Erano lí appunto tutt’e due, alle sette della sera, dopo aver desinato, sedute a un piccolo tavolino rischiarato da un lume di benzina, e la Pedani sfogliava sotto gli occhi dell’amica, che le teneva un braccio intorno al collo, la Ginnastica degli anelli del dottor Orsolato, quando venne la portinaia a portar la lettera del segretario. La Pedani la fece entrare nella sua camera per ripeterle ancora una volta quello che le andava dicendo da un mese, di non torturare più la sua bambina. Aveva una figliuola che ingobbiva, diceva lei, e s’era lasciata persuadere da un bottegaio ortopedico del vicinato a metterle un busto di lastrine metalliche, il quale, premendola troppo al costato, la faceva soffrire e strillare come un’indemoniata. La Pedani voleva che la mamma buttasse via quello strumen

