andare, fornendomi una cartina locale. Non mi sono persa, però, quindi ora tutto ciò di cui ho bisogno è avvicinarmi a quella porta d’ingresso elegante e futuristica e suonare il campanello. Preparandomi psicologicamente, mi appresto a fare esattamente questo, quando la porta si apre, rivelando un uomo alto e dalle spalle larghe che indossa un paio di jeans scuri e una camicia bianca abbottonata con le maniche arrotolate fino ai gomiti. "Buongiorno" dico, sfoggiando un sorriso luminoso, mentre cammino verso di lui. "Sono Chloe Emmons, qui per un colloquio per il..." Mi fermo, con il fiato sospeso nei polmoni, mentre esce alla luce e un paio di splendidi occhi color nocciola incontrano i miei. Solo che "nocciola" è un termine troppo generico per definirli. Non ho mai visto occhi così. Un’ambra ricca e scura mescolata al verde foresta, sono incorniciati da spesse ciglia nere e brillano con una particolare fierezza, un’intensità che non sembrerebbe fuori luogo su un predatore della giungla. Occhi da tigre, appartenenti a un uomo che è potere e pericolo personificati—un uomo così crudelmente bello che il mio battito cardiaco già elevato diventa supersonico. Zigomi alti e larghi, una lama dritta come naso, mascella abbastanza affilata da tagliare il marmo—l’assoluta simmetria di quei lineamenti sorprendenti sarebbe stata sufficiente per abbellire le copertine delle riviste, ma se combinata con quella bocca piena e cinicamente curva, l’effetto è assolutamente devastante. Come le sue ciglia, le sopracciglia sono folte e nere, proprio come i capelli, che sono abbastanza lunghi da coprirgli le orecchie e così dritti da sembrare l’ala di un corvo. Chiudendo la distanza tra noi con passi lunghi e fluidi, allunga la mano verso di me. "Nikolai Molotov" dice, pronunciando il nome come farebbe un nativo russo—anche se non c’è alcuna traccia di accento nella sua voce profonda e ruvida. "È un piacere fare la tua conoscenza."
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD